“Non so quando raggiungerà il livello dei compagni ma capisco la sua grande delusione quando entra ed esce continuamente dagli allenamenti: è arrivato in un campionato dove l’intensità è molto più alta rispetto alla Serie A. Abbiamo appena incontrato due squadre italiane, quindi ora posso affermarlo con sicurezza“. Pochi, pochissimi minuti e continui problemi fisici costringono Federico Chiesa a guardare le partite dalla panchina di Anfield. Trasferitosi in Inghilterra nelle ultime ore dell’ultima sessione di calciomercato, l’esterno italiano non ha ancora trovato la continuità necessaria per cercare di lasciare il segno. L’allenatore, Arne Slot, ha potuto constatare con i suoi occhi queste difficoltà: “Federico ha saltato l’intera preparazione atletica nel pre-campionato e, in un contesto in cui si gioca continuamente, è per lui è difficile fare quel passo necessario per raggiungere i livelli di intensità del resto della squadra”. Ritmi completamente differenti rispetto a com’era abituato nel campionato italiano. E la sua fragilità fisica, di certo, non aiuta. “Però ha firmato un contratto a lungo termine, quindi vedremo cosa ci darà una volta che sarà in forma. Al momento, sfortunatamente, è stato solo una o due volte tra i titolari e non di più”, ha concluso Slot.
Alla ricerca della continuità
Sono solo 78 i minuti giocati da Federico Chiesa nella sua prima stagione al Liverpool: 1′ in Champions League a San Siro contro il Milan, 18 in Premier League e 59 in Coppa d’Inghilterra. Poi, il vuoto. Acciacchi muscolari e pochissimo spazio, anche per la concorrenza. Quello che davvero fa la differenza, è il passo e l’intensità minima richiesta in Inghilterra, cosa che in Italia si verifica di meno. E quando i ritmi calano, difficile chiedere disimpegni di qualità a un calciatore che ha fatto degli strappi e della velocità i suoi maggiori punti di forza. Dopo la rottura del legamento crociato, Chiesa non è più tornato ai suoi livelli. Lui cerca di rincorrere, ma la Premier League non aspetta nessuno.