“Il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti Climatici, approvato dal governo? Senza fondi è come una scatola vuota. La transizione energetica? Meloni vuole puntare sul nucleare, dando ancora più tempo ai produttori di gas. E che dire della marcia indietro sulle rinnovabili, con il decreto agricoltura, che vieta il fotovoltaico sulle aree agricole anche degradate?”. Per Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, il bilancio di due anni di governo Meloni sul fronte ambientale è negativo. “Per non parlare”, continua, “della guerra all’auto elettrica, del Far West contro cinghiali e grandi carnivori e della criminalizzazione di chi protesta per il clima e contro le grandi opere”.
Partiamo dall’adattamento. Cosa (non) si è fatto?
Il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, approvato dieci mesi fa, prevede 361 azioni di diverso grado e priorità. Ma se non mettiamo risorse economiche, che non ci sono per il 2024 e verosimilmente per il 2025, resta una cosa scritta e basta. Non ci sono le risorse per l’adattamento in agricoltura, nel settore turistico, non ci sono risorse non solo per fare le vasche di laminazione, ma anche per fare le desigillature. E soprattutto per spostare interi quartieri e aree industriali che oggi sono ad elevato rischio idrogeologico e dove dunque non si può più continuare a vivere: penso a case o stabilimenti produttivi romagnoli andati sott’acqua quattro volte nell’ultimo anno e mezzo.
Sull’energia e la transizione energetica, invece?
Il governo Meloni sta giocando un ruolo negativo, perché lanciando il piano Mattei di fatto ha rilanciato gli investimenti sul gas. Ma soprattutto agisce contraddittoriamente: da un lato approva i decreti Fer X per gli incentivi alle nuove rinnovabili e a quelle tradizionali, parallelamente però vuole il ritorno del nucleare, tanto che lo ha inserito nel Piano Nazionale energia e clima (Pniec). Il fatto è che probabilmente il nucleare in Italia non si farà mai, ma ci farà perdere tempo per la decarbonizzazione e di questo tempo beneficeranno “i signori del gas”, che vedranno allungare nel tempo i loro guadagni da estrazione e consumo di gas. Ma sulle rinnovabili il governo ha fatto anche altro.
Cosa?
Partiamo dai numeri. In Italia nel 2021 si sono installati 1GW e mezzo di nuovi impianti a fonti rinnovabili, nel 2022 sono diventati 3, 6 nel 2023, alla fine del 2024 dovremmo arrivare a 7,5. Insomma, un’accelerazione. Eppure, con il decreto agricoltura, il governo ha deciso di vietare il fotovoltaico a terra anche nelle aree degradate e nelle aree agricole inquinate (dove pure si coltiva senza controlli), consentendo solo l’agrivoltaico sospeso. Con il decreto sulle aree idonee, poi, il governo delega le regioni ad approvare le linee guida su dove realizzare impianti. E abbiamo visto in Sardegna cosa è successo, la giunta ha varato un disegno di legge che vieta l’installazione di impianti rinnovabili sul 99% del territorio sardo. Anche il repowering degli impianti eolici, cioè la sostituzione di molti impianti piccoli con meno impianti grandi, è stato sostanzialmente vietato. Si tratta di un pessimo precedente, che rischia di essere copiato in altre regioni e che, combinato con le altre leggi del governo, potrebbe fermare la rivoluzione energetica in Italia.
Ma come possiamo allora raggiungere gli obiettivi di neutralità previsti da accordi che pure abbiamo firmato?
Ce lo chiediamo anche noi e lo chiediamo al ministro Pichetto Fratin, che pure ha inviato a Bruxelles un Pniec che prevede 65 nuovi gigawatt di impianti rinnovabili al 2030. E lo chiediamo anche alla Todde, che sostiene di voler produrre 6 nuovi GW di energia rinnovabile in Sardegna.
Un’altra battaglia di retroguardia di questo governo è stata quella sull’auto elettrica. Che ne pensa?
Occorre abbandonare un approccio ideologico, sia da parte del governo che di Confindustria. L’elettrico sarà la modalità per muoversi di domani mattina, ma per arrivarci pronti bisogna lavorarci da subito, altrimenti ci supereranno i cinesi – che già l’hanno fatto, sono trent’anni che siamo circondati da prodotti cinesi, anche macchine non elettriche – ma anche gli statunitensi, i tedeschi e altri. Mi chiedo poi perché, allora, Giorgia Meloni a luglio abbia incontrato Xi Jinping per firmare un memorandum di collaborazione che prevede lo sviluppo di auto elettrica e rinnovabili. Il governo dovrebbe spingere le aziende, a partire da Stellantis, a fare velocemente gli investimenti per produrre auto elettriche da vendere nel mondo: così non perderemo posti di lavoro, l’altro spauracchio che viene inutilmente agitato.
Sulla biodiversità, invece, cosa ha fatto questo governo?
Premesso che il tema della biodiversità, e della tutela delle aree protette, non è mai stato un obiettivo per nessun governo, mi sembra che i disegni di legge del centrodestra in parlamento, più che puntare a gestire la fauna, vogliano la creazione di un vero far west. Ma non è così che potremo salvaguardare le produzioni degli agricoltori minacciate dai cinghiali. Anche su lupi e grandi carnivori serve abituare i cittadini alla convivenza, ci sono progetti che hanno dato risultati importanti: se pensiamo di risolvere questo problema con i fucili non abbiamo capito nulla.
Questo governo si è distinto anche per misure contro la protesta, in particolar modo ambientale.
Ecco, in conclusione, vorrei dire che ci piacerebbe molto che l’approccio sicuritario che il governo ha dimostrato con i vari decreti sicurezza – facendo entrare nel codice penale “pericolosi” soggetti come chi protesta e chi imbratta – fosse applicato anche alle agromafie che oggi invece sono ancora fuori dal codice penale. Si tratta di organizzazioni criminali che minano la sicurezza dei consumatori del nostro paese e che si sono infiltrati in una delle filiere del made in Italy. C’è un disegno di legge che fu scritto qualche anno fa, pensi, da Coldiretti con un gruppo di lavoro presieduto dall’ex magistrato Giancarlo Caselli. Questo disegno andrebbe approvato immediatamente, per rendere più sicuro il nostro paese. Invece, più comodamente, si preferisce prendersela con altri soggetti molto più “deboli”.