Potrebbero stupire le elezioni generali che si svolgeranno in Giappone domenica, dove si adombra una pesante sconfitta per la coalizione LDP – Komeito (Soka Gakkai), in carica da infinitamente lunghi decenni. Il 27 ottobre – a seguito delle dimissioni del premier Kishida Fumio per la scarsa approvazione del suo Gabinetto coinvolto negli scandali sui finanziamenti illeciti, e della nomina del nuovo primo ministro Ishiba Shigeru – i cittadini e le cittadine del Sol Levante si recheranno alle urne per assegnare i 465 seggi della Camera Bassa.
I sondaggi effettuati dalle principali agenzie di stampa, da Kyodo al quotidiano Nikkei, contrastano nelle previsioni, un dato però emerge: la palpabile impopolarità del partito al governo del Paese quasi ininterrottamente dalla fine della seconda guerra mondiale. Quel Partito Liberal Democratico che secondo gli analisti potrebbe non riuscire ad assicurarsi i 233 seggi necessari (ne aveva 256 il 9 ottobre quando è stata sciolta la Camera, più quelli di Komeito che ne deteneva 32, ma anche questo partito nelle previsioni ne perderà) portando così a un bel subbuglio politico che non accade in Giappone dal 2009, quando vinse per l’unica volta fino ad oggi, il Partito di centro sinistra “Democratico del Giappone” con la conseguente nomina del primo ministro Hatoyama Yukio. Che cosa succederebbe al Paese se la premiata “coppia” LDP-Komeito ne perdesse la guida?
Una opzione che si legge sui media è che i due sconfitti potrebbero chiedere al Partito Democratico del Popolo di formare una coalizione a tre, sebbene martedì parlando con i giornalisti il leader del DPP, Tamaki Yuichiro, abbia negato tale evenienza e affermato però che sosterrebbe alcune delle politiche LDP qualora risultassero in linea con quelle del suo partito, ad esempio la necessità di utilizzare l’energia nucleare.
Chiedere allora al Partito Costituzionale Democratico del Giappone (CDP) di formare una coalizione? Anche questa possibilità sembra non trovare grande consenso da parte del suo leader, Noda Yoshihiko, il quale parrebbe invece favorevole a unirsi al DPP, formando una coalizione tra i due. Si prevede dunque, nel caso LDP e Komeito non riuscissero a ottenere i seggi necessari dall’elezione di domenica, un’intensa corsa tra i partiti giapponesi per riuscire a formare un blocco in grado di governare. Dovrebbero farlo anche molto in fretta per trovarsi pronti a nominare un nuovo primo ministro durante la prossima sessione parlamentare prevista per novembre.
Nel frattempo circola una parola legata alle elezioni, e riguarda le candidate donne che si presentano all’interno dei vari partiti, ovvero hyohara, tradotta come “molestia sessuale da parte degli elettori/elettrici”. Il problema del “sexual harassment” nei confronti delle donne in politica esiste e non da oggi: il Japan Times riporta una ricerca condotta nel 2021 dall’Ufficio del Governo, secondo cui il 24% delle candidate ha subito molestie durante gli incontri pubblici per le campagne elettorali. Questo significa una donna ogni quattro, e per le 314 signore (record mai raggiunto prima) che corrono in questa elezione di domenica per la Camera Bassa, il problema continua a essere significativo.
Le molestie si manifestano sia fisicamente che verbalmente, raccontano le protagoniste: “Ogni giorno, ricevo abbracci non richiesti e toccatine in varie parti del mio corpo da parte di uomini,” sostiene Higashi Tomomi, eletta sei anni fa all’Assemblea Municipale di Machida (cittadina alla periferia di Tōkyō). Fa parte del suo compito durante gli incontri con gli elettori/elettrici, quello di stringere la mano a chi si avvicina, ma non di essere molestata fisicamente, ovviamente. Pare che non le siano nemmeno state risparmiate frasi e atteggiamenti ostili, come: “Ha un fidanzato? Se stessimo insieme potremmo fare un figlio. Ha figli?”.
Pure le donne che partecipano agli incontri, non risparmiano apprezzamenti sgradevoli nei confronti delle signore in politica. Racconta Sako Momi, appartenente all’Assemblea Municipale di Musashino (altra zona della capitale), che una signora di mezza età le si è rivolta dicendo: “Lei è ancora giovane, darebbe un miglior contributo se avesse dei bambini invece che correre per un posto in politica”…e via dicendo.
La cosa peggiore è che nonostante la legge del 2021 promuova la partecipazione femminile in politica, così come nel lavoro, dai politici conservatori LDP fino ai leader dei partiti più progressisti, non si è ancora sentita una voce specifica che si occupi di porre rimedio, con misure/multe precise, alle molestie e a questi atti prevaricanti contro le colleghe.
Di questi casi si occupa l’Associazione Giapponese contro le Molestie, di base a Ōsaka. A detta della sua responsabile, Murasaki Kaname, c’è bisogno urgente di una legge finalizzata alla protezione delle candidate. “Spesso gli elettori pensano di poter imporre le proprie idee e maniere alle candidate, ma esistono dei limiti fisici e verbali da rispettare”.