Un sospiro di sollievo per la Alviero Martini Spa. Il Tribunale di Milano ha revocato in anticipo l’amministrazione giudiziaria a cui la celebre casa di moda era stata sottoposta a gennaio 2024. Un provvedimento che aveva scosso l’azienda, accusata di non aver controllato a sufficienza la sua filiera produttiva, finendo per agevolare indirettamente lo sfruttamento di lavoratori in alcune fabbriche cinesi nell’hinterland milanese. “La società ha dimostrato una profonda comprensione della ratio della misura”, spiega la giudice delegata Giulia Cucciniello, “cogliendola come un’occasione per dotarsi di strumenti di controllo interno e per riscoprire una cultura della legalità estesa a tutta la catena produttiva”.
L’azienda ha infatti implementato un modello organizzativo 231, ha introdotto nuove procedure di controllo sui fornitori e ha interrotto i rapporti con le aziende “a rischio”, dimostrando un impegno concreto nel contrastare lo sfruttamento lavorativo. Per questo, “il Tribunale ha ritenuto che l’organizzazione e l’applicazione delle procedure relative al controllo fornitori, l’istituzione dell’organismo di vigilanza e la risoluzione del rapporto con un fornitore rivelatosi a rischio in tempi estremamente rapidi sono tutti elementi che danno conto di un atteggiamento positivo della società che ha saputo reagire nel modo corretto“, si legge nella nota del presidente del Tribunale, Fabio Roia.
E i risultati si vedono anche nei numeri: “Il fatturato è in crescita”, confermano gli amministratori giudiziari Ilaria Ramoni e Marco Mistò. “C’è stato un piccolo calo nei mesi di luglio e agosto, ma complessivamente rispetto all’anno 2023 è in crescita. Le vendite in Italia sono in calo, ma quasi compensate dall’aumento del franchising. La crescita del fatturato è data dall’incremento delle vendite estere”.
La revoca dell’amministrazione giudiziaria rappresenta un importante traguardo per la Alviero Martini Spa, che ha dimostrato di saper affrontare le difficoltà e di adottare un approccio etico e responsabile. Un esempio positivo per l’intero settore della moda, spesso chiamato a confrontarsi con il problema dello sfruttamento lavorativo nella filiera produttiva: “Non solo la società ha risposto in modo pronto e collaborativo“, commentano Ramoni e Mistò, “ma ha anche dimostrato a tutto il comparto che se si vuole, certi controlli si possono fare e sono concretamente attuabili sul campo. Auspichiamo che questo esito positivo apra la strada alla stessa modalità operativa anche per gli altri brand sul territorio nazionale”.