Ambiente & Veleni

Crisi climatica, rapporto Onu: “Scongiurare il disastro è ancora possibile ma il tempo sta scadendo”

È ancora tecnicamente ed economicamente possibile raggiungere l’obiettivo di rimanere sotto un aumento della temperatura di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, ma solo se ci sarà da subito una mobilitazione globale guidata dal G20 per ridurre tutte le emissioni di gas serra. Al momento, infatti, l’incremento è già a circa 1,2 gradi Celsius e l’aumento delle emissioni fino ai record attuali costringe ad alzare l’asticella.

Le nazioni devono impegnarsi collettivamente a ridurre le emissioni annuali di gas serra del 42% (rispetto ai livelli del 2019) entro il 2030 e del 57% entro il 2035 nel prossimo ciclo di contributi determinati a livello nazionale (Ndc). Ossia i piani non vincolanti da presentare entro la Cop30 che si terrà nel 2025 in Brasile. E a sostenere tale impegno con azioni rapide, altrimenti l’obiettivo di restare sotto 1,5°C, previsto dall’accordo di Parigi, verrà meno nel giro di pochi anni. Sono le conclusioni a cui giunge il rapporto Emission Gap Report 2024 dell’Unep, il Programma delle Nazioni unite per l’Ambiente. Nel titolo: “Niente più aria fritta…per favore!”. Gli impegni attuali degli Stati per il 2030, di fatto, non vengono rispettati e, comunque, anche se lo fossero, l’aumento della temperatura arriverebbe a 2,6-2,8°C, ben oltre la soglia che la scienza dice di non oltrepassare.

Gli scenari rispetto ai contributi dei singoli Paesi – Lo scenario a 2,6°C si basa sulla piena implementazione degli attuali Ndc, sia quelli incondizionati che quelli condizionati, ossia gli obiettivi che i paesi si impegnano a raggiungere, a patto che vengano soddisfatte alcune condizioni. E non è una differenza da poco. Secondo gli analisti dell’Unep, l’implementazione dei soli Ndc incondizionati attuali porterebbe a un riscaldamento di 2,8°C. Se si continuerà con le attuali politiche, invece, ci sarà un aumento “catastrofico” della temperatura, fino a 3,1° gradi Celsius. In base a questi scenari le temperature continuerebbero a salire nel prossimo secolo.

L’ipotesi più ottimistica? L’aggiunta di ulteriori impegni net-zero alla piena implementazione degli Ndc incondizionati e condizionati potrebbe limitare il riscaldamento globale a 1,9°C, ma attualmente su questa prospettiva c’è poca fiducia.

Guterres: “Stiamo giocando con il fuoco” – “Il divario delle emissioni non è una nozione astratta” ha affermato António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, in un messaggio video sul rapporto, presentato a poche settimane dalla Cop29 che si terrà a Baku, in Azerbaigian. “Esiste un collegamento diretto tra l’aumento delle emissioni e i disastri climatici sempre più frequenti e intensi. In tutto il mondo, ha detto, le persone stanno pagando un prezzo terribile. Le emissioni record significano temperature marine record che sovraccaricano uragani mostruosi; il caldo record sta trasformando le foreste in polveriere e le città in saune; le piogge record stanno provocando inondazioni bibliche. Stiamo giocando col fuoco, ma abbiamo esaurito il tempo”.

Gli obiettivi da raggiungere e l’orizzonte al 2035 – Il rapporto esamina quali dovrebbero essere gli obiettivi al 2030 e al 2035 per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C e di 1,5°C l’ aumento della temperatura. Guardando al 2030, per restare sotto 1,5°C, le emissioni devono diminuire del 42% rispetto ai livelli del 2019. Per raggiungere i 2°C le emissioni dovranno scendere del 28%. Ma le emissioni sono cresciute molto dai livelli del 2019, dell’1,3% su base annua fino ad arrivare al record di 57,1 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente nel 2023.

Ora il compito è più arduo. Da qui la necessità di un nuovo orizzonte temporale che tutti i Paesi dovrebbero aggiungere nei propri Ndc. Guardando al 2035, infatti, a livello globale le emissioni vanno tagliate ogni anno del 7,5% per restare sotto 1,5° di aumento della temperatura e del 4% all’anno per restare sotto i due gradi. Per arrivare a queste riduzioni, le nazioni dovrebbero tagliare le emissioni del 57% per restare sotto 1,5°C e del 37% per i +2°C. Chiaro l’appello alle nazioni di Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep: “Sfruttate i prossimi colloqui della Cop29 per aumentare l’azione ora, preparare il terreno per Ndc più forti e poi dare il massimo per intraprendere un percorso verso l’obiettivo 1,5 °C”. Senza una mobilitazione globale, ha detto “l’obiettivo dei +1,5°C morirà presto, e quello dei +2°C prenderà il suo posto in terapia intensiva”. Anche perché, l’entità dei tagli annuali necessari aumenterà con ogni anno di ritardo.

C’è il potenziale tecnico per triplicare le rinnovabili – Il rapporto mostra che esiste un potenziale tecnico per tagli alle emissioni rispetto al 2019 fino a 31 gigatonnellate di CO2 equivalente nel 2030 (ovvero circa il 52% delle emissioni, più del 42 per cento richiesto per restare sotto 1,5°) e 41 gigatonnellate nel 2035. E questo a un costo inferiore a 200 dollari per tonnellata di anidride carbonica equivalente. Secondo l’Unep, un maggiore utilizzo di tecnologie solari fotovoltaiche ed energia eolica potrebbe fornire il 27% del potenziale di riduzione totale nel 2030 e il 38% nel 2035. L’azione sulle foreste potrebbe fornire circa il 20% del potenziale in entrambi gli anni.

Altre valide opzioni includono misure di efficienza, elettrificazione e cambio di combustibile nei settori edilizio, dei trasporti e industriale. “Questo potenziale, scrive l’Unep, dimostra che è possibile raggiungere gli obiettivi della Cop28 di triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030, abbandonare i combustibili fossili e conservare, proteggere e ripristinare la natura e gli ecosistemi”.