“Ieri dicevano che alla Russia doveva essere inflitta una sconfitta strategica, ma oggi la retorica è cambiata. Lo vediamo, e devono essere elogiati per questo, per il fatto che cominciano a pensare e a valutare la situazione in modo realistico”. In un’intervista alla televisione di Stato, Vladimir Putin cambia tono nei confronti dell’Occidente ed esalta il cambio di visione, a suo dire, dei Paesi schierati a fianco dell’Ucraina. Una dichiarazione che il presidente russo non ha ulteriormente approfondito, senza chiarire o meno se si trattasse di una provocazione. Certo è che, per il capo del Cremlino, il negoziato passa dal riconoscimento del controllo russo dei territori conquistati, come ha ripetuto ieri nel corso del vertice Brics rispondendo al segretario generale dell’Onu Guterres. Quanto ai contatti con Kiev ha detto di non chiudere, ma in ogni negoziato ha puntualizzato che non comprometterà i propri interessi. “Non ci siamo mai arresi – ha detto-. Siamo sempre partiti dal fatto che in ogni accordo devono essere rispettati gli interessi russi”. L’Ucraina, ha continuato, si è già rivolta due volte alla Russia con delle proposte, attraverso la mediazione della Turchia, ma ha subito abbandonato le proprie iniziative. “I nostri partner turchi sono venuti più volte da noi con proposte per alcune iniziative, come hanno detto, da parte ucraina”, ha detto il presidente russo, “ma quando abbiamo concordato, si è scoperto che la parte ucraina si era già rifiutata. Ciò è accaduto due volte”. “Alla fine, dobbiamo capire se sono pronti o no e per cosa sono pronti”, ha detto Putin. “C’è bisogno di tempo per un esame dettagliato delle proposte che sono arrivate dalla parte turca”.

Lo scontro con Guterres – Il tema della pace è stato affrontato anche al tavolo del vertice allargato dei Brics a Kazan, in uno scambio tra Guterres e Putin, dove il presidente russo ha ribadito ancora una volta che sarà Mosca a decidere i termini. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha sottolineato che in Ucraina ci sia bisogno di “una pace giusta”, nel rispetto “della Carta delle Nazioni Unite” e “della legge internazionale”. Ma il presidente russo, al termine dei lavori, ha annunciato davanti ai media che Mosca prenderà in considerazione solo le proposte negoziali che riconosceranno la “situazione reale sul terreno”, ovvero le conquiste delle truppe di Mosca. Nessun passo indietro, dunque, mentre Putin si dice sicuro che il suo esercito “sta avanzando in tutte le sezioni del fronte” e ha “cominciato ad eliminare” duemila soldati ucraini rimasti intrappolati nella regione russa di Kursk, dove le forze di Kiev erano penetrate lo scorso agosto. Proprio nel Kursk, afferma l’intelligence ucraina, i comandi russi hanno cominciato a schierare le truppe nordcoreane che secondo l’Ucraina, la Corea del Sud e la Nato sono state inviate da Pyongyang sulla base di un accordo di cooperazione militare approvato in prima lettura dalla Duma, la camera bassa del Parlamento russo. Lo stesso Putin non ha smentito l’arrivo dei militari nordcoreani.

“Le immagini satellitari sono una cosa seria, se esistono, devono corrispondere a qualcosa”, ha detto in conferenza stampa il presidente russo, aggiungendo che l’articolo 4 dell’accordo tra Russia e Corea del Nord prevede di fornire assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi. E tale è agli occhi di Mosca l’incursione ucraina nel Kursk. Putin ha poi accusato a sua volta i Paesi occidentali di partecipare al conflitto con propri militari addetti all’impiego di armamenti sofisticati, come missili e droni marini, che “i soldati ucraini da soli non possono usare”. “Sappiamo chi è presente là, e da quali Paesi europei della Nato vengono”, ha insistito. Il capo del Cremlino non si mostra particolarmente sensibile, dunque, alle preoccupazioni manifestate dagli Usa e dai Paesi europei per un possibile allargamento del conflitto. Un pericolo confermato dalle dichiarazioni del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, secondo le quali Seul “non rimarrà con le mani in mano” di fronte a questa “provocazione” e potrebbe decidere di “rivedere” la linea seguita fino a questo momento di non fornire a Kiev “armi letali”.

Forte del successo d’immagine ottenuto con il vertice di Kazan, al quale oggi in forma allargata hanno partecipato 35 Paesi, Putin sembra voler tirare dritto per la sua strada, anche se si è detto grato alle offerte di mediazione avanzate da diversi Stati, tra cui Cina e Brasile. Il Cremlino insomma, così come sull’altro fronte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sembra poco propenso ad ammorbidire le sue posizioni in attesa del risultato delle presidenziali americane. Putin ha detto a questo proposito di considerare “sincere” le parole di Donald Trump quando dice che se verrà eletto intende mettere fine rapidamente al conflitto in Ucraina. Per quanto riguarda le relazioni future tra Mosca e Washington, ha aggiunto, esse “dipendono prima di tutto dagli Stati Uniti“, e quindi dalla prossima amministrazione. Il resto dell’ultima giornata del vertice è stato dedicato in gran parte al Medio Oriente, con gli appelli, a cui si è associato Guterres, a mettere fine “immediatamente” ad ogni violenza. Oltre che alle rinnovate affermazioni dei partecipanti di volere partecipare alla costruzione di quello che Putin ha chiamato “un ordine mondiale più equo”. Un processo non facile, ha ammesso il presidente russo, secondo il quale esso è ostacolato da “forze abituate a pensare ed agire nella logica del dominio su tutto e tutti”. Vale a dire gli occidentali.

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