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Brics, il vertice di Kazan apre una speranza: ai popoli europei la necessità di coglierla

Tra il 22 e il 24 ottobre, a Kazan in Russia, si è svolto il XVI Vertice dei Brics. Si tratta di un evento la cui importanza va al di là della cronaca perché rappresenta in modo plastico una tappa di un processo storico che sta cambiando, in meglio, la realtà del mondo. L’importanza del vertice è innanzitutto data dalle dimensioni: i paesi Brics insieme rappresentano circa il 45% della popolazione del pianeta e il 35% dell’economia mondiale.

I punti decisivi che voglio sottolineare però non sono quantitativi ma qualitativi.

Innanzitutto la postura dei Brics. Noi veniamo da un mondo unipolare in cui gli Stati Uniti hanno fatto il bello e cattivo tempo per vari decenni. I Brics pongono con chiarezza la necessità di superare questa situazione per arrivare ad un mondo multipolare. Gli Stati Uniti per scongiurare il pericolo di perdere la loro posizione di dominio stanno determinando uno stato di guerra che cerca – per via militare – di impedire questa grande transizione da un mondo unipolare ad un mondo multipolare. Di fronte a questa situazione di aggressione occidentale, il vertice di Kazan non ha dato vita ad un blocco contrapposto a quello costituito dagli Usa. Ha esplicitamente affermato che l’appartenenza ai Brics è compatibile con l’appartenenza alla Nato e che non esistono obblighi di principio per i paesi che vogliano far parte dei Brics.

Mentre gli Usa per cercare di evitare la perdita della loro condizione di dominio stanno spaccando il mondo in due con politiche di guerra, i Brics tengono fermo l’obiettivo di dar vita ad un mondo multipolare non in contrapposizione all’Occidente, ma semplicemente non succube dell’Occidente, indipendente. Non a caso nella risoluzione finale un capitolo importante è dedicato alla riforma delle Nazioni Unite, di cui si chiede il rafforzamento e la riforma in modo da renderle più democratiche e maggiormente rappresentative del mondo così come è oggi. Mentre l’Occidente a trazione Nato si pone l’obiettivo di consolidare le diseguaglianze attraverso una politica di guerra, i Brics si pongono l’obiettivo di costruire un mondo multipolare maggiormente democratico ed egualitario.

In secondo luogo le proposte concretamente avanzate dai Brics non sono finalizzate a favorire questo o quel paese, ma hanno un effettivo elemento egualitario anche sul piano economico. Ad esempio la riforma monetaria che i Brics auspicano non propone di sostituire al dollaro statunitense la moneta cinese o quella russa o di chi altro; bensì propone di dar vita ad una nuova unità di conto internazionale che non dipenda da nessuno stato e da nessuna economia. Si tratta di una proposta di superamento degli accordi di Bretton Woods del 1944, che non a caso si muove nella direzione delle proposte che in quella sede avanzò Keynes e che vennero bocciate dagli Stati Uniti che, a partire dal loro ruolo di potenza economicamente egemone, vollero sancire anche la posizione di potere sul piano finanziario. Le proposte Brics non vanno quindi nella direzione di rovesciare le gerarchie finanziarie che gli Usa vogliono conservare, ma di superare queste stesse gerarchie. Anche questa non è una cosa da poco conto.

In terzo luogo un dato politico. Al vertice ha partecipato Antonio Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite. Quello stesso Guterres è stato considerato persona non gradita dal principale alleato degli Usa, lo stato di Israele. Parimenti lo stesso Guterres è considerato un traditore – al pari del Papa – dall’altro grande simbolo dell’Occidente: il regime ucraino di Zelensky.

Non voglio proseguire oltre, ma confido che il vertice di Kazan, che non si è rivolto all’Occidente come nemico ma che ha avanzato una serie di proposte per riformare la governance mondiale in senso maggiormente egualitario e democratico, possa essere colto dai popoli occidentali per quello che è: una occasione per superare questa situazione di guerra e di ingiustizia planetaria. Dovrebbero accorgersene soprattutto i popoli europei che da questa situazione di dominio statunitense non hanno nulla da guadagnare, anzi: mentre fanno la guerra a Cina e Russia, gli Usa scaricano i costi sull’Europa. Prima i popoli europei si rendono conto di questa situazione e rivendicano l’indipendenza dell’Europa dagli Usa, prima finiranno le guerre e si costruirà finalmente un mondo multipolare in cui l’Europa possa stare a pieno titolo e portare il suo contributo.

Il ruolo dei popoli europei è da questo punto di vista decisivo: se restano succubi degli Usa favoriscono la guerra. Se i popoli europei si rivoltassero contro gli Usa, renderebbero impossibile la prosecuzione delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente e nello stesso tempo porrebbero le basi materiali per un mondo finalmente multipolare e democratico. Anche per questo occorre costruire una alternativa politica ai servi scemi degli Usa, che siano di centro destra o di centro sinistra.