Laici e cattolici, centri sociali e volontari che operano nell’aiuto agli extracomunitari, associazioni e comunità impegnati nel sociale e nelle realtà missionarie. Un documento è stato firmato da 36 gruppi veronesi di diverso orientamento. Costituisce una riflessione e un seguito rispetto alle polemiche suscitate dalla morte di Moussa Diarra, il ventiseienne del Mali ucciso da un poliziotto domenica 20 ottobre davanti alla stazione ferroviaria Porta Nuova di Verona, mentre, in stato alterato, cercava di avventarsi sugli agenti armato di un coltello. Mentre le indagini continuano (imminente l’autopsia e l’affidamento delle perizie balistiche), la presa di posizione nasce come risposta alle molte reazioni politiche, a cominciare da quella del vicepresidente del consiglio, Matteo Salvini, che riferendosi alla vittima aveva detto: “Non ne sentiremo la mancanza”.
“Siamo rimasti sconvolti da quello che è accaduto alla stazione di Porta Nuova a Verona. Siamo rimasti scioccati dalle parole che poche ore dopo il ministro Salvini ha scritto sui social – è la replica delle associazioni – Non avevamo ancora collegato il fatto ad un volto, ad un nome, che già alcuni politici e politicanti stavano speculando sulla tragedia, parlando di stato di insicurezza. Siamo sconcertati dalle centinaia di commenti razzisti, discriminatori e inneggianti alla ‘giustizia fatta’ che hanno acceso le pagine social in questi giorni”. Il documento continua: “Come enti del terzo settore e associazioni di volontariato, ogni giorno scegliamo di vivere accanto alla fragilità, alla povertà e alla debolezza. Ogni giorno ascoltiamo storie e raccogliamo energie perché i sogni si realizzino e le tragedie non accadano, perché la vita di ogni uomo o donna sia promossa, sostenuta e condivisa”. Laici e credenti sono accomunati da una convinzione: “Crediamo nella costruzione di una società che si fa comunità. Per questo respingiamo ogni accusa di buonismo e dichiariamo che la bontà deve tornare ad essere un valore, che la solidarietà e l’umanità sono ciò che fondano la nostra democrazia. Quello che è accaduto a Verona, è l’epilogo drammatico, violento e ingiusto che accade quando all’accoglienza si sostituisce il respingimento, quando si costruisce un sistema securitario e persecutorio”.
È il cuore del problema, tra bisogno di sicurezza e dovere dell’accoglienza. “Fondare la sicurezza di qualche privilegiato sull’insicurezza di molti sventurati, non genererà mai salute, cura e città non violente. Chiediamo alle istituzioni di sostenere, ascoltare e promuovere con efficacia e concretezza le azioni che ognuna e ognuno di noi mette in atto. Questa è l’unica emergenza: un lavoro sinergico, accurato e fraterno”. Segue un elenco di compiti: dallo snellimento delle procedure che riguardano i migranti, a un “lavoro culturale ed educativo che sostenga nuove narrazioni, che diano voce alle fatiche, e alla reale condizione di chi si trova, come Moussa, a vivere nella precarietà, nell’incertezza e nella rassegnazione”.
Le associazioni si rivolgono “al mondo istituzionale e giornalistico” perché “usi parole rispettose, che elevino il senso della parola umanità”. “Non è più ammissibile un linguaggio violento, inneggiante alla morte e alla vendetta. Chi incute timore, chi grida alla giustizia davanti ad un ragazzo morto, chi gioisce della fine di una vita, e chi pensa alla morte come strumento risolutivo di problemi, non dovrebbe ricoprire ruoli istituzionali, perché anche questo è un atteggiamento incostituzionale”. Conclusione: “A Moussa, e a chi come lui è nella disperazione, chiediamo perdono per non essere arrivati in tempo. Alle altre, agli altri, ricordiamo di ‘restare umani’”.
Intanto il sindaco Damiano Tommasi ha preso le distanze dalle dichiarazioni dell’assessore alle politiche giovanili Jacopo Buffolo, che in un post aveva scritto: “A un bisogno di aiuto e di cura si è risposto a colpi di pistola”. “Purtroppo uno sbrigativo inoltro di un post da parte dell’assessore Buffolo ha dato modo a chi, ancora oggi, parla alla pancia delle persone, di poter strumentalizzare ulteriormente un dramma umano che ci ha colpiti tutti. L’infelice riduzione in slogan presente nel testo di invito alla serata di cordoglio per il giovane Moussa non deve far minimamente pensare che la collaborazione, la fiducia e la vicinanza alle forze dell’ordine tutte sia venuta meno o non sia totale”.