Prima il diritto italiano e poi quello comunitario. Dopo l’afflosciamento del progetto Albania sui migranti, la maggioranza di centrodestra prova a smontare la premessa della sentenza del tribunale di Roma che – come ormai noto – ha deciso di far tornare i 12 migranti dal centro di Gjader in forza di una pronuncia della Corte di giustizia europea (sollecitata su un caso in Repubblica Ceca). Ad accelerare, approfittando dell’iter del disegno di legge sulla separazione delle carriere, è la Lega che ha presentato alcuni emendamenti che prevedono che “le norme italiane prevalgono rispetto a quelle europee”, come spiega all’agenzia Ansa il capogruppo in Commissione Affari costituzionali Igor Iezzi. Il parlamentare della Lega conviene sul fatto che l’emendamento è estraneo ai contenuti del ddl: “È difficile trovare un ddl che faccia da ‘treno’ adatto a cui agganciare questa proposta. Tuttavia – osserva – il ddl è di riforma costituzionale e si adatta per porre il tema”.
Il primo a mettere a fuoco la situazione, nella bagarre della giornata della sentenza dei giudici di Roma trasformati nella retorica politica della destra nelle solite “toghe rosse“, era stato proprio un leghista, Claudio Borghi: “Direi che dopo la sentenza Albania – aveva scritto su X – mi sembra il giorno giusto per ribadire, se serve con legge costituzionale, che il diritto italiano deve essere sempre prevalente rispetto alle leggi Ue”.
Va ricordato che su questi temi insistono già l’articolo 10 della Costituzione (“L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali”) e, sotto il profilo giuridico-legislativo, l’articolo 117 che prevede che “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. Un riferimento che comprende gli obblighi dovuti alla ratifica delle leggi europee e a quelli rispetto al diritto internazionale generale. In particolare l’espressione “vincoli comunitari” si riferisce ai trattati europei e ai loro aggiornamenti, ai trattati collegati, ma anche a sentenze della Corte di Giustizia e accordi conclusi dall’Unione.