“Nessuno più di noi sa che l’Egitto non è un Paese sicuro. Non lo è né per gli egiziani, né per gli stranieri. Basterebbe leggere la ‘scheda paese’ del ministero degli Esteri, dove si parla di sparizioni forzate e torture, violazioni dei diritti, privazioni arbitrarie della libertà. Oppositori politici, difensori dei diritti umani, dissidenti non sono al sicuro, considerati da un regime già definito da testimoni qualificati come ‘paranoico‘. Quindi è evidente che non è un Paese sicuro”. Queste le parole di Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, nel corso del processo in corso a Roma sul rapimento, le torture e l’omicidio del giovane ricercatore friulano.

“L’insistenza del governo Meloni nel voler definire l’Egitto ‘paese sicuro’ anche tramite decreto legge e dichiarazioni come quelle del presidente del Senato Ignazio La Russa sulle ‘vacanze’ al Cairo? Sono dichiarazioni che fanno male, come altre ne abbiamo sentite in questi anni”, ha replicato Ballerini, accanto ai genitori di Giulio. (“L’Egitto lo conosco bene, voglio andarci in vacanza a Natale, per visitare le piramidi e non solo. Non è sicuro neanche per me? Regeni? Non è da un singolo caso che si definisce la sicurezza di un Paese“, aveva detto in un’intervista a Repubblica la seconda carica dello Stato, ndr).

Sull’intervento normativo del governo, seguito al caso Albania, Ballerini aggiunge: “Dal punto di vista giuridico è particolarmente inquietante il fatto che non si tenga conto né di direttive europee né di decisioni della Corte di Giustizia, che invece sono cogenti, che si cerchi sempre di aggirare gli ostacoli, sulla pelle delle persone però. Perché se tante persone scappano dall’Egitto vuol dire che non è un Paese sicuro e per esperienza sul corpo di queste persone ci sono sempre segni di tortura“, ha concluso.

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