La politerapia farmacologica, cioè l’assunzione di più di 5 farmaci al giorno, è molto diffusa tra le persone che presentano numerose patologie e ovviamente è più frequente tra gli anziani. Sappiamo tutti che i farmaci possono causare effetti indesiderati e che le assunzioni croniche aumentano la frequenza e l’intensità delle reazioni avverse, specialmente con l’avanzare dell’età a causa di una minore capacità dell’organismo di metabolizzarli e di gestire pure gli squilibri connessi. Sappiamo inoltre che quando il numero dei farmaci giornalieri aumenta, aumentano pure le interazioni tra loro con un conseguente aumento di morbilità e ricoveri ospedalieri, dei costi sanitari e della mortalità. La Tabella riassume alcuni studi clinici sull’entità della terapia farmacologica potenzialmente inappropriata, giudicata secondo i criteri Beers.
Gli autori dello studio svizzero hanno concluso scrivendo: “È urgente e necessario agire con un ampio spettro di interventi sia a livello individuale che a livello di popolazione”.
Nel 2023 è stata pubblicata una metanalisi che ha esaminato l’uso dei farmaci potenzialmente inappropriati tra gli anziani nei servizi ambulatoriali di tutto il mondo, riscontrando che le benzodiazepine sono le molecole potenzialmente più facilmente inappropriate e più prescritte a livello mondiale. È inoltre emerso che la frequenza d’uso dei farmaci potenzialmente inappropriati è aumentata negli ultimi 20 anni ed è maggiore nei soggetti con più di 80 anni.
Gli autori di uno studio svizzero del 2019 hanno cercato invece di indagare le convinzioni e le preoccupazioni di un gruppo di pazienti (anziani e in politerapia) quando il loro medico ordinava la sospensione di farmaci ritenuti inutili (la deprescrizione interessava specialmente gastroprotettori, analgesici e Fans). È emerso che il 25% di loro (che assumeva in media 9 farmaci/die), pur fidandosi completamente del medico, non ha sospeso la terapia sconsigliata per “conservatorismo/inerzia e assistenza medica frammentata”, ma secondo altri studi c’è anche la paura di ripeggiorare.
Tra le cause della politerapia farmacologica ricordiamo essenzialmente:
– aumento del numero delle patologie con l’avanzare dell’età;
– aumento delle visite specialistiche con il conseguente aumento dei trattamenti secondo una visione spesso troppo settoriale del malato;
– aumento delle autoprescrizioni, per spinte mediatiche di tipo pubblicitario, per consigli di amici e parenti, per fretta di intervenire sui sintomi, ecc.;
– difficoltà da parte del medico di famiglia di tenere sotto controllo i trattamenti assunti dai suoi assistiti a causa dei motivi suddetti, degli obblighi burocratici, dell’aumento delle domande di intervento, dell’imprevedibilità delle autoprescrizioni che il più delle volte non sono dichiarate, ecc.
Non dimentichiamo infine che, a causa della complessità del nostro organismo, dove ogni organo e tessuto è collegato al “tutto” (all’intero organismo), è facile che un trattamento farmacologico ad azione sintomatica, specialmente se si protrae nel tempo (a causa di una patologia cronica), induca, specie in un anziano, conseguenze su altri organi e tessuti con possibili slatentizzazioni di nuovi disturbi che richiedono nuove terapie… aggravando ovviamente la politerapia farmacologica e lo stato di salute.