Real Madrid e Barcellona sono state le protagoniste dei due match più spettacolari della terza giornata di Champions, con i nove gol complessivi rifilati a Borussia Dortmund e Bayern: ritrovarle di fronte al Santiago Bernabeu, nel Clàsico numero 258 –105 successi per i Blancos, 100 per i Blaugrana, 52 pareggi, le 43 amichevoli sono escluse dal conto – è un inno alla gioia per chi ama il calcio. Vinicius e Raphinha, con le due triplette europee, hanno scaldato il motore, ma c’è altra “polpa”: il debutto di Kylian Mbappé nella supersfida di Spagna, la presenza di Hansi Flick – anche lui all’esordio – sulla panchina blaugrana, la prima sfida assoluta tra il coach tedesco e Carlo Ancelotti, le assenze pesanti di Courtois e Rodrygo tra i Blancos e, soprattutto, le elementari questioni di classifica. Il Barcellona comanda la Liga a quota 27 – 9 successi e 1 ko -, il Real insegue con 24 punti – 7 vittorie e 3 pareggi -. La situazione è molto semplice: se i catalani dovessero fare il colpaccio al Bernabeu, allungherebbero a +6; in caso di trionfo dei madridisti, aggancio in vetta; con il pareggio, tutto come prima, o forse no.
Il Clàsico non è mai stato, non è e non sarà mai una partita normale. Dal primo confronto, nel 1902, ha segnato la storia del calcio spagnolo, ma nel corso del tempo è diventato un evento internazionale. Nel mondo si usa la parola “Clàsico”, con le sue traduzioni in lingue diverse, per connotare le super sfide: per esempio, Manchester United–Liverpool e Bayern Monaco–Borussia Dortmund. Ma niente e nulla potrà mai avere i contenuti di Real Madrid-Barcellona. C’è materiale che va ben oltre il contesto sportivo. La Spagna centralista contro le aspirazioni indipendentiste della Catalogna. Le divisioni profonde maturate durante la guerra civile (1936-1939), in cui il Real divenne simbolo del franchismo e il Barça una bandiera repubblicana, con un evento tragico a segnare la storia: il presidente blaugrana, Josep Sunyol, arrestato e giustiziato senza processo dalle truppe del generale Franco. La vicenda di mercato riguardante Alfredo Di Stefano, praticamente scippato dal Real, nonostante l’accordo raggiunto con i Blaugrana nel 1953: il fuoriclasse argentino di origine italiana giocò 396 gare e segnò 308 gol in Blancos, portabandiera dell’era-Bernabeu. La lotta filosofica tra potere e contropotere. Le filosofie di gioco diverse: Galàctico il Real, letterario il Barça.
Un contenzioso secolare, un’abissale differenza di idee e di valori, ma anche una sfida irrinunciabile. Il Clàsico illumina la Liga, produce un business importante, è segnale di vitalità: il Real non può fare a meno del Barcellona, il Barça perdere il suo-altro senza i Blancos. I social sono illuminanti. Real Madrid e Barcellona sono i club con il maggior seguito nel mondo: Blancos primi con 394 milioni di followers, Blaugrana secondi a quota 333 milioni. Puoi trovare una maglia del Barcellona nel profondo della foresta amazzonica, c’è una camisola blanca in tutte le nazioni del mondo. L’epica delle sfide Messi-Ronaldo è stato forse il capitolo più suggestivo di sempre: l’argentino guida la classifica dei cannonieri della supersfida con 26 gol, il portoghese segue a quota 18. Il Real ha vinto 101 trofei, il Barcellona 94. I migliori giocatori di sempre hanno indossato le maglie di questi due club, con le eccezioni di Pelé ed Eusebio: Di Stefano, Maradona, Cruijff, Neeskens, Romario, Messi, Ronaldo il Fenomeno, Zidane, Ronaldinho, Ibrahimovic, Rivaldo, Cristiano Ronaldo, Iniesta.
La tradizione continua con Mbappé, Vinicius, Yamal, Lewandowski. Il Barcellona produce talenti in quantità industriale: contro il Borussia Dortmund, ben sei “canterani” nella formazione iniziale e età-media di 23,45 anni. Il Real compra i migliori: un anno fa Bellingham, nel 2024 Mbappé. In comune, Real e Barcellona hanno il senso dello spettacolo, la mania di grandezza, le spese folli, due stadi mitici, un fascino irresistibile. Il mondo è pieno di grandi sfide, ma sono tutte imitazioni: c’è un unico Clàsico, Real-Barcellona/Barcellona-Real, il resto non conta.