C’è grande delusione tra medici e infermieri per il testo della terza manovra del governo Meloni. I fondi per la Sanità – dopo l’annuncio iniziale di risorse complessive superiori ai 3 miliardi – sono in realtà pari ad appena 1,3 miliardi. “La ‘cosmesi‘ sul Fondo sanitario nazionale per il 2025, tradisce ampiamente i proclami dell’Esecutivo: l’incremento reale è di soli 1,3 miliardi, rispetto ai 3,5 miliardi annunciati, rendendo impossibile soddisfare le richieste dei professionisti sanitari, che infatti hanno già annunciato uno sciopero per il 20 novembre”, spiega la Fondazione Gimbe che parla di “cifre fuorvianti” e “di fronte alla girandola di numeri, spesso interpretati in modo soggettivo o strumentalizzati”, ha condotto un’analisi indipendente sui finanziamenti per la sanità in vista della discussione parlamentare sulla Legge di Bilancio. Raffaele Donini, assessore alla sanità dell’Emilia-Romagna e coordinatore del settore salute della Conferenza delle Regioni, commenta: “È un film che abbiamo già visto l’anno scorso quando venne preannunciato in pompa magna un aumento del Fondo rispetto all’anno precedente di 3 miliardi di euro, quando in realtà fu di zero. Quest’anno ci risiamo”.

Secondo quanto scritto nella manovra, il Fondo sanitario nazionale (Fsn) nel 2025 crescerà di 2,5 miliardi (+1,9%), di cui 1,3 con la nuova legge di Bilancio, che si sommano agli 1,2 miliardi della precedente manovra. “Ma le modalità con cui vengono presentati per gli anni successivi – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – risultano fuorvianti” e “le cifre sino al 2030 indicano l’incremento cumulativo del Fondo e non gli stanziamenti specifici per ciascun anno”. In altre parole, secondo l’analisi di Gimbe, “le risorse, destinate principalmente ai rinnovi contrattuali del personale, non consentiranno di attuare il piano straordinario di assunzioni voluti dal ministro della Salute Schillaci, né di eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario, contrariamente a quanto previsto dal Decreto legge Liste di attesa“. Una considerazioni che smentisce le rassicurazioni arrivate da fonti ministeriali, secondo le quali le assunzioni in sanità, circa 30mila, “rientrano nel piano di investimenti biennale”.

Con la Manovra 2025, il Fondo Sanitario Nazionale raggiungerà 136.533 milioni nel 2025, 140.595 milioni nel 2026 e 141.131 milioni nel 2027. Per gli anni successivi al 2025, gli aumenti effettivi previsti dalla Manovra sono: 4 miliardi nel 2026 (+3%), 536 milioni nel 2027 (+0,4%), 883 milioni nel 2028 (+0,6%), 1.062 milioni nel 2029 (+0,7%) e quasi 1,2 miliardi dal 2030 (+0,8%). “Di conseguenza – commenta Cartabellotta – nonostante gli annunci, non prospetta alcun rilancio progressivo del Fondo, lasciando il Servizio Sanitario Nazionale con risorse insufficienti per affrontare le crescenti necessità di cittadini e professionisti”. “Nonostante la sanità pubblica sia oggi la vera emergenza del Paese, le scelte politiche rimangono inesorabilmente in linea con quelle degli ultimi 15 anni: tutti i Governi hanno definanziato il Ssn e nessuno è stato in grado di elaborare un piano di rilancio del finanziamento pubblico – denuncia Cartabellotta – accompagnato da una coraggiosa stagione di riforme per ammodernare e riorganizzare la più grande opera pubblica del Paese, quel Ssn istituito per tutelare la salute di tutte le persone. Un tradimento dell’articolo 32 della Costituzione e dell’universalismo, dell’uguaglianza e dell’equità, princìpi fondamentali del nostro insostituibile Ssn”.

Misure per il personale sanitario
Le nuove misure della Manovra destinate al personale sanitario includono incrementi nelle indennità di specificità per diverse categorie, ma con risorse esigue per attrarre giovani medici verso specialità meno richieste. “Le indennità di specificità saranno esigibili solo dal 2026“, spiega il presidente Cartabellotta. L’indennità per il pronto soccorso è aumentata con 50 milioni nel 2025 e 100 milioni dal 2026, mentre per i medici in formazione specialistica, l’aumento salariale è modesto: si passa da 26.000 euro a 27.135 per tutte le specialità e a 28.785 per quelle meno ambite. Cartabellotta critica anche l’aumento del Fondo Sanitario Nazionale (Fsn) di soli 1,3 miliardi contro i 3,5 annunciati, rendendo difficile soddisfare le esigenze dei professionisti. La reale crescita delle risorse avverrà solo nel 2026, e senza una strategia di rilancio, le Regioni saranno costrette a scegliere come gestire fondi insufficienti.

“Le Regioni dovranno razionalizzare la spesa e tagliare altri servizi”
L’articolo 47 del Ddl stabilisce 15 misure da finanziare con fondi regionali, ma secondo Cartabellotta le risorse annuali del Fsn non sono sufficienti per coprirle. Le Regioni saranno quindi obbligate a razionalizzare le spese, tagliare altri servizi o aumentare l’addizionale Irpef per realizzare gli obiettivi previsti. Per esempio, l’aumento del Fsn nel 2026 (4.062 milioni) non è sufficiente a coprire le spese previste per 2.372,5 milioni, senza contare i costi del trattamento accessorio e del fondo per la contrattazione collettiva. Altre misure impattanti non incluse nell’articolo 47 sono la sperimentazione sulla disabilità e il fondo per le dipendenze comportamentali.

La Manovra “non prospetta alcun rilancio progressivo del Fsn”
Secondo la Legge di Bilancio 2025, il Fsn aumenterà di 2.520 milioni (+1,9%) nel 2025, di cui solo 1.302 milioni sono nuovi stanziamenti. Cartabellotta evidenzia come gli incrementi annuali risultino ingannevoli, poiché si tratta di aumenti cumulativi e non specifici per ciascun anno. Dal 2026 al 2030, gli aumenti previsti sono irrisori, con un massimo di 1.173 milioni nel 2030 (+0,8%), senza prospettive di rilancio del Ssn per coprire le crescenti necessità. Parte dei fondi incrementali saranno accantonati per i rinnovi contrattuali del 2028-2030 e per il raggiungimento di obiettivi sanitari prioritari, lasciando il Ssn in uno stato di sofferenza e privo di un rilancio sostanziale.

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