Gli unici che sono certi di guadagnarci sono quelli con redditi tra i 35 e i 40mila euro annui: fino a quest’anno erano stati esclusi dal taglio del cuneo contributivo, a partire dal 2025 potranno avere un bonus di circa mille euro all’anno. Tutti gli altri, cioè quelli che dichiarano meno di 35mila euro, saranno costretti a fare complessi calcoli per confrontare le buste paga del 2025 con quelle del 2024 e capire come cambia la loro situazione. La manovra introduce infatti una nuova forma di bonus fiscali che va a sostituire lo sconto sui contributi previdenziali inaugurato dal governo Draghi e applicato fino all’anno in corso. La platea dei beneficiari si allarga dai 13 milioni coinvolti finora a oltre 14 milioni. Considerando anche la conferma del taglio delle aliquote Irpef da quattro a tre – con accorpamento delle prime due – il costo per le casse pubbliche sale dai 14 ai 17 miliardi.

Facciamo un passo indietro: a partire dal 2021 è in vigore uno sconto sui contributi a carico dei lavoratori dipendenti. Questi, prima della riforma, pagavano il 9,19% della loro retribuzione all’Inps. Quella percentuale, dopo una serie di sconti graduali, è stata a metà 2023 ulteriormente tagliata e lo sconto totale è arrivato a 7 punti per i redditi fino a 25 mila euro e 6 punti tra i 25 e i 35mila euro. La prima fascia ci ha risparmiato circa 70 euro al mese mentre quella più alta è arrivata a risparmiare anche 100 euro mensili. Ora cambia tutto e il beneficio non arriva più attraverso un taglio dei contributi ma attraverso un generico bonus fiscale. Questo viene calibrato per scaglioni. Chi è sotto gli 8.500 euro annui prenderà un bonus pari al 7,1% del suo reddito, che scende al 5,3% per chi è tra 8.500 e 15mila euro e poi va al 4,8% nello scaglione tra 15mila e 20mila euro.

Tra i 20 e i 32mila euro non è più calcolato in percentuale di reddito ma diventa una cifra fissa pari a mille euro tondi. Tra i 32mila e i 40mila euro si calcola attraverso una complessa equazione, ma in ogni caso si aggira sopra i mille euro. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) ha assicurato che questo farà crescere le buste paga. In realtà non sembra così scontato, perché per alcuni la situazione resterà sostanzialmente uguale e non è escluso che qualcuno possa addirittura perderci qualcosa. Infatti i redditi a ridosso dei 30mila euro guadagnavano circa 100 euro al mese dal taglio contributivo mentre ora avranno la cifra piatta di mille euro annui. Con il testo della manovra appena diffuso, per il momento nessuno si avventura in simulazioni precise.

Ma perché il governo ha scelto di sostituire il taglio del cuneo con questa nuova formula di bonus? I motivi sono due. Intanto, il taglio del cuneo alla voce contributi si traduceva in minori entrate per l’Inps. Inoltre, la soglia a 35mila euro creava uno scalone per chi arrivava a guadagnare poco più di quella cifra: l’aliquota marginale raggiungeva livelli altissimi, scoraggiando gli straordinari e rendendo più complesso il rinnovo dei contratti nazionali. Tra l’altro, lo sconto contributivo aveva l’effetto di aumentare il reddito imponibile ai fini Irpef, quindi una parte di quel beneficio era comunque tassata. Ora i nuovi bonus non concorrono alla formazione del reddito, quindi parliamo subito di cifre nette.

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