Il 22 ottobre la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) ha pubblicato il suo periodico rapporto sull’Italia. I contenuti del testo – che riguardano, tra le altre cose, anche il razzismo e l’intolleranza da parte delle forze dell’ordine italiane – hanno suscitato l’immediata reazione, forte e colorita, da parte di esponenti politici e dello stesso primo ministro.
Nel report dell’organismo del Consiglio d’Europa si legge come “la delegazione dell’ECRI è venuta a conoscenza di molte testimonianze sulla profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine in particolare verso la comunità rom e le persone di origine africana. Queste testimonianze di frequenti fermi e controlli basati sull’origine etnica sono confermate anche dai rapporti delle organizzazioni della società civile. Le autorità – denuncia l’ECRI – non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema, e non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale. La profilazione razziale ha effetti notevolmente negativi, in quanto genera un senso di umiliazione ed ingiustizia per i gruppi coinvolti provocando stigmatizzazione e alienazione”. Per questo, si conclude nel rapporto viene raccomandato “in via prioritaria, che le autorità commissionino prontamente uno studio completo e indipendente con l’obiettivo di individuare e affrontare qualsiasi pratica di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine che riguardi in particolare i rom e le persone di origine africana”.
Immediata la risposta sui social della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “L’Ecri, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell’Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie”. Anche la replica di Matteo Salvini non si è fatta attendere sui social: “Donne e uomini in divisa attaccati vergognosamente dall’Ecri, un ente INUTILE pagato anche con le tasse dei cittadini italiani. Come Lega proporremo di risparmiare questi soldi per destinarli alla Sanità anziché infangare le nostre forze dell’Ordine. Se a questi signori piacciono tanto Rom e clandestini, se li portino tutti a casa loro a Strasburgo”.
Tempistica perfetta per ricordare, sommessamente, che Presso il Tribunale di Roma è fissata per il prossimo 25 ottobre, l’udienza preliminare per i tre poliziotti coinvolti nel caso di Hasib Omerovic, il 37enne di origine rom precipitato dalla finestra nell’estate 2022 durante un’attività degli agenti del commissariato Primavalle nella sua abitazione. A seguito dell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Stefano Luciani, sono indagati l’allora assistente capo della polizia presso il distretto XIV di Primavalle, Andrea Pellegrini, insieme ai suoi due colleghi Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale. Secondo l’accusa, il primo, durante l’attività di identificazione in casa di Omerovic “con il compimento di plurime e gravi condotte di violenza e minaccia, cagionava al 36enne un verificabile trauma psichico, in virtù del quale lo stesso precipitava nel vuoto dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto nei suoi confronti”. Pellegrini oltre che del reato di tortura, in concorso con i poliziotti Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale, è accusato anche di falso aggravato. Nell’annotazione di servizio, infatti, i poliziotti avrebbero ricostruito, secondo l’accusa, in maniera inveritiera i motivi dell’intervento e, soprattutto, avrebbero omesso ”di indicare tutte le condotte poste in essere da Pellegrini all’interno dell’appartamento”.
Chi vuole veramente prendere posizione a tutela del ruolo delle forze dell’ordine non dovrebbe farne una difesa “a prescindere”. Gli atti di cui gli agenti del “caso Omerovic” sono indagati sono pericolosi tanto quanto la mancata presa di distanza dalle loro azioni, così come lo screditare le raccomandazioni di un ente indipendente come l’ECRI. Un simile propaganda politica è dannosa quanto la profilazione razziale riscontrata all’interno delle forze dell’ordine italiane. “È inoltre dannosa – e qui riprendo le parole dell’ECRI – per la sicurezza generale in quanto diminuisce la fiducia nella polizia e contribuisce a non denunciare reati”.