Tennis

Quando Sinner suonava ai campanelli: “Sono tornato dal mio vicino, la sua frase è una delle cose belle che mi danno forza per continuare”

Sì, anche Jannik Sinner da bambino suonava ai campanelli e scappava. E una volta il vicino di casa lo ha pure beccato. Ma anche da queste esperienze il numero uno del tennis mondiale sa tirare fuori un mattoncino della sua forza: “Sono passato dalla sua casa – racconta- Questo signore ormai ha 85-90 anni, ma mi ha detto ‘Io mi ricordo ancora di quando venivi a suonare’. Sono proprio queste le cose belle che mi danno forza per continuare”. Così Sinner svela un altro pezzetto di sé, nell’intervista realizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Sky. Il tennista si è aperto sui suoi successi, le difficoltà e gli obiettivi per la prossima stagione: a soli 23 anni, l’altoatesino ha già raggiunto vette straordinarie ma, come racconta, il suo percorso è ancora lontano dall’aver raggiunto la vetta.

“Il successo non mi ha cambiato come persona né come tratto le persone che intorno a me o qualsiasi persona che incontro. Quello che cambia è che hai meno tempo libero, ma proprio perché io sono una persona che dedico tutto il mio tempo possibile verso il lavoro. È una cosa che dipende da me”, spiega Sinner. E se è diventato il numero 1 è anche perché la voglia di lavorare non è mai mancata: “La mia carriera è iniziata quando a 13 anni e mezzo ho deciso di andare via da casa. Ora ne ho 23, sono arrivato al punto che ho sognato da sempre, cioè di diventare numero uno al mondo, ed è proprio ora che uno deve continuare a lavorare e a migliorare perché ci sono tutti gli altri giocatori che ti vogliono inseguire”. Sinner non mostra nessun segno di cedimento da questo punto di vista: “Giocherò, non so, ancora 15 anni, fino a 35-40, speriamo che il fisico tenga. Si dice che 15 anni sono lunghi, ma non è così”. Anzi, Sinner svela di lavorare già oggi per garantirsi una carriera longeva: “Stiamo cercando di fare tutte le scelte possibili per continuare a giocare a tennis il più a lungo possibile per il mio fisico”.

Allo stesso tempo però c’è il presente. E la necessità di difendere il suo status: “Quando sei numero 10 e perdi contro il numero 5 è un po’ diverso, invece quando sei numero 1 sei sempre il ricercato, però questo fa il gioco più bello”. Anche quando lo è diventato, numero 1, Sinner non ha pensato ad altro che non fosse il prossimo match: “Mi sono svegliato come tutti gli altri giorni onestamente. Son diventato numero 1 mentre stavo giocando il Roland Garros“. Ed è arrivata la sconfitta contro Carlos Alcaraz in semifinale: “Era una giornata molto difficile per me perché ero sopra 2 set a 1, vedevo la possibilità di vincere e non sono riuscito a farlo. Abbiamo subito parlato di cosa potevamo fare meglio e di come lavorare”. D’altronde, Sinner è molto sicuro quando deve spiegare cosa lo rende un atleta di vertice: “La forza mentale, perché le partite si vincono con la testa. Tutti giocano bene a tennis, il problema sono sempre i piccoli dettagli. In questa stagione sono riuscito a capire tante cose e ho vinto tante partite con la forza mentale”.

In mezzo a tutto questo, per Sinner sono vitali i pochi giorni in cui riesce a tornare a casa, nella sua Sesto: “Ci vuole poco tempo per me: due giorni per essere al 100% e posso lavorare di nuovo”. Le occasioni sono poche: “Forse vado 3-4 volte l’anno, ma solo per vedere i miei genitori e i miei nonni. Con i nonni non sai mai come va a finire”. Ma sono comunque fondamentali: “Quando vedo le montagne, le strade che conosco, le piste, qualsiasi cosa, mi sento a casa. Perché lì mi sento libero, tutte le persone mi conoscono però non per quello che sono ora ma per quello che ero prima”. Ed ecco l’aneddoto sul suo vicino: “Con i miei amici andavamo a suonare per poi correre via e un giorno ci ha beccato. Questo signore ormai ha 85-90 anni, ma mi ha detto “Io mi ricordo ancora di quando venivi a suonare”. Sono proprio queste le cose belle che mi danno forza per continuare”. E continuare per Sinner significa vincere ancora: “Quali tornei voglio vincere lo tengo per me stesso, però nella mia testa so che posso vincere dei tornei grandi: questo è un passo molto importante. Ho vinto due Slam quest’anno, vediamo l’anno prossimo”. Intanto c’è il 2024 da finire in bellezza: “C’è ancora la Coppa Davis da giocare, sono molto contento se il capitano mi convoca”. E sicuramente Filippo Volandri convocherà Jannik Sinner.