Mentre medici e infermieri sono pronti allo sciopero perché la manovra prevede per la sanità pubblica molte meno risorse rispetto a quelle che lui stesso aveva auspicato, il ministro della Salute Orazio Schillaci pensa bene di difendersi partendo all’attacco delle Regioni e degli stessi professionisti della sanità. Parlando a Firenze all’iniziativa del centrodestra toscano ‘Due anni di governo Meloni. L’Italia torna a correre‘, Schillaci infatti ha sposato la linea della premier Giorgia Meloni – “Nessun governo ha messo più fondi” – e cercato di sostenere che in realtà le risorse non sono il vero problema. Perché “le Regioni non hanno ancora speso i soldi sulle liste d’attesa dati dal governo precedente”. Insomma: “Non è un problema solo di soldi ma di saperli spendere bene. Dobbiamo avere un progetto, non soluzioni tampone ed è quello che stiamo facendo. Un esempio è la legge sulle liste di attesa, mai nessun governo ci aveva messo la faccia con un provvedimento del genere”. Che secondo la fondazione Gimbe è un guscio vuoto privo di investimenti e senza tempi certi di attuazione.

Non basta: nel tentativo di magnificare i risultati dei due anni di governo, Schillaci ha aggiunto che il confronto internazionale non è poi così sfavorevole per l’Italia. Nonostante la spesa sanitaria pubblica pro-capite sia ben al di sotto della media Ocse, così come la spesa rispetto al pil. Il bicchiere è mezzo pieno, secondo il ministro, perché “secondo i dati Ocse all’Italia non mancano i medici, siamo in piena media. Poi è vero che guadagnano meno dei medici di altri Paesi (motivo per cui molti fuggono all’estero, passano al privato o si riciclano come gettonisti, ndr) ma medici indigenti non li ho mai visti. Quello che mancano in Italia sono gli infermieri”. Tant’è.

Sempre parlando di stipendi, il titolare del ministero ha proseguito ricordando che “ancora va rinnovato il contratto 2022-2024 sul quale lo scorso anno avevamo messo 2,4 miliardi. Siamo sempre in contatto coi medici, con le sigle sindacali e vogliamo dare delle risposte, come è successo quest’anno con un’iniziale defiscalizzazione dell’indennità di specificità“. Ecco: Schillaci per settimane ha promesso che quella indennità sarebbe stata tassata meno, applicando un’aliquota del 15%, in modo da aumentare il netto in busta. Come è andata finire? In manovra si stanzia una cifra insufficiente, per cui nelle tasche dei medici resteranno l’anno prossimo, stando a calcoli dei sindacati, circa 17 euro mensili in più.

Sprezzante del pericolo, Schillaci è tornato anche sul promesso piano di assunzioni che alla fine non si è visto. Quindi? “Ho sempre parlato di un piano assunzioni pluriennale, iniziamo quest’anno con i fondi e soprattutto guardiamo al 2026 in cui sono stati stanziati 5,1 miliardi, dando priorità in particolare ad alcune specializzazioni mediche e poi agli infermieri e alle altre professioni sanitarie”. Non si pensi però di dare la colpa a lui: “Ovviamente ogni volta che c’è la manovra c’è polemica, poi qualcuno pensa che il ministro della Sanità più bravo è quello che riesce ad avere più soldi, io penso che il più bravo è quello che ha delle idee per cambiare la sanità”. Prima le idee, i soldi seguiranno.

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