Il testo della manovra appena arrivato alla Camera conferma il “riordino” delle detrazioni a svantaggio di chi non ha figli annunciato la settimana scorsa dal viceministro con delega al fisco Maurizio Leo. Di fatto, il governo fa cassa – dall’intervento è atteso un risparmio di 1 miliardo – sui single e su chi non ha voluto o potuto avere bambini, senza dare alcun beneficio aggiuntivo a chi invece ha “contribuito” a non far crollare ulteriormente la natalità. Giorgia Meloni continua a non metterci la faccia: la conferenza stampa annunciata per lunedì, slittata a martedì e poi cancellata ufficialmente per impegni del vicepremier Antonio Tajani non è stata riconvocata.
Ecco come funzionerà dal prossimo anno il meccanismo che consente di ridurre l’ammontare delle tasse da pagare in base alle spese sostenute. Per chi ha redditi alti scatterà un tetto alle spese detraibili differenziato in base al numero di bambini. Fuori resteranno solo le spese sanitarie, quelle relative ai mutui per la casa contratti prima del 31 dicembre 2024 e quelle per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica. Tra i 75mila e i 100mila euro di imponibile l’importo base detraibile sarà di 14mila euro, ma quella cifra andrà moltiplicata per un coefficiente diverso a seconda dei minori a carico: 1 se sono più di due (o almeno uno con disabilità), 0,85 se sono due, 0,70 se è uno, 0,5 se il nucleo è senza figli. In quest’ultimo caso, quindi, il massimo detraibile sarà di 7mila euro. Per chi guadagna oltre 100mila euro la soglia base scenderà a 8mila euro, con gli stessi coefficienti. Dunque chi ha due figli potrà arrivare a quella cifra, chi non ne ha dovrà fermarsi a 4mila euro.
Resta invariata la percentuale di detraibilità: per esempio 19% per le spese sanitarie e assicurative, interessi passivi, costi sostenuti per nidi, mense e iscrizioni a scuola, per attività sportive dei figli e affitti di appartamenti per studenti fuori sede, 50% per i lavori di ristrutturazione sulle prime case (il ddl di Bilancio conferma la proroga), 36% per quelli fatti sulle seconde case. Rimangono poi in vigore la decurtazione delle detrazioni oltre i 120mila euro di reddito e l’azzeramento – in vigore dal 2020 – oltre i 240mila.
Lo stesso articolo della manovra prevede una norma pensata, in apparenza, per spingere i giovani ad uscire dalla casa dei genitori e andare a vivere da soli. Forse un malinteso tentativo, anche questo, di stimolare la formazione di nuovi nuclei familiari e quindi la natalità. Nel dettaglio, viene tagliata di netto la detrazione per carichi di famiglia che spetta a chi ha un figlio carico di età superiore ai 30 anni: da 950 euro scenderà a zero, a meno che il giovane uomo o la giovane donna abbiano una disabilità. E viene modificato anche un altro comma del Testo unico delle imposte sui redditi, quello che prevedeva una detrazione di 750 euro per ogni altro familiare a carico convivente, per il coniuge non legalmente separato e per quello separato o divorziato se convivente o se percepisce assegni alimentari volontari, non risultanti da provvedimenti dell’autorità giudiziaria: la parte sui percettori di assegni alimentari scompare.
Ciliegina sulla torta, per i contribuenti con cittadinanza extra Ue viene cancellata la detrazione prevista per il coniuge a carico e per i figli a carico di età compresa tra 21 anni e 30 anni di età.