Ha chiamato “infame” Corrado Formigli, proprio mentre una giornalista di Piazzapulita cercava di intervistarlo. È polemica su Paolo Corsini, il direttore dell’Approfondimento della Rai. Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, dove si celebrava la festa per gli 80 anni del quotidiano Il Tempo, il dirigente di viale Mazzini è stato incalzato da una cronista di Piazzapulita. Corsini, infatti, non era riuscito a entrare all’evento, in cui si accedeva soltanto con un invito. “Il mio nome non era in lista”, ha spiegato il direttore Rai alla troupe de La 7. Ma quando la giornalista si è qualificata come una cronista di Piazzapulita, Corsini si è innervosito: “No comment. All’amico Formigli dica che si guardasse nella coscienza…”. Poi, mentre scendeva le scale, ha pronunciato quell’insulto: “infame”. Il video dello scambio è stato mandato in onda da Piazzapulita con Formigli che ha commentato: “Lascio ai telespettatori e all’azienda Rai di valutare se questi insulti siano degni di un altissimo dirigente della televisione pubblica pagata dagli italiani”.
L’ad Rossi convoca il dirigente – Corsini, però, ha smentito di aver voluto insultare il conduttore della rete concorrente. “Ho specificato, come si sente chiaramente in onda, che mi riferivo al gradino – sostiene Sono giorni che zoppico per un problema al ginocchio, tanto che faccio magnetoterapia tutti i giorni, anche in Rai come tutti sanno e vedono. Se poi a lui piace attribuirsi certi epiteti…”. Le immagini, però, sono tutt’altro che chiare in questo senso. E sulla questione interviene direttamente l’amministratore delegato della Rai Giampaolo Rossi, che ha fatto sapere di aver convocato Corsini “esprimendo il proprio disappunto per l’episodio che lo ha visto coinvolto”. L’ad ha inoltre “dato mandato alle Direzioni competenti di valutare eventuali elementi sotto il profilo disciplinare in riferimento a quanto andato in onda ieri sera nella trasmissione Piazzapulita”. Leggermente più leggero il tenore delle dichiarazioni di Roberto Sergio, direttore generale della Rai: “Ci saranno da parte dell’azienda valutazioni giuste rispetto a quanto accaduto. Il video? L’ho visto ma non mi sento di dire nulla. C’è una pressione quotidiana che viene fatta e questo comporta che in alcuni casi si possa anche non avere la tenuta giusta e la pazienza giusta. Poi lui ha spiegato anche che c’era un problema personale, fisico. Ci saranno approfondimenti da parte dell’azienda”.
L’attacco dell’opposizione: “Lasci” – Sta di fatto che quell’insulto pronunciato da uno dei dirigenti simbolo della nuova gestione della tv pubblica ha provocato la reazione dell’opposizione. “Non bastava la rivendicazione del militante di Fratelli d’Italia Corsini ad Atreju. Si è aggiunto pure l’epiteto da camerata ‘infame‘ riservato a un giornalista libero come Corrado Formigli a cui va la nostra totale solidarietà. Ha disonorato più volte l’immagine della Rai e coi suoi programmi di approfondimento sta inanellando una serie di fallimenti clamorosi. Siamo ogni oltre limite accettabile, un dirigente del servizio pubblico non può comportarsi così. La Rai sollevi dal suo incarico Corsini e si scusi con Formigli e la redazione di Piazza Pulita”, scrivono in una nota i componenti Pd della Commissione Vigilanza Rai. “Anche se ridotta a megafono del governo Meloni, la Rai è un bene di tutti. Non è accettabile che un suo dirigente come Paolo Corsini, direttore degli approfondimenti giornalistici, dia dell’infame a un giornalista come Corrado Formigli, a cui va la solidarietà dell’intera comunità del Partito Democratico. Ci rivolgiamo ai vertici di viale Mazzini: difendete la Rai con le dimissioni immediate di Paolo Corsini“, scrive in una nota Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile Informazione dei dem.
Pure l’Usigrai protesta – “Il meloniano Paolo Corsini sembra dimenticarsi troppo spesso del ruolo di responsabilità che riveste all’interno del servizio pubblico. Insultare un collega come ha fatto lui non è tollerabile, e a poco valgono le scuse misere che sta avanzando in queste ore. Deve ricordarsi che è un dirigente della Rai e non un comiziante ad Atreju. Chiediamo ufficialmente all’azienda di prendere posizione su quanto accaduto e di procedere come più opportuno”, dice il capogruppo M5s in commissione di Vigilanza Rai Dario Carotenuto. Attacca anche il capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Peppe De Cristofaro: “I vertici Rai, il duo Rossi-Sergio, smettano i panni di TeleMeloni e difendano il buon nome della più grande azienda di servizio pubblico del paese e chiedano le dimissioni di Corsini perché non può più fare il direttore. Ne va del buon nome dell’azienda e, soprattutto, lo si deve ai veri azionisti della Rai: i cittadini che pagano il canone”. Molto critico anche l’Usigrai. “Non è degno di un alto dirigente della Rai il linguaggio usato dal direttore degli approfondimenti Paolo Corsini nei confronti del collega di La7 Corrado Formigli a cui va la nostra solidarietà”, scrive il sindacato dei giornalisti Rai. “Non basta il gioco di parole, usato per confondere il significato delle espressioni di Corsini, a giustificare quanto accaduto – prosegue – Corsini non rappresenta solo se stesso nel ruolo che riveste, ma la Rai tutta. L’Usigrai prende le distanze dalle parole pronunciate da Corsini e confida nei vertici dell’azienda per una verifica puntuale sul rispetto del codice etico e di disciplina”.
Per il mondo culturale legato al centrodestra non è un buon momento. Dopo le dimissioni di Francesco Spano da capo di gabinetto del ministro Alessandro Giuli, il caso potrebbe non essersi ancora sgonfiato. Si attende di sapere quale sarà il contenuto integrale della nuova puntata di Report, dato che il conduttore Sigfrido Ranucci aveva annunciato un servizio su “due nuovi casi Boccia” al ministero della Cultura. È in questo clima che è finito tra le polemiche Corsini. Già nel dicembre dell’anno scorso, il direttore degli Approfondimenti della Rai aveva fatto discutere: aveva partecipato ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, dove aveva sottolineato il proprio orientamento politico, usando più volte il “noi” per riferirsi a FdI, rivendicando il suo ruolo di “militante” del partito.