Chiede di andare a riferire la sua versione sulla strage di via d’Amelio, in particolare in relazione a quello che gli ha raccontato l’ex pentito Maurizio Avola. Mentre infuria il cosiddetto caso Scarpinato, Michele Santoro vuol essere ascoltato dalla commissione Antimafia. Il giornalista ha pubblicato sulla sua pagina facebook il testo della lettera inviata alla presidente Chiara Colosimo per chiedere di essere audito.

Una richiesta che, come sottolinea lo stesso Santoro, è legata al momento delicato vissuto dalla commissione di Palazzo San Macuto: il centrodestra ha appena presentato la sua proposta di modifica della norma che istituisce la commissione, per escludere dai lavori i parlamentari in conflitto d’interessi. Un provvedimento che potrebbe far scattare l’allontanamento dalle audizioni sulla strage di via d’Amelio di Roberto Scarpinato, senatore del Movimento 5 stelle. L’ex procuratore generale di Palermo è stato intercettato mentre discuteva al telefono col suo ex collega Gioacchino Natoli, poco prima dell’audizione di quest’ultimo in Commissione. Secondo La Verità i due avrebbero “aggiustato” il contenuto della deposizione di Natoli. Ricostruzione finora sempre smentita da Scarpinato, che per questo motivo – è l’accusa di molti esponenti della maggioranza – andrebbe allontanato dai lavori parlamentari sulla strage di via d’Amelio.

Sarebbe questo, secondo il centrodestra, il profilo d’incompatibilità di Scarpinato. Ma secondo Santoro c’è anche altro. “Il dibattito in corso tra le forze politiche sull’opportunità della presenza nella Commissione da lei presieduta del Senatore Roberto Scarpinato, mi spinge ad accelerare la richiesta di essere audito che avevo intenzione di rivolgerle. Sarebbe importante avere la possibilità di fornire la mia versione della strage di via D’Amelio confutando critiche e giudizi privi di qualunque fatto a loro sostegno”, è l’incipit della mail inviata dall’ex conduttore Rai alla presidente Colosimo. “Come è noto – prosegue Santoro – il senatore Roberto Scarpinato in più occasioni ha denunziato l’esistenza di recenti depistaggi e tra essi ha incluso il mio libro Nient’altro che la verità, pubblicato ad aprile 2021, scritto con la collaborazione di Guido Ruotolo, basato sulla vita del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, che ha raccontato il ruolo della famiglia catanese di Nitto Santapaola nelle stragi e, per la prima volta, avendone preso parte, ha descritto nel dettaglio la composizione del commando autore dell’attentato nel quale persero la vita il giudice Borsellino e la sua scorta”.

Nel saggio di Santoro e Ruotolo, infatti, è riportata la versione di Avola, ex killer del clan dei Santapaola di Catania, pentito dal 1994, che tra il 2019 e il 2020 – quindi dopo quasi 26 anni di collaborazione con la giustizia – ha sostenuto per la prima volta di aver partecipato alla strage di via d’Amelio. “Scarpinato – ricorda Santoro – ritiene che le dichiarazioni di Avola siano false e sollecitate da terzi, dunque strumento di consapevole depistaggio. Il tema della mia audizione riguarderà, in particolare, l’indicazione di fatti oggettivi e verificabili che consentono di affermare che quanto pubblicato nel libro non solo non sono accuse eterodirette, come peraltro già accertato dalla stessa Autorità Giudiziaria di Caltanissetta, ma che è assolutamente necessario continuare a indagare per accertarne la verità o smentirle in maniera definitiva con dati di fatto incontrovertibili“.

Dunque Santoro chiede di essere audito per smentire le dichiarazioni di Scarpinato sui tentativi di depistaggio delle indagini compiuti usando le dichiarazioni di Avola. Ora è bene chiarire che, comunque la si pensi, il libro di Santoro si limita soltanto a riportare le accuse dell’ex pentito. Non è però esatto scrivere che l’Autorità Giudiziaria di Caltanissetta ha accertato che le accuse dell’ex killer non siano eterodirette. Intanto perché su questa vicenda è ancora in corso un’indagine. Per capire l’origine delle dichiarazioni di Avola i pm hanno intercettato pure gli stessi Santoro e Ruotolo (non indagati), con mezzi invasivi che sollevano qualche dubbio sul rispetto della professione giornalistica. Secondo il procuratore Salvatore de Luca e l’aggiunto Pasquale Pacifico l’ex killer dei Santapaola non è credibile. Per questo motivo hanno chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, definendo come “assai probabile” che le dichiarazioni di Avola “possano essere state eterodirette da parte di soggetti, non identificati sulla scorta delle indagini in corso, interessati a porre in essere l’ennesimo depistaggio”. Per i pm i racconti dell’ex pentito sembrano talvolta “tappare i buchi” che nella ricostruzione della strage di via d’Amelio sono rimasti aperti su mondi esterni a Cosa Nostra. Vuoti rimasti insoluti anche dopo le rivelazioni del collaboratore Gaspare Spatuzza.

La procura, inoltre, aveva documentato come il 18 luglio del 1992, il giorno prima della strage, Avola non si trovasse a Palermo ma a Catania, con un braccio ingessato a causa di una frattura al polso. Anche per questo motivo i pm volevano archiviare l’inchiesta. Nell’ottobre del 2023, però, il gip Santi Bologna ha rigettato la richiesta, ordinando altri sei mesi di nuove indagini. Di mesi ne sono trascorsi dodici e adesso la procura deve prendere una decisione: chiedere nuovamente l’archiviazione o esercitare l’azione penale. I pm sono ancora convinti dell’inattendibilità di Avola? O hanno cambiato idea e ora lo ritengono credibile? Nel primo caso, l’ex killer rischia un processo per calunnia. È in questa delicata fase, in cui l’ufficio inquirente nisseno deve formalizzare la sua decisione, che Santoro vuole essere audito dalla commissione Antimafia.

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