di Maurizio Fumo
“Tam conditor, quam interpres legum solus imperator iuste existimabitur” (Giustiniano, costituzione “Si imperialis maiestas”, anno 529 d. Ch.) Dunque solo l’imperatore (consigliato da validi giuristi) poteva sia emanare che interpretare le leggi. Sono passati i secoli, anzi i millenni, la concezione del potere e la gestione della cosa pubblica (almeno in una parte del mondo) sono cambiate. La divisione dei poteri è diventata il fondamento dello Stato di diritto: chi fa le leggi (possibilmente il Parlamento, non il governo, in perenne overdose da decreto-legge), non le interpreta; quest’ultimo ruolo è riservato al vituperato potere giudiziario.
Il ritornello in base al quale i giudici devono “semplicemente” applicare le leggi – evidentemente senza interpretarle – denota una abissale ignoranza delle direttrici fondamentali dell’ordinamento e della logica giuridica: si tratta di uno dei primi concetti che vengono proposti a uno studente di giurisprudenza. Oppure è sintomo inequivoco di spiccata malafede che consente di affermare disinvoltamente il falso.
Avendo conosciuto (dovuto conoscere!) lo spessore culturale e professionale della attuale classe di governo e della maggioranza che la esprime, propendiamo per la prima ipotesi. Se anche il ministro di Giustizia, che, a quanto pare, ha dimenticato (o mal assimilato) il mestiere che faceva prima, sostiene che “i giudici hanno esondato” perché si sono permessi di interpretare una norma alla luce della recentissima giurisprudenza europea (causa c/406/22 del 4 ottobre 2024), la situazione è davvero preoccupante.
Intendiamoci: le interpretazioni possono essere giuste o sbagliate, maggioritarie o minoritarie, ma esse costituiscono l’essenza stessa della giurisdizione.
Nordio Carlo, di Giustizia ministro, col suo miagolante eloquio, ci informa che si è trattato di un provvedimento abnorme. Ebbene l’abnormità, secondo il consolidato orientamento della Corte di cassazione, può avere una dimensione strutturale o una dimensione funzionale. Nel primo caso (strutturale), si definisce abnorme quel provvedimento che, per la singolarità del suo contenuto, risulti completamente estraneo al nostro ordinamento processuale, ma anche quel provvedimento che, pur essendo astrattamente ammissibile, si esplichi al di fuori dei casi consentiti e delle ipotesi previste. La seconda (abnormità funzionale) si ha quando l’atto, ancora una volta astrattamente ammissibile, determini una irrimediabile regressione del procedimento e dunque il suo blocco.
Ora è evidente che la mancata convalida di un provvedimento restrittivo (come vogliamo chiamare la collocazione di un essere umano in un perimetro dal quale non può uscire?) non è affatto estraneo all’ordinamento, né è stato assunto al di fuori delle ipotesi consentite: se il giudice può convalidare, evidentemente può anche non farlo. Meno che mai esso determina il blocco del procedimento perché il provvedimento stesso è soggetto a impugnazione.
Certo: è un provvedimento che non fa piacere all’Esecutivo e che ne determina l’ennesima (e probabilmente non l’ultima) figuraccia. Ma sono le regole del gioco, regole che vanno conosciute, metabolizzate e possibilmente applicate. Voler assommare il compito di fare le leggi, quello di interpretarle e quello di metterle in esecuzione, sogno della presidentessa, è espressione di una concezione imperiale della res publica, che neanche il trionfo del premierato potrebbe restaurare. Con buona pace di un ministro di Giustizia, ubriaco – ormai – di potere, tanto da ritenersi autorizzato a interpretare le norme che ha (mal) contribuito a scrivere.
Clicca qui per scaricare gratis la rivista

Sommario n. 167
03. teoria della separazione dei poteri nei secoli
allarmi son fascisti!
04. maurizio fumo, le esondazioni verbali del novello giustiniano
05. angelo perrone, esondazioni, il guaio di non vedere quelle reali
07. bêtise
08. un arresto autoritario nella vita del paese – piccola e ovvia lezione sul liberalismo
astrolabio
09. riccardo mastrorillo, no ai costituzionalisti di palazzo e da regime – quando i “centrini” affogano nell’ignoranza
10. francesco prota, autonomia differenziata: un “mondo alla rovescia”
la vita buona
12. valerio pocar, la lega ha fatto anche cose buone
l’osservatore laico
14. delusione e sofferenza per l’omelia in belgio, a papa francesco – lettera firmata
la biscondola
16. paolo bagnoli, la ricomposizione della gauche
lo spaccio delle idee
17. giovanni vetritto, acemoglu, o della strettoia della libertà
20. giovanni perazzoli, uno strumento per l’educazione civile
Critica liberale
Quindicinale di sinistra liberale
Giustizia & Impunità - 23 Ottobre 2024
Fare leggi, interpretarle ed eseguirle: la gestione imperiale della res publica secondo il governo
di Maurizio Fumo
“Tam conditor, quam interpres legum solus imperator iuste existimabitur” (Giustiniano, costituzione “Si imperialis maiestas”, anno 529 d. Ch.) Dunque solo l’imperatore (consigliato da validi giuristi) poteva sia emanare che interpretare le leggi. Sono passati i secoli, anzi i millenni, la concezione del potere e la gestione della cosa pubblica (almeno in una parte del mondo) sono cambiate. La divisione dei poteri è diventata il fondamento dello Stato di diritto: chi fa le leggi (possibilmente il Parlamento, non il governo, in perenne overdose da decreto-legge), non le interpreta; quest’ultimo ruolo è riservato al vituperato potere giudiziario.
Il ritornello in base al quale i giudici devono “semplicemente” applicare le leggi – evidentemente senza interpretarle – denota una abissale ignoranza delle direttrici fondamentali dell’ordinamento e della logica giuridica: si tratta di uno dei primi concetti che vengono proposti a uno studente di giurisprudenza. Oppure è sintomo inequivoco di spiccata malafede che consente di affermare disinvoltamente il falso.
Avendo conosciuto (dovuto conoscere!) lo spessore culturale e professionale della attuale classe di governo e della maggioranza che la esprime, propendiamo per la prima ipotesi. Se anche il ministro di Giustizia, che, a quanto pare, ha dimenticato (o mal assimilato) il mestiere che faceva prima, sostiene che “i giudici hanno esondato” perché si sono permessi di interpretare una norma alla luce della recentissima giurisprudenza europea (causa c/406/22 del 4 ottobre 2024), la situazione è davvero preoccupante.
Intendiamoci: le interpretazioni possono essere giuste o sbagliate, maggioritarie o minoritarie, ma esse costituiscono l’essenza stessa della giurisdizione.
Nordio Carlo, di Giustizia ministro, col suo miagolante eloquio, ci informa che si è trattato di un provvedimento abnorme. Ebbene l’abnormità, secondo il consolidato orientamento della Corte di cassazione, può avere una dimensione strutturale o una dimensione funzionale. Nel primo caso (strutturale), si definisce abnorme quel provvedimento che, per la singolarità del suo contenuto, risulti completamente estraneo al nostro ordinamento processuale, ma anche quel provvedimento che, pur essendo astrattamente ammissibile, si esplichi al di fuori dei casi consentiti e delle ipotesi previste. La seconda (abnormità funzionale) si ha quando l’atto, ancora una volta astrattamente ammissibile, determini una irrimediabile regressione del procedimento e dunque il suo blocco.
Ora è evidente che la mancata convalida di un provvedimento restrittivo (come vogliamo chiamare la collocazione di un essere umano in un perimetro dal quale non può uscire?) non è affatto estraneo all’ordinamento, né è stato assunto al di fuori delle ipotesi consentite: se il giudice può convalidare, evidentemente può anche non farlo. Meno che mai esso determina il blocco del procedimento perché il provvedimento stesso è soggetto a impugnazione.
Certo: è un provvedimento che non fa piacere all’Esecutivo e che ne determina l’ennesima (e probabilmente non l’ultima) figuraccia. Ma sono le regole del gioco, regole che vanno conosciute, metabolizzate e possibilmente applicate. Voler assommare il compito di fare le leggi, quello di interpretarle e quello di metterle in esecuzione, sogno della presidentessa, è espressione di una concezione imperiale della res publica, che neanche il trionfo del premierato potrebbe restaurare. Con buona pace di un ministro di Giustizia, ubriaco – ormai – di potere, tanto da ritenersi autorizzato a interpretare le norme che ha (mal) contribuito a scrivere.
Clicca qui per scaricare gratis la rivista
Sommario n. 167
03. teoria della separazione dei poteri nei secoli
allarmi son fascisti!
04. maurizio fumo, le esondazioni verbali del novello giustiniano
05. angelo perrone, esondazioni, il guaio di non vedere quelle reali
07. bêtise
08. un arresto autoritario nella vita del paese – piccola e ovvia lezione sul liberalismo
astrolabio
09. riccardo mastrorillo, no ai costituzionalisti di palazzo e da regime – quando i “centrini” affogano nell’ignoranza
10. francesco prota, autonomia differenziata: un “mondo alla rovescia”
la vita buona
12. valerio pocar, la lega ha fatto anche cose buone
l’osservatore laico
14. delusione e sofferenza per l’omelia in belgio, a papa francesco – lettera firmata
la biscondola
16. paolo bagnoli, la ricomposizione della gauche
lo spaccio delle idee
17. giovanni vetritto, acemoglu, o della strettoia della libertà
20. giovanni perazzoli, uno strumento per l’educazione civile
I nuovi Re di Roma
di Il Fatto Quotidiano 6.50€ AcquistaArticolo Precedente
Tutti assolti dalla Corte d’appello di Reggio Calabria gli imputati del processo “Alta tensione”
Articolo Successivo
Truffa all’Inps, Cassazione deciderà se competenza andrà a Roma. Santanchè: “Spiace per pochi giudici politicizzati”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
“Risoluzione Usa all’Onu non cita l’integrità ucraina”. Rubio: “Semplice e storica”. Mosca: “Una buona idea”. Voci al fronte: “Non sarà giusta, ma almeno sarà pace”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
“Vendo io le borse Hermès false a Santanchè”. Perché ora la ministra del Turismo rischia davvero
Cronaca
Il Papa “ha riposato bene”. “Dimissioni? Sono speculazioni”. Le condizioni mediche: “Non è fuori pericolo, il vero rischio è la sepsi”
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.