Alla fine la sforbiciata richiesta dal ministro dell’Economia e della Finanza Gian Carlo Giorgetti è arrivata anche in viale Trastevere. E se la prima bozza della legge di Bilancio offre uno zuccherino ai precari che finalmente potranno avere – almeno per quest’anno – anche loro il bonus carta docente di cinquecento euro, allo stesso tempo sono in molti a dover ingoiare il rospo di un taglio, dal prossimo anno scolastico, di 5.660 posti dell’organico dell’autonomia e di 2.174 unità del personale ausiliario. Un grosso problema per le organizzazioni sindacali e per il comparto dei dirigenti scolastici che faticano sempre più a mandare avanti le scuole. Il documento arrivato in Parlamento dopo un lungo lavorio con Palazzo Chigi alla fine ha lasciato in molti a bocca aperta.
Il taglio, definito all’articolo 110 “Misure di revisione della spesa” è chiaro: “A decorrere dall’anno scolastico 2025/2026 la dotazione organica complessiva di cui all’articolo 1, commi 64 e 65, della Legge 107 del 13 luglio 2015, è ridotta di 5.660 posti dell’organico dell’autonomia. Si procede alla revisione dei criteri e dei parametri previsti per la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, in modo da conseguire, a decorrere dall’anno scolastico 2025/2026 una riduzione nel numero dei posti pari a 2.174 unità”. Il tutto da definire entro marzo.
Sulla carta docente le parole usate dal legislatore sono meno ma lasciano spazio a qualche libera interpretazione. La cifra non è detto che sia la stessa anche nei prossimi anni. Le parole “nominale di euro” – si legge in manovra – sono sostituite da “fino ad euro” ed è aggiunto questo periodo: “Con decreto del ministero dell’Istruzione, di concerto con il ministero dell’Economia e delle finanze, sono definiti i criteri e le modalità di assegnazione della Carta nonché annualmente l’importo nominale della stessa sulla base del numero dei docenti di cui al primo periodo e delle risorse”. Scelte che rammaricano l’associazione “DirigentiScuola” che in un comunicato scrive: “Abbiamo, invano, atteso il testo della manovra per vedere quanto interesse e quante risorse fossero riservate alla scuola. Prendiamo atto che, nonostante promesse e rassicurazioni, il governo non ha alcuna intenzione di investire nell’istruzione e che rimane la cenerentola d’Italia. Rimanendo così la situazione non ci resterà nel caso che proclamare lo stato di agitazione della categoria”.
Desolato anche il numero uno dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che a ilfattoquotidiano.it spiega: “La carta ai docenti precari rientra tra le misure necessarie per non discriminarli rispetto ai docenti di ruolo. Il taglio del personale è sicuramente una conseguenza del calo demografico. Servono però più assistenti amministrativi e Dsga per gestire l’attività delle segreterie che è sempre più complessa”. Rabbioso, invece, il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico che a ilfattoquotidiano.it sottolinea: “Il taglio di 5.660 docenti su potenziamento e 2.184 Ata è insostenibile. Durante il Covid il personale scolastico era aumentato di 80mila unità, ora non soltanto non sono finanziate le proroghe dei contratti dei 6.500 amministrativi scaduti a giugno e dei 1.500 Ata scaduti nel dicembre scorso come organico Pnrr e Agenda Sud ma si dispone un nuovo taglio dell’organico assegnato alle scuole autonome dalla Buona scuola e si procede a una riduzione del personale Ata dopo il taglio operato dalla legge 133/2008 del 25% dell’organico”.
Gianna Fracassi, segretaria nazionale della Flc Cgil che il 31 ottobre ha proclamato uno sciopero del comparto, è furente: “Nella legge di Bilancio appena presentata, non solo non ci sono le risorse aggiuntive necessarie per il contratto e per il recupero del potere d’acquisto dei nostri stipendi, ma la manovra viene finanziata con tagli a tutti i nostri settori e, in particolare nella scuola. La card docenti, che inizialmente era stata prevista solo per il personale di ruolo, viene allargata sì, ma solo ai supplenti al 31 agosto, per gli altri lavoratori, niente. E l’importo, attualmente di 500 euro, diventa incerto”. A lei si unisce il segretario nazionale della Uil Scuola, Giuseppe d’Aprile: “Quando si prevedono tagli non è mai positivo, soprattutto se applicati alla scuola. La scelta di ridurre i posti è in netto contrasto con le reali problematiche che da anni vive la scuola. In sede di rinnovo contrattuale avevamo proposto l’ampliamento dell’organico e invece ci troviamo di fronte a una riduzione. Organici Ata insufficienti per soddisfare le esigenze delle scuole e classi sovraffollate, continueranno ad incidere negativamente sulla sicurezza e sulla qualità del diritto allo studio degli alunni. Ad ogni modo ci riserviamo una analisi più precisa e puntuale del testo per valutare le motivazioni di tali scelte e le azioni consequenziali”.