Cinema

Gassmann e Gheghi negli abissi del peccato originale. Tra delitto e castigo, arriva alla Festa di Roma Mani nude di Mauro Mancini

di Anna Maria Pasetti

Il Male e le sue violenze, con tutte le cause e gli effetti di cui ab origine si caricano. Dopo il folgorante esordio Non odiare (2020) Mauro Mancini adotta il romanzo Mani nude (2008, Rizzoli) di Paola Barbato per confezionarne l’omonima trasposizione cinematografica presentata in prima mondiale alla 19ma Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public. Un testo durissimo quello diretto (e co-sceneggiato con Davide Lisino) dal regista romano che mette al centro il destino di due esseri umano, un uomo e un ragazzo, aggravato dal desiderio di vendetta e dal senso di colpa. Una sorta di Delitto e castigo dei nostri tempi ambientato in un’anonima location che alterna interni claustrofibico-orrorifici a esterni abbacinanti.

Protagonisti di questo umanissimo dramma di tentata redenzione travestito da thriller-noir sono Alessandro Gassmann nei panni del reclutatore Minuto e Francesco Gheghi in quelli del giovane Davide/Batiza, entrambi intensi e generosi nel sottoporre il proprio corpo a visibili cambiamenti, ovvero preparandoli ad affrontare una violenza corporea che in nessuna scena viene risparmiata.

Per ragioni e con “ruoli” diversi, i due si ritrovano infatti in un infernale nave/prigione/palestra dove con altri malcapitati sopravvivono allenandosi come gladiatori “underground” per spietati quanto letali combattimenti “a mani nude” su cui fioccano ricche scommesse e il cui pubblico – anche ricco ed elegante – si delizia sfogando un primordiale e macabro godimento per il Male. “Viviamo in un mondo violento in cui non si ascolta ma anzi, si ha solo voglia di zittire gli altri. E questo permea soprattutto i ragazzi. Mani nude è un film importante perché mostrando tale violenza riesce a far intravedere qualche germoglio di speranza” sottolinea Gassmann che con Mancini è alla sua seconda collaborazione dopo aver interpretato Non odiare. Da parte sua, con Mani nude il regista prosegue il suo studio di temi già presenti nell’opera di esordio, a partire “dall’origine del male e della necessità di praticare al violenza, un approfondimento del lato più oscuro del cuore umano”.

Lavoro ambizioso, crogiolo di generi (soprattutto Made in USA) risolto in un cinema a tinte forti, pur coi suoi eccessi Mani nude esprime uno sguardo mai banale bensì alla costante ricerca di lasciare un segno – anche disturbante – lontano dagli standard di certa mediocrità dell’ital-cine contemporaneo.

Gassmann e Gheghi negli abissi del peccato originale. Tra delitto e castigo, arriva alla Festa di Roma Mani nude di Mauro Mancini
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