Per la prima volta negli ultimi 36 anni il Washington Post non sosterrà nessuno dei candidati a presidente degli Stati Uniti. Durante la riunione di redazione – come ha raccontato il network indipendente National Public Radio – il capo degli editoriali David Shipley ha detto che l’editore Will Lewis pubblicherà una nota nelle prossime ore per annunciare il mancato endorsement per creare uno “spazio indipendente”. I giornalisti della testata non l’hanno presa bene e si sono detti “scioccati”. Fin qui la versione ufficiale, il resoconto dei fatti. In realtà a decidere di non pubblicare il sostegno pubblico a Kamala Harris, già pronto da giorni, è stato Jeff Bezos, il miliardario proprietario di Amazon ma anche del Washington Post. A rivelarlo, tra l’altro, è lo stesso giornale che cita due fonti informate. Secondo il giornale gli editorialisti avevano già redatto un articolo di sostegno alla candidata democratica.

Durante la sua presidenza Donald Trump era stato molto critico nei confronti di Bezos e del Post. In una causa del 2019 Amazon ha affermato di aver perso un contratto da 10 miliardi di dollari con il Pentagono per le pressioni del tycoon che aveva spinto su Microsoft “per danneggiare il suo presunto nemico politico“. “Questa è codardia, un momento di oscurità che lascerà la democrazia come vittima. Donald Trump festeggerà questo come un invito a intimidire ulteriormente il proprietario del Post, Jeff Bezos (e altri proprietari di media)”, ha detto in un messaggio al Post l’ex direttore esecutivo Martin Baron, che ha guidato il giornale quando Trump era presidente. “La storia segnerà un capitolo inquietante di mancanza di spina dorsale in un’istituzione famosa per il coraggio” aggiunge. A partire dal 1976 il Post – di orientamento liberal – ha iniziato a sostenere regolarmente i candidati durante ogni ciclo di elezioni presidenziali, con l’eccezione del 1988, quando ha rifiutato di fare una raccomandazione nella competizione tra George HW Bush e Michael Dukakis. Prima del voto del 1976, il Post ha sostenuto il democratico Jimmy Carter. Tutti i suoi successivi appoggi sono stati democratici.

Nessun problema invece al New York Post che, senza sorprese, ha ufficializzato il suo endorsement a Trump, affermando che si tratta di una “scelta chiara per un futuro migliore“. “Gli elettori hanno una grande responsabilità in questa elezione, una delle più importanti nella storia di questa grande nazione. Una scelta che avrà ripercussioni per decenni, decidendo quale dei due percorsi molto diversi per il futuro gli americani intraprenderanno”, scrive il board editoriale del tabloid conservatore, sottolineando che l’ex presidente “mostra la stessa forza e vigore del 2016”. “Trump è la scelta giusta”, afferma ancora il quotidiano di proprietà di Rupert Murdoch. L’endorsement arriva dopo le precedenti critiche che il comitato editoriale del giornale ha rivolto al tycoon per la sua gestione della pandemia di Covid e per l’assalto al Campidoglio dei suoi sostenitori del 6 gennaio 2021.

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