Nella volontà della premier Giorgia Meloni, la sua terza legge di Bilancio dovrebbe essere quella improntata all’aiuto alle famiglie, con una serie di misure (soprattutto i bonus che aveva promesso di smantellare) dal chiaro obiettivo dichiarato di sostenere la natalità, come il rafforzamento del bonus nido o dei congedi parentali. Anche se, alla fine della fiera, il governo ha deciso di fare cassa su chi, invece, i figli non li ha con il riordino delle detrazioni. Mentre la grande novità prevista – per fare una cosa di destra – è il ritorno del bonus bebè di berlusconiana memoria. Poco o nulla per le altre famiglie che hanno figli più grandi.
Vediamo, nel dettaglio, le misure previste.

Bonus bebè – Era il 2005 quando l’allora premier Silvio Berlusconi inviò migliaia di lettere a casa dei genitori comunicandogli che avrebbero ricevuto mille euro per la nascita del loro bimbo, congedandosi con un affettuoso “Un grosso bacio”. Sono passati quasi 20 anni, e con il record negativo delle nascite (-3,4% in un anno), il governo – che per il terzo anno non è riuscito a smontare l’assegno unico draghiano – rispolvera l’ennesimo contributo da mille euro, una tantum, che inciderà poco sul budget di una famiglia alle prese con un neonato. In Europa, dove si fanno i figli, le politiche attive si basano su un assegno mensile più alto, congedi e incentivi. La misura prevede anche dei paletti: il bonus nuove nascite è destinato ai soli nuclei familiari con Isee inferiore a 40.000 euro, per uno stanziamento di 330 milioni di euro per il 2025 e 360 dal 2026 in poi. Per evitare di incappare nell’ennesimo deferimento, il bonus è destinato anche ai cittadini extra Ue con permesso di soggiorno o di lavoro superiore a sei mesi, residenti in Italia.

Bonus asili nido – Dopo aver cancellato l’impegno di garantire in tutta Italia la disponibilità di almeno un posto in asilo nido ogni tre bambini sotto i tre anni (obiettivo che l’Italia avrebbero dovuto raggiungere nel 2010 e che Roma aveva promesso di centrare entro il 2026 nel Pnrr), al governo non resta che rendere strutturale il bonus. Tutte le famiglie con un bimbo fino ai tre anni possono richiederlo all’Inps. Con un importo che sarà maggiore per tutti i nuclei con Isee fino a 40mila euro: è stato, infatti, tolto il requisito di avere un altro figlio under 10 per accedere alla maggiorazione di 2.100 euro (3.600 euro totali). Una misura che necessita di una copertura da 97 milioni per il 2025, 131 per il 2026 e via via fino ai 200 milioni a partire dal 2029. Il bonus non andrà più a far crescere l’Isee: il governo ne ha confermato l’esclusione dal calcolo dell’assegno unico, dopo la beffa che migliaia di famiglie si sono ritrovate escluse da altre agevolazioni per aver superato l’indice dell’Isee. Per questo sono stati stanziati 5 milioni di euro.

Congedo parentale – Ai due mesi di congedo indennizzato all’80% previsti per il 2024, il governo ne aggiunge uno in più fino al sesto anno di vita del bambino. In pratica, dal 2025 saranno in totale tre i mesi indennizzati all’80% – utilizzabili in alternativa da entrambi i genitori – fino ai sei anni del figlio. Confermati i 5 mesi di maternità obbligatoria per la mamma e i 10 giorni di congedo di paternità obbligatorio (dai 2 mesi precedenti alla data presunta del parto ai 5 successivi).

Bonus per mamme lavoratrici autonome – Altro bonus, altra corsa. Il bonus mamme lavoratrici con almeno due figli è esteso anche alle autonome. Dal 2025, è riconosciuto, nel limite di spesa di 300 milioni di euro annui, un parziale esonero contributivo della quota dei contributi previdenziali per le lavoratrici dipendenti, a esclusione dei rapporti di lavoro domestico, e autonome che percepiscono almeno uno tra redditi di lavoro autonomo, redditi d’impresa in contabilità ordinaria, redditi d’impresa in contabilità semplificata o redditi da partecipazione e che non hanno optato per il regime forfetario. Le lavoratrici devono essere madri di due o più figli e l’esonero contributivo spetta fino ai 10 anni del figlio più piccolo e, a decorrere dall’anno 2027, se madri di tre o più figli, l’esonero spetta fino ai 18 anni del figlio più piccolo. Dalla platea di beneficiarie del bonus restano escluse le lavoratrici con Isee superiore a 40 mila euro.

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