“Amico mio, forse hai ragione: dentro la vita c’è la morte. E la vita ha senso solo se si fa continuo esercizio di questa consapevolezza”, si legge verso la fine dell’ultimo racconto della raccolta Ieri notte, pubblicata da Ad est dell’equatore, del giornalista de la Repubblica e neonato scrittore Carmine Saviano. Mentre il primo racconto si apre con il protagonista che legge un manifesto funebre, quello della signora Maria Capece. Sette racconti in cui le “esistenze” riflettono e fanno i conti col concetto di morte e così facendo l’autore impone al lettore di fare la stessa cosa in un realismo magico tutto napoletano.

La morte addirittura si fa suono, il suono dell’arresto cardiaco della madre di uno dei protagonisti, c’è anche l’ultima canzone ascoltata prima di suicidarsi. La musica, in quanto passione, permea quasi tutte le storie, tante le canzoni citate tra cui In the aeroplane over the sea dei Neutral Milk Hotel e Man in the Box degli Alice in Chains. Racconti in cui i personaggi ritornano e si sfiorano intrecciando storie e umori in un andirivieni spazio temporale nel proprio mondo interiore.

L’opera prima di Carmine Saviano sorprende per l’originalità e per una scrittura asciutta e ricca di immagini che non lascia nulla al caso. In questa raccolta trovano spazio anche due storie distopiche, Un rogo al corso umberto e Gli ultimi dieci giorni di Maurizio Mirabella, che potrebbero tranquillamente diventare nuove puntate dell’inquietante e bellissima serie Black Mirror. I personaggi dipinti da Saviano hanno una sensibilità fuori dal comune, vedono e sentono cose che il mondo non vede o forse non vuol vedere. Sembrano siano riusciti a trovare un canale attraverso il quale far comunicare dimensioni, o stati di coscienza, apparentemente divisi. Ma in queste pagine l’autore, restando fedele alle verità interne delle narrazioni, risulta sempre credibile anche quando l’invisibile e l’impossibile si rendono in qualche modo accessibili: un mondo che l’autore si spera continuerà a raccontare.

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