L’ennesima americanata è servita. Roster e draft stile Nba, spettacoli prepartita e un modo per assegnare il secondo passaggio chiave unico al mondo. Non è una novità, ma è pur sempre curiosa. La Mls è una delle pochissime competizioni a registrare il cosiddetto “assist secondario“: consiste nel premiare colui che effettua l’ultimo passaggio al giocatore che farà l’assist per il marcatore, in ordine è dunque il terzultimo a toccare il pallone. Una statistica insolita, già revisionata nella storia della Lega e che unisce la Mls con la Nhl (hockey sul ghiaccio). E Messi come ne beneficia?

Calcio e hockey negli Usa
Definirlo “americanata”, però, non è la cosa più corretta. Le sue radici, infatti, appartengono allo sport canadese per eccellenza. La National Hockey League (Nhl) ha iniziato ad utilizzare l’assist secondario sin dagli anni ’30. La prima Lega calcistica ad adottare la nuova regola, invece, è stata la North American Soccer League (Nasl), ovvero l’antenata della Mls.

Assist secondario: com’è cambiata l’assegnazione
I criteri per assegnare con chiarezza un assist secondario sono stati incoerenti sin dalla nascita della Lega. Dopo un’accurata revisione della regola, nel 2003 le linee guida sono diventate più soggettive: “Gli assist saranno accreditati al giocatore/i il/i cui passaggio/i contribuiscono in modo significativo e diretto alla realizzazione di un goal o alla creazione o allo sviluppo della sequenza di punteggio. Un assist sarà assegnato solo quando si determina che il passaggio in questione ha richiesto una ragionevole quantità di abilità, visione e precisione. Saranno assegnati al massimo due assist per ogni goal“, così recita la norma. Non solo un mero termine statistico, dunque, ma intorno a sé deve esserci una costruzione balistica e qualitativa di un certo tipo. Insomma, non basta più fare un lancio lungo a casaccio per colui che effettuerà l’assist ma, magari, sarà necessario dribblare qualche avversario e passare il pallone di esterno, purché sia funzionale e decisivo. Più effetti speciali vengono aggiunti, maggiore sarà la possibilità di essere considerato un “assist secondario”.

L’assist secondario normalizza i record
Il calcolo di questa ulteriore statistica ha notevolmente alzato i dati personali di qualsiasi giocatore, normalizzando il concetto di assist. Basti pensare a Landon Donovan: la leggenda del calcio americano aveva fatto registrare 13 assist fino al 2003, con il cambiamento della regola sono stati oltre 120 fino alla fine della carriera. Anche Leo Messi ha capito il “giochino”: quest’anno gli assist “normali” sono 10, con quelli secondari diventano 16. Ma non è l’argentino a guidare la classifica: al primo posto, infatti, c’è Luciano Acosta a quota 19.

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