Il cantautore ha parlato con La Stampa e ha detto di non avere intenzione di tornare al Festival
Fabrizio Moro parla del concerto Per la pace – Live contro le guerre, in scena stasera all’Unipol Forum di Assago e lo fa con La Stampa. Con lui tanti colleghi, da Fiorella Mannoia a Elodie per devolvere il ricavato a Emergency e Medici Senza Frontiere per l’emergenza umanitaria a Gaza. La chiacchierata è anche l’occasione per un punto su Sanremo, che il cantautore ha vinto sia da solo che in coppia con Ermal Meta. Alla domanda sull’eventualità di tornarci risponde con certezza: “(…) non mi piace mettermi in fila. Ho una storia sanremese piuttosto importante e viste le dinamiche che ci sono adesso non mi va di fare sala d’attesa insieme a una pletora di ragazzini che hanno pubblicato un singolo o poco più”.
A quali dinamiche si riferisce lo spiega poco dopo: ” Prima del Covid c’era più equilibrio fra chi aveva una carriera e un rapper con la catena al collo, appena arrivato, ma forte su social. Non lo sopporto”. Insomma, Moro non le manda a dire e se da un lato ‘salva’ Geolier, dall’altro è convinto che il vero “danno” lo abbiano fatto “le piattaforme streaming”: “Non ci sono filtri. Prima dovevi affrontare il direttore artistico e lui ti diceva se era giusto o sbagliato quello che facevi oggi no. C’era un filtro tra te, i media e il pubblico. Oggi viviamo in un sistema malato, non c’è più gavetta. Ogni anno c’è il disco più strimmato della storia della musica ma è una bufala. Non è vero. Tra acquistare e strimmare è tutta un’altra cosa (…). Il cantautorato della mia generazione sta per essere soppresso. A voglia a chiamarci per fare i concerti per la pace chiamate i rapper o i rapper che farciscono le classifiche di streaming e vediamo cosa succede”.