Roberto Mancini dice addio all’Arabia Saudita: la sua avventura da ct più pagato al mondo è durata poco più di un anno. Ad agosto 2023 la fuga dalla Nazionale italiana per firmare un contratto da circa 25 milioni di euro all’anno con il regime di Bin Salman. Il grande obiettivo? Portare l’Arabia Saudita ai Mondiali 2026, iniziare a costruire un progetto a lungo termine. Missione fallita, come annuncia la Tv di stato saudita Al Ekhbariya in poche parole: “La Federcalcio saudita comunica di aver raggiunto un accordo per la risoluzione del contratto dell’allenatore della Nazionale Roberto Mancini”. Il nome del nuovo allenatore sarà reso noto entro qualche giorno.

Solo 5 punti e terzo posto in classifica: questa in sintesi la situazione che ha portato all’addio di Mancini, con la corsa ai prossimi Mondiali che rischiava di compromettersi. I tifosi lo contestavano da tempo, mentre il ct italiano cercava di difendersi in conferenza stampa: “Tre anni fa era completamente diverso da oggi, c’erano giocatori più giovani e più bravi, giocatori che giocavano sempre. Se volete vivere nel passato, vivete nel passato”. Una situazione molto complicata da gestire, dentro e fuori dal campo. Dopo lo 0-0 contro il Bahrain, Roberto Mancini era stato fortemente contestato dai tifosi presenti sugli spalti.

Le polemiche continuavano da settimane. La questione per Mancini riguarda lo scarso impiego dei suoi giocatori nei club durante l’anno: l’arrivo di tanti giocatori europei, per di più a fine carriera, certamente non aiuta la crescita della nazionale e non abitua i calciatori – quando chiamati in causa – a mantenere un certo ritmo partita. Così, Roberto Mancini si sente penalizzato da questa situazione: “Tre anni fa i giocatori sauditi giocavano tutte le partite. Oggi, tra il 50 e il 60% di loro non gioca”. Il gioco della sua Nazionale però non ha mai convinto nessuno. I nervi tesi hanno fatto il resto.

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