Il Partito dei lavoratori del Kurdistan, il PKK fondato da Abdullah Ocalan – all’ergastolo da vent’anni –ha rivendicato la responsabilità dell’attacco di mercoledì contro la maggiore struttura aerospaziale turca in una cittadina a sud di Ankara che si chiama Kahraman-Kazan Solleva interrogativi e sospetti il nome del luogo scelto per questo inedito attacco terroristico. Kazan è infatti lo stesso nome della città della Russia, dove nello stesso giorno dell’attentato mortale si stava tenendo il vertice dei Brics con la presenza anche del presidente-autocrate turco Recep Tayyip Erdogan che sta tentando da mesi di far entrare la Turchia nel blocco economico, e di conseguenza politico alternativo a quello occidentale , che vede la Cina capofila assieme alla Russia. Gli Stati membri dei Brics sono aumentati dall’inizio dell’anno, con l’ingresso di numerosi paesi anti occidentali come l’Iran.

Ciò che è emerso finora riguardo l’attacco a Kazan è che uno degli attentatori aveva uno zaino con il simbolo della Z, associato all’esercito russo durante l’invasione dell’Ucraina iniziata nel 2022. Difficile credere si tratti di una coincidenza. Il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) ha rivendicato dunque la responsabilità dell’attacco armato alla sede centrale della Turkish Aerospace Industries (TUSAŞ) che ha causato la morte di sette persone, tra cui i due attentatori. Pare ormai assodato che l’attentato sia stato condotto da un’unità autonoma del “Battaglione Immortali”, secondo una dichiarazione del People’s Defense Center (HPG), l’ala militare del PKK.

L’HPG ha identificato gli aggressori come Mine Sevjin Alçiçek, nome in codice Asya Alî, e Ali Örek, nome in codice Rojger Hêlîn. Questa identificazione è in linea con l’annuncio del ministro degli Interni di ieri. L’HPG ha affermato che l’attacco era stato pianificato in anticipo e non era collegato alle recenti discussioni politiche in Turchia, alludendo ai colloqui su un potenziale nuovo processo di pace tra il governo turco e il Pkk. “Questa azione, pianificata molto tempo fa ed eseguita con successo, non ha alcuna relazione con l’attuale agenda politica in Turchia”, ha affermato l’HPG.

In questo contesto, la dichiarazione ha anche menzionato la prima visita della famiglia al leader del PKK detenuto in regime di totale isolamento nell’isola-prigione di Imrali in oltre quattro anni, proprio lo scorso 23 ottobre. “Il caloroso messaggio di Apo (soprannome di Ocalan) dopo oltre quattro anni, è stato accolto da tutte le forze della guerriglia ed è qualcosa da prendere sul serio”, ha sottolineato HPG, aggiungendo che avrebbero valutato il messaggio in base agli sviluppi futuri. Öcalan aveva espresso la sua volontà di prendere parte a una “soluzione democratica” della questione curda, alla luce dei recenti sviluppi. Ma anche la guerriglia curda è divisa e questa frattura può spiegare la “sincronicità” dei questi eventi in corso.

La rappresaglia turca all’attentato a Kazan è scattata immediatamente con attacchi aerei nella Siria settentrionale e in Iraq. I funzionari del Ministero della Difesa turca hanno annunciato durante il briefing settimanale di oggi che 47 obiettivi sono stati colpiti nei raid aerei condotti ieri. Negli ultimi anni, la Turchia ha adottato una politica di fatto di risposta agli attacchi del PKK bombardando strutture dell’amministrazione guidata dai curdi nella Siria settentrionale, nota anche come Rojava, che Ankara accusa di essere un’estensione del PKK.

L’agenzia di stampa ANHA con sede nel Rojava ha riferito che gli attacchi di ieri hanno colpito le forze di sicurezza interna, magazzini, una stazione ferroviaria e un centro sanitario, causando almeno 12 morti e decine di feriti. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) con sede a Londra ha riferito che i bombardamenti aerei e terrestri hanno preso di mira la campagna di Afrin, Tal Rifaat e i suoi dintorni, Manbij e i suoi dintorni, Kobane e la sua campagna.

L’amministrazione autonoma curda alla guida della Siria nord-orientale ha condannato gli attacchi aerei, accusando la Turchia di aver commesso crimini di guerra prendendo di mira i civili. Riferendosi anche alle recenti discussioni su un potenziale nuovo processo di pace in Turchia, l’amministrazione ha affermato che gli attacchi hanno rivelato “l’ipocrisia” del governo turco. Ha inoltre invitato la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e la Russia ad assumersi le proprie responsabilità e a smettere di mantenere una politica di tolleranza circa le azioni della Turchia.

Anche il partito turco filo-curdo Peoples’ Equality and Democracy (DEM) – terzo partito per numero di seggi presso il parlamento di Ankara ha condannato gli attacchi aerei, avvertendo che avrebbero solo contribuito ad aggravare il conflitto. “I bombardamenti di diversi centri nella Siria settentrionale e orientale, in particolare Kobane, stanno mettendo a rischio le vite dei civili. Gli effetti distruttivi della guerra potrebbero portare a una catastrofe per tutte le parti nella regione”, ha affermato il partito DEM in una dichiarazione. “Anche le operazioni militari che prendono di mira i civili violano il diritto internazionale. La guerra e il conflitto continui causeranno solo più sofferenza e perdite. Invitiamo tutte le parti ad abbracciare il dialogo e soluzioni pacifiche”.

Secondo SOHR, la Turchia ha effettuato almeno 103 attacchi con droni su aree sotto il controllo dell’amministrazione guidata dai curdi dall’inizio dell’anno. Questi attacchi hanno ucciso almeno 34 persone e ferito più di 37 miliziani e 18 civili, tra cui tre donne e tre bambini.

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