Cinema

Small things like these/Piccole cose come queste, dopo l’Oscar Cillian Murphy in un’opera intima, tortuosa e liberatoria – Il trailer in anteprima

di Davide Turrini
Small things like these/Piccole cose come queste, dopo l’Oscar Cillian Murphy in un’opera intima, tortuosa e liberatoria – Il trailer in anteprima

“Ti svegli ancora qualche volta, vero? Ti svegli al buio e senti il grido di quegli innocenti”. Scomodiamo sua maestà Hannibal Lecter, e il compianto Jonathan Demme, per entrare in un film che non è propriamente un thriller, ma che porta con sé la medesima rimozione e su di essa ci costruisce un magistrale personaggio a tutto tondo e un’opera intima, tortuosa e liberatoria. Small things like these/Piccole cose come queste è intanto il ritorno al cinema di Cillian Murphy dopo l’Oscar per Oppenheimer.

Un’interpretazione di una così scarna e scarnificante complessità da far urlare al miracolo. Alla vigilia del Natale del 1985, nella cittadina di New Ross, sud est dell’Irlanda, Bill Furlong (Murphy) consegna con il suo furgoncino carbone, torba e combustibile a famiglie ed aziende della zona. Un buon’uomo, insomma, padre di cinque figlie che la sera torna a casa e nel lavandino del focolare si strofina unghie e mani con spazzola e sapone per togliere polvere e unto nerastro. Spesso Bill è come attirato da bambini solitari e poveri che intravede in mezzo alla strada o ad un angolo di marciapiede. Altre volte, tormentato da qualcosa che ne prosciuga parole ed espressività, si alza nella notte, rimane con gli occhi sbarrati guardando nel vicoletto oltre la finestra. Bill rivive continuamente il trauma, che noi riviviamo in flashback, della sua infanzia tragica e negata. Padre assente e madre single che, invece di essere rinchiusa, come norma sociale voleva, in uno dei tanti criminali collegi di suore di Maddalena (ricordate Magdalene Sisters di Peter Mullan?) per ragazze irlandesi incinta senza marito, ha vissuto ospite di una ricca signora fino alla sua fulminea morte. Tutto questo traumatico vissuto dell’infanzia probabilmente rimarrebbe sottotraccia se non fosse per una consegna effettuata da Bill al Good Sheperd Convent, un muro di distanza dalla scuola delle figlie, dove spadroneggia la terribile suor Mary (Emily Watson)e dove Bill trova nascosta nella carbonaia la giovane Sarah (Zara Devlin).

Pur sensibile all’inferno senza fine vissuto da queste ragazze rinchiuse in un istituto formalmente psichiatrico, Bill riconsegna Sarah al convento, viene come corrotto economicamente da suor Mary, ma quando torna a casa di fronte alla moglie reticente torna a provare la pulsione per un’impossibile salvezza personale che verrà gradualmente traslata verso la libertà di Sarah. Grazie ad una delicatissima ricostruzione dell’interiorità del protagonista amplificata fino a far scoppiare lo schermo, Piccole cose come queste scansa sentimentalismi e arie di denuncia morale per stazionare sulla carne del viso, sulle crepe del giubbotto di pelle, sugli occhi spenti di Bill. È attraverso la presunta catatonia del protagonista che lo spettatore vive una volontaria funzione di filtro sia osservativo che emotivo, fino a farsi spezzare il cuore.

Il regista belga Tim Mielants (già al timone di parecchi episodi di Peaky Blinders) annega Bill nell’ordinarietà bicromatica grigio ocra lampioni e lampade di un’Irlanda di provincia ovvia ma mai cartolinesca; oscura il fondale degli attori secondari e delle comparse; mescola senza troppa ritrosia il tempo a ritroso di quella rimozione che corrode anima e viscere del protagonista. Infine prepara qui sì con i tempi di un thriller posato e minimalista quello sbaffo concreto e riflessivo anticonvenzionale contro il potere costituito (qui di ricche e intoccabili suore).

Murphy regala probabilmente la sua interpretazione più introspettiva e di sottrazione, più apparentemente anemica e più costantemente vulcanica, del suo già ampio spettro performativo. A infiocchettare il film c’è poi il pacchetto musica e suono di Senjan Janson dove pianoforte e violini sfumano nel rintocco delle pendole e nello schioppettate del legno da ardere. Oltre a Murphy, producono anche Ben Affleck e Matt Damon. Sceneggiatura di Enda Walsh tratta a sua volta dal romanzo omonimo della scrittrice Claire Keegan (il libro è edito da Einaudi). Dal 28 novembre nelle sale italiane con distribuzione Teodora.

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