Roma e Bruxelles avevano, e continuano ad avere, gli occhi puntati su Raffaele Fitto e i suoi piani in caso di nomina definitiva come commissario europeo alla Coesione e le Riforme. Perché da vicepresidente esecutivo il suo portafoglio comprenderà anche la delega al Next Generation Eu. In Europa, come già sottolineato nella lettera di mandato del ministro, si aspettano rigore nei confronti degli Stati membri, soprattutto riguardo alle scadenze di spesa. Il governo di cui fa parte, invece, è tra quelli che tra i 27 più spinge per delle deroghe, visti i ritardi accumulati in questi anni proprio con Fitto come ministro. Ma potrebbe rimanere deluso: il politico di Fratelli d’Italia, nelle sue risposte scritte alla commissione Affari Regionali (REGI) che ha il compito di esaminare la sua candidatura, promette fermezza. Ma così rischia di creare una prima incrinatura con l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.

“Il modo migliore per garantire che lo strumento” del Next Generation Eu “venga utilizzato nel modo più efficace è aiutare gli Stati membri a rispettare pienamente i propri impegni entro il 2026“, sono le parole del commissario designato nella lettera contenente le risposte da inviare entro martedì sera alla commissione REGI e pubblicata, insieme a quella di tutti gli altri candidati, sul sito dell’Eurocamera. “Questa è la nostra responsabilità collettiva e una sfida chiave futura sia per gli Stati membri che per la Commissione – continua – Pertanto, se sarò confermato, in qualità di vicepresidente esecutivo lavorerò a stretto contatto con il commissario per l’Economia e la Produttività affinché gli Stati membri realizzino le riforme e gli investimenti concordati stabiliti nei piani di ripresa e resilienza entro la scadenza di spesa del 2026, come indicato nella mia lettera di incarico. L’obiettivo è e rimane quello di raggiungere la piena attuazione degli impegni e quindi la piena erogazione dei fondi impegnati nell’ambito del Recovery and Resilience Facility“. La scadenza prefissata, come più volte sottolineato da Palazzo Berlaymont, sarà oggetto di monitoraggio costante da parte della Commissione Ue, tanto che pure Fitto non può che allinearsi ai diktat di Ursula von der Leyen: “Con l’avvicinarsi della scadenza finale del 2026, la Commissione valuterà costantemente se gli Stati membri rispetteranno i propri impegni e se sia probabile che le ultime tappe e gli obiettivi siano raggiunti entro quella data. In caso contrario, in base all’attuale quadro legislativo, mi impegnerò con gli Stati membri interessati su come modificare i loro piani e garantire che i fondi siano concentrati su investimenti alternativi altrettanto ambiziosi che possano essere completati entro la durata dello strumento. Se, nonostante questi sforzi, alcune delle ultime tappe o obiettivi saranno ancora considerate non soddisfatte, il corrispondente esborso non verrà effettuato“.

Parole, quest’ultime, che sembrano erigere un muro invalicabile tra Roma e Bruxelles. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha più volte ribadito la volontà di ottenere un rinvio delle scadenze da parte dell’Unione europea, tanto da non accogliere gli inviti a lasciar perdere questa battaglia: “Io (la questione, ndr) l’ho già portata in Consiglio, mi si dice di non insistere invece insisto, perché da quando è stato approvato il Pnrr è scoppiata la guerra in Europa. Forse qualcuno non se n’è accorto, io sì e moltissimi sì. Sarà sicuramente un argomento di dibattito nei prossimi mesi o nei prossimi anni. Non vorrei che Bruxelles faccia come si fa a Roma che la proroga si fa il giorno prima”, erano state le sue parole nel corso di una conferenza stampa ad aprile. E da quel giorno le sue posizioni non sono mutate. Cambierà invece, se il Parlamento dovesse dare il via libera all’attuale composizione della nuova Commissione, l’interlocutore. L’ex compagno di governo, colui che fino a oggi ha gestito la spesa dei fondi europei del Next Generation Eu, contribuendo quindi all’accumulo di ritardi nella spesa, tra qualche settimana potrebbe trasformarsi nel poliziotto dei conti di Ursula von der Leyen. Lui che dieci giorni dopo le parole di Giorgetti aveva aperto alla possibilità di una discussione a livello europeo: sul Pnrr “c’è un dibattito politico legittimo che è quello che prevede la possibilità, che c’è anche in tanti altri Stati membri, di prorogare il termine del giugno 2026. Poi c’è il termine del 2026 che è quello che riguarda il governo e me in particolare perché dobbiamo rispettarlo. Quindi noi lavoriamo per rispettare queste regole”.

Di progetti da attenzionare, Fitto lo sa bene, ce ne sono eccome per la nuova Commissione. Lo dicono i numeri. Dai dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio aggiornati al 2 ottobre scorso emerge ad esempio che, fino a quel momento, nel 2024 erano stati spesi solo 8,9 miliardi dei 44 in programma. Circa un quinto dell’intera somma destinata all’Italia per progetti che contribuiscono al rilancio del Paese dopo l’epidemia di Covid-19, con il quarto anno dei sei totali del Pnrr che rischia di chiudersi con una spesa al di sotto del 30% dei 194 miliardi totali stanziati da Bruxelles sottoforma di prestito o a fondo perduto.

La revisione concordata con la Ue nel 2023 disegna un quadro tutt’altro che rassicurante. Tanto che si è dovuti ricorrere all’eliminazione di alcuni progetti, inserendone altri, e alla proroga di scadenze altrimenti impossibili da rispettare. Le previsioni finali sono emblematiche dei ritardi accumulati: per raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’Ue, il 62% degli investimenti dovrà essere finalizzato nei primi otto mesi del 2026. Una tabella di marcia utopica se si considera l’andamento tenuto fino a oggi. Tanto che nell’ultima Manovra il governo ha dovuto togliere ben 24 miliardi di spesa dal bilancio 2025-2026. Soldi che l’Italia non è in grado di spendere.

Il Movimento 5 Stelle in Ue riprende le risposte e attacca il commissario designato: “Raffaele Fitto alza bandiera bianca – si legge in una nota congiunta degli europarlamentari Valentina Palmisano e Gaetano Pedullà – Nelle risposte alle domande scritte degli eurodeputati in vista delle audizioni, il candidato commissario europeo italiano chiude la porta a una possibile proroga della scadenza dell’uso dei fondi del Pnrr. L’Italia, come certificato dalla Corte dei Conti europea, è in forte ritardo nella spesa di questi fondi e finora ha raggiunto solo il 34% degli obiettivi europei. Senza una proroga della scadenza fissata nel 2026 sarà impossibile utilizzare tutti i fondi europei ottenuti da Giuseppe Conte durante la pandemia. Fitto tradisce l’Italia visto che non potremo utilizzare appieno questa opportunità di rilancio per il Paese, tradisce se stesso visto che lo scorso 19 aprile aveva pubblicamente chiesto uno slittamento della scadenza e tradisce infine il mondo delle imprese che, proprio pochi giorni fa, in un documento firmato da Confindustria e dall’associazione degli industriali spagnoli Ceoe, aveva chiesto l’allungamento della scadenza del 2026 del Piano di ripresa e resilienza. Altro che patrioti, siamo alla Caporetto del governo Meloni in Europa”.

X: @GianniRosini

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