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Israele uccide 3 soldati dell’esercito libanese mentre a Parigi si discute di come rafforzarlo. Fonti: “Presto conferenza a Roma su Unifil 3”

Israele ha preso di mira l’esercito regolare libanese nelle stesse ore in cui la Francia, da sempre molto vicina alle c lassi dirigenti del Paese dei cedri, ospita una conferenza internazionale per raccogliere sostegno alle forze statali di Beirut, considerate vitali per una soluzione diplomatica della guerra tra Israele e Hezbollah. Le forze armate hanno reso noto che tre soldati delle Lebanese Armed Forces sono stati uccisi alle 4:15 del mattino mentre evacuavano alcuni feriti alla periferia del villaggio meridionale di Yater. Finora le Israel Defense Forces avevano sostenuto di non operare contro l’esercito libanese.

Secondo fonti della sicurezza sono 13 i soldati libanesi uccisi dall’inizio delle ostilità nell’ottobre 2023. Altri 16 hanno perso la vita mentre erano in patria. Giusto ieri il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin aveva espresso la preoccupazione di Washington per gli attacchi israeliani contro le forze armate di Beirut, esortando Tel Aviv ad adottare misure per garantire la loro sicurezza e quella di Unifil, la missione di peacekeeping delle Nazioni Unite. Ma è proprio quest’ultima a essere finita nel mirino di Israele: dopo i 5 attacchi delle scorse settimane alle basi Unifil – accusata di non fare abbastanza per contrastare la presenza di Hezbollah nella zona cuscinetto istituita tra la Blu Line e il fiume Litani, oggi è arrivato quello all’esercito regolare di Beirut.

Armato e addestrato dagli Stati Uniti, quest’ultimo è uno dei due pilastri – l’altro è l’Unifil – su cui poggia la risoluzione 1701 votata all’unanimità nel 2006 dal Consiglio di sicurezza dell’Onu per pacificare la zona al confine tra Libano e Israele. I fatti dicono che ha poca influenza sul territorio nelle roccaforti di Hezbollah nel Libano meridionale e l’incontro di Parigi era stato convocato da Emmanuel Macron per ribadire che la risoluzione 1701 dovrebbe essere la base per una cessazione delle attuali ostilità. Lo scopo della conferenza lo aveva annunciato il presidente francese il 18 ottobre: raccogliere 500 milioni di euro per diversi obiettivi cui “l’assistenza alle istituzioni libanesi, prendendo le prime misure affinché l’esercito libanese possa essere dispiegato nel sud del Paese”.

Nonostante il premier israeliano Benjamin Netanyahu abbia più volte chiesto a Unifil di ritirare i propri uomini, la missione resta più che mai su un tavolo al quale siede anche l’Italia. A Parigi Roma è rappresentata dal Sottosegretario di Stato agli Esteri Giorgio Silli e oltre al rafforzamento delle forze di Beirut il governo italiano promuove la creazione di una forza Onu cosiddetta ‘Unifil 3‘ “in grado di far fronte alla nuova situazione”, hanno riferito fonti diplomatiche italiane. “L’obiettivo finale è reclutare, addestrare ed equipaggiare 6.000 nuove unità delle LAF”, ha affermato una fonte diplomatica italiana, aggiungendo che Roma organizzerà presto una propria conferenza incentrata su questo argomento. Qualsiasi futuro presidente libanese dovrà attuare gli accordi secondo cui “le armi devono stare unicamente nelle mani dell’esercito libanese e dello Stato libanese”, ha detto il premier libanese Najib Mikati a Parigi.

Il rafforzamento delle truppe regolari è un obiettivo perseguito negli ultimi anni sia dalla Francia che dall’Italia. A marzo Roma e Parigi insieme a diverse altre capitali europee avevano iniziato a parlare di un’operazione di supporto, economico e addestrativo, nei confronti dell’esercito libanese per consentire loro di migliorare le proprie capacità operative, incluse le attività di presenza e sorveglianza nel sud del Paese e agevolare la piena implementazione della risoluzione 1701. Il 17 giugno 2021 la Francia aveva tenuto una conferenza internazionale di sostegno all’esercito, già allora alla prese con problemi di forniture e pagamento degli stipendi dovuta alla crisi economica innescata nel paese dalla mega-esplosione del 4 agosto 2020 nel porto di Beirut. E più volte Parigi aveva risposto agli appelli del paese dei cedri: nel 2014 si era ritagliata un ruolo in un accordo finanziato dall’Arabia saudita che aveva accordato 3 miliardi di euro all’esercito libanese, a corto di equipaggiamenti, per l’acquisto di armi francesi.