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Trump e l’apprezzamento per la Germania nazista: “Vorrei dei generali come quelli di Hitler”. L’ex chief of staff: “È un fascista”

Donald Trump è ormai un fiume in piena. A meno di due settimane dal voto per le Presidenziali americane la sua strategia è chiara: alzare il più possibile l’asticella delle sue dichiarazioni, continuare a stupire, a far parlare di sé anche diffondendo evidenti fake news o risultando grottesco. Così arrivano a non sorprendere le parole, risalenti in verità all’epoca del suo mandato da presidente, riportate da The Atlantic e pronunciate nel corso di una conversazione privata alla Casa Bianca: “Ho bisogno del tipo di generali che aveva Hitler, persone che gli erano totalmente leali, che seguono gli ordini”.

Una frase che, oltre a ricercare un lato positivo in uno dei periodi più neri della storia moderna, non tiene nemmeno conto del fatto che i militari statunitensi giurano fedeltà alla Costituzione e non al loro commander in chief, ossia il presidente. Non è la prima volta che su The Donald circolano frasi su un presunto apprezzamento per il Führer: nel libro del 2022 The Divider: Trump in the White House gli autori scrissero che la stessa richiesta venne avanzata da Trump direttamente al suo allora capo di stato maggiore, John Kelly: “Perché non potete essere come i generali tedeschi?”. Lo stesso Kelly, sentito dai giornalisti, ha confermato la veridicità di quanto scritto. In quell’occasione il capo di stato maggiore chiese se il presidente intendesse riferirsi ai generali di Bismarck: “Sapevo che non sapeva chi fosse Bismarck o della guerra franco-prussiana. Allora ho detto, ‘Intendi i generali del Kaiser? Di sicuro non puoi intendere i generali di Hitler’. E lui ha detto, ‘sì, sì, i generali di Hitler.’ Gli ho spiegato che Rommel ha dovuto suicidarsi dopo aver preso parte a un complotto contro Hitler”. “Questo è assolutamente falso. Il presidente Trump non ha mai detto questo”, ha replicato Alex Pfeiffer della campagna di Trump.

A definire Trump un “fascista” proprio in queste ore ci ha pensato lo stesso Kelly che, intervistato dal New York Times, ha lanciato un avvertimento al Paese sostenendo che il tycoon governerebbe come un dittatore se gli fosse permesso e che non ha alcuna comprensione della costituzione o del concetto di Stato di diritto. Il generale in pensione, parlando al quotidiano, ha poi confermato l’ammirazione del magnate per Hitler (ha fatto “qualcosa di buono”) e affermato che l’ex presidente ha espresso disprezzo per i veterani disabili definendo coloro che sono morti sul campo di battaglia per gli Stati Uniti come “perdenti” e “femminucce“. Se gli si chiede la collocazione politica di Trump, Kelly sostiene che “di sicuro l’ex presidente è nell’area dell’estrema destra, è certamente un autoritario, ammira le persone che sono dittatori come ha detto lui stesso. Quindi rientra sicuramente nella definizione generale di fascista. E di sicuro preferisce l’approccio dittatoriale al governo”. Perché l’ex chief of staff del candidato repubblicano decida di parlare oggi lo spiega lui stesso: è una scelta maturata dopo aver sentito Trump minacciare l’uso dell’esercito contro “i nemici interni. È certamente l’unico presidente che ha praticamente rifiutato ciò che è l’America e ciò che rende l’America l’America, in termini di costituzione, in termini di valori, il modo in cui guardiamo a tutto, per includere famiglia e governo, è certamente l’unico presidente che conosco, certamente nella mia vita, che è stato così. Non capisce i valori, finge, parla, sa più cose sull’America di chiunque altro, ma non è così”.