Ormai in Calabria si può fare anche il direttore sanitario dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio senza averne i requisiti. È quanto avrebbe fatto Anna Maria Pasqualina Renda che, per oltre un anno, ha ricoperto uno degli incarichi più importanti dell’Asp reggina. Il condizionale è d’obbligo visto che i protagonisti della vicenda scrivono in atti ufficiali tutto e il contrario di tutto.
Il requisito per il corso di formazione – Ma andiamo con ordine perché occorre riannodare i fili per comprendere il motivo delle improvvise dimissioni del direttore sanitario dell’Asp di Reggio Calabria Anna Maria Pasqualina Renda. Dimissioni arrivate a stretto giro dall’interrogazione presentata in Consiglio regionale, dal conigliere del Pd Giovanni Muraca, al presidente Roberto Occhiuto (nella foto) dal Partito democratico che ha chiesto se la professionista “fosse, all’atto della propria nomina, in possesso di attestato rilasciato all’esito di un corso di formazione in materia di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria” e in quale “elenco regionale degli idonei alla carica di direttore sanitario di azienda pubblica era iscritta la professionista appena prima della nomina a direttrice sanitaria dell’Asp di Reggio Calabria”.
L’interrogazione – Due domande semplici alle quali il governatore di Forza Italia e braccio destro di Tajani non ha mai risposto. Eppure era sufficiente rileggere la delibera di nomina (la numero 692 del 6 luglio 2023) in cui il direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria Lucia Di Furia aveva scritto di aver “dato atto ai sensi della normativa” che il nome della dottoressa Renda era “fra i soggetti iscritti negli appositi elenchi regionali di idonei di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171”. Quali “elenchi regionali” non è dato saperlo ma di certo il dg dell’Asp ha scelto – scrive nella delibera – il “candidato ritenuto più idoneo, per l’esperienza e la professionalità maturate” facendogli firmare un contratto da quasi 124 mila euro all’anno, “al lordo di oneri previdenziali, assistenziali e ritenute di legge”. Un compenso che potrebbe lievitare “di un’ulteriore quota, fino al 20% dello stesso, – si legge nel contratto – sulla base dei risultati gestionali ottenuti e della realizzazione degli obiettivi fissati annualmente dal direttore generale”.
Le dimissioni – Occhiuto non risponde al Pd ma Anna Maria Pasqualina Renda si dimette e, dopo 24 ore, le sue dimissioni sono state accolte dal direttore generale Lucia Di Furia con una delibera trasmessa anche al presidente della Regione, nella qualità di commissario ad acta per il piano di rientro della Sanita calabrese, e alla Corte dei Conti. Nella lettera di dimissioni, l’ormai ex direttore sanitario si difende sostenendo di aver “conseguito l’attestato finale del Corso di formazione manageriale per i dirigenti di struttura complessa e aspiranti direttori sanitari organizzato dall’Istituto di management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa”. Un già direttore sanitario, quindi, che fa un corso per aspiranti direttori sanitari e consegue l’attestato, stando a quanto scrive, solo l’ “08/07/2024” quando già da un anno ricopre il ruolo per il quale stava studiando.
Non poteva essere altrimenti visto che, dal sito della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il bando per partecipare alla XXXII edizione del corso è stato pubblicato l’11 luglio 2023, cinque giorni dopo la nomina a direttore sanitario dell’Asp di Reggio Calabria di Anna Maria Pasqualina Renda che è stata ammessa a frequentarlo solo due mesi più tardi, il 25 settembre 2023. La pezza è peggio del buco in sostanza. E non solo per quanto riguarda l’attestato postumo del corso di formazione ma anche sulla questione degli elenchi regionali degli idonei direttori sanitari dove Renda sarebbe stata iscritta, stando alla delibera di nomina firmata dal dg dell’Asp di Reggio Calabria Lucia Di Furia.
La lettera – Sempre nella lettera di dimissioni, infatti, Renda scrive: “Mi corre l’obbligo di precisare di essere in possesso dei titoli per l’iscrizione all’albo dei direttori sanitari aziendali”. Il possesso dei titoli per l’iscrizione all’albo non è l’iscrizione all’albo, ma anche su questo Renda fornisce una sua spiegazione: “La mancata collocazione nell’elenco dei direttori sanitari è verosimilmente ascrivibile ad errore materiale commesso dall’ufficio regionale della Liguria”. Pertanto, secondo Renda, il fatto che il suo nome compaia nell’elenco degli idonei direttori socio-sanitari e non in quello dei direttori sanitari (che sono due figure differenti) “è frutto di un comportamento reso in totale buona fede, avendo la Regione Liguria decretato l’inserimento in un elenco diverso da quello richiesto”. Se così fosse, resta un mistero su come nel 2023 la Regione Liguria possa averla inserita nell’elenco degli idonei direttori sanitari senza il requisito obbligatorio del corso di formazione conseguito solo nel 2024.
“L’errore” – D’altronde, Renda era a conoscenza dell’ipotetico errore già dal 16 gennaio scorso visto che nel suo curriculum, pubblicato sul sito dell’Asp, si fa riferimento proprio alla “graduatoria degli idonei a direttore socio-sanitario aziendale” e non a quella di direttore sanitario. In ogni caso, se Anna Maria Pasqualina Renda dovesse avere ragione non è chiaro il perché si è dimessa, pur professandosi “assolutamente estranea gli attacchi ricevuti e in possesso di ogni titolo necessario”. Così come non si comprende il perché il direttore generale Di Furia ha accettato le sue dimissioni senza battere ciglio e si è privata del “candidato – sono le sue parole – ritenuto più idoneo, per l’esperienza e la professionalità maturate”.
Le reazioni – La segreteria regionale del Partito democratico, guidata dal senatore Nicola Irto, non ha dubbi: “La dottoressa Lucia Di Furia deve lasciare oggi stesso il ruolo di direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria – si legge in una nota – e, se non lo fa, deve essere rimossa domani stesso dall’incarico, per aver nominato direttore sanitario aziendale un professionista che, all’atto della nomina, non aveva l’iscrizione in alcuno degli elenchi regionali degli idonei al ruolo”. L’appello è rivolto anche al commissario e presidente della Regione Roberto Occhiuto che, secondo il Pd, avrebbe dovuto revocare subito l’incarico a Di Furia che è “il responsabile principale di questa vicenda, perché, secondo la legge, quale direttore generale era lei e non altri a dover valutare e verificare le domande e i curricula pervenuti al fine di nominare il direttore sanitario aziendale dopo l’accertamento del possesso effettivo dei requisiti”.
«Questa storia – conclude il senatore Irto – è molto grave per la tenuta della credibilità del Servizio sanitario della Calabria, che negli anni ha sofferto grossi problemi di disorganizzazione, di condizionamento mafioso e anche politico, di violazione delle regole e di incapacità gestionale. La direttrice generale Di Furia non ha operato alcun controllo preliminare e a questo punto ci auguriamo che la vicenda sia approfondita in tutte le altre sedi”. Anche se il Pd non lo dice espressamente, il riferimento è alla Corte dei Conti e all’autorità giudiziaria che, dopo l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, non potrà più indagare sulle eventuali irregolarità nella nomina di Anna Maria Pasqualina Renda. La stessa, nel suo curriculum, ha riportato che, negli anni 2016 e 2017, era “iscritta nella graduatoria degli idonei a ‘Direttore Sanitario Aziendale’ nella Regione Calabria”. Se fosse vero, delle due l’una: o non è più iscritta in quell’elenco (e quindi nel 2023 non aveva i titoli per essere nominata direttore sanitario dell’Asp di Reggio) o non lo è mai stata. E in quest’ultima ipotesi, non sarebbe più abuso d’ufficio.