A Palermo quando si sentono certe affermazioni che creano disgusto, si dice: “Mi viene i lanzare”, mi viene da vomitare. Ed è quello che è capitato a me nell’ascoltare Marina Berlusconi e Marcello Dell’Utri. La prima afferma che “Certi giudici nemici di tutto il Paese”. Il secondo: “Le toghe rosse? Non se ne sono mai andate”.

Matrimìa che affermazioni davvero inaudite e quindi mi sento di dire alla figlia di Berlusconi che certi imprenditori hanno foraggiato Cosa nostra a suon di milioni di lire (Cass., Sez. I, 9 maggio 2014 (dep. 1 luglio 2014), n. 28225, Pres. Siotto, Rel. Cassano, ric. Dell’Utri). Certi imprenditori, invece di recarsi in un commissariato di polizia, piuttosto che in una stazione di carabinieri e sporgere denuncia, come fece il galantuomo siciliano Libero Grassi, han preferito stipulare una polizza vita con lo stalliere, killer di Cosa nostra, al secolo Vittorio Mangano. Certi imprenditori, con l’avvallo dei suoi sodali di partito, trasformarono il Parlamento italiano, in un ufficio di stato civile, facendo approvare la parentela di una ragazza con Mubarak.

E ora il signor Marcello Dell’utri, che allorquando detenuto dicevano che era già salito sul traghetto di Caronte per essere condotto nell’aldilà e invece dopo anni – gli faccio i miei compimenti e auguri di lunga vita -, lo ritroviamo in ottima forma. Si sa il carcere, uccide soli chi non ha santi in paradiso.

Ricordo ancora oggi, la pletora di politici di qualsiasi colore politico, che urlavano, si sbracciavano, accusando lo Stato di essere insensibile a un morituro. Oggi, lo stesso signor Marcello Dell’Utri, la cui condanna penale in ordine al concorso esterno all’associazione mafiosa è passata in giudicato, si permette di dire che le toghe rosse ci sono ancora.

Suvvia signor Dell’Utri, lei si dovrebbe attaccare “u parra picca”, in palermitano e in italiano dovrebbe stare solo zitto. Io mi rifiuto di ritenerla mio concittadino e lo faccio in nome di Cassarà, Lillo Zucchetto, Beppe Montana, Roberto Antiochia, Natale Mondo, Chinnici, Falcone, Borsellino, che ebbi l’onore di lavorarci insieme e tutti uccisi da Cosa nostra proprio mentre lei prestava l’apporto, anche con dazioni di denaro inviate da Silvo Berlusconi.

Io non intendo apparire come il difensore d’ufficio dei magistrati, non ne hanno affatto bisogno, ma vivaddio sentire le vostre parole mi fanno lanzare.

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