Ambiente & Veleni

Il centro visite della riserva naturale viene affidato ai cacciatori. Wwf: “Vicenda tragicomica, intervenga la Regione”

Ci sono aironi, folaghe, cicogne bianche; in inverno anche le gru. È una riserva naturale protetta di quasi 2mila ettari estesa tra le province di Pistoia e Firenze. Un’oasi di biodiversità, di fatto. Eppure la gestione del centro visite della Riserva naturale di Padule di Fucecchio è stato affidata ai cacciatori. Ebbene sì, il Comune di Larciano ha pensato bene di assegnare la struttura – chiusa dallo scorso gennaio – alla sezione locale di Federcaccia. Legambiente e Wwf, esprimendo la propria indignazione, parlano di “vicenda tragicomica” e invocano l’intervento della Regione Toscana.

Il bando dell’amministrazione chiedeva ai partecipanti, genericamente, di avere tra le proprie finalità statutarie la tutela e la valorizzazione ambientale. Non uno degli scopi principali di un’associazione – Federcaccia – che promuove un’attività ludica – quella venatoria – che poco ha a che vedere con la difesa della biodiversità. Il bando, per di più, come denunciato dal Wwf Toscana, non specificava di “dimostrare di avere esperienza e competenze in merito e di portare avanti davvero attività di tutela dell’ambiente”. Così il centro passerà in mano ai cacciatori e a un’associazione che si occupa di persone disabili. Con un’aggravante: il centro in questione è nato dieci anni fa con fondi pubblici (circa 680mila euro), in gran parte finanziamenti comunitari finalizzati alla sviluppo economico e sostenibile delle aree protette.

Per il delegato del Wwf Toscana, Guido Scoccianti, i cacciatori “da decenni non solo depauperano la fauna selvatica dell’area palustre con la loro attività di caccia, ma sono anche il primo e maggiore ostacolo all’ampliamento dell’area protetta“. L’amministrazione comunale – è il ragionamento – avrebbe potuto agire diversamente: “Bastava copiare il bando del Comune di Altopascio (Lucca) per la gestione del Centro visite di Sibolla” che “ha garantito la partecipazione di associazioni che si occupano davvero della tutela ambientale e della biodiversità. A Larciano invece si è preferito concedere i locali senza chiedere progetti o garanzie di attività sull’ambiente basate su rigorose conoscenze tecnico-scientifiche e programmi di visite effettuate con personale autorizzato”. Per Legambiente il coinvolgimento di Federcaccia rappresenta “un epilogo quanto meno sorprendente, che non può non indignare“, anche perché il Comune di Larciano “ha preferito assecondare nella maniera più sfacciata le velleità di quanti hanno da sempre osteggiato la riserva naturale. Ci auguriamo che la Regione Toscana sappia adesso risolvere questo increscioso incidente di percorso”.

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