La data segnata in rosso sul calendario è quella di lunedì 28 ottobre. È prevista infatti per l’inizio della prossima settimana una mossa chiave per il rilancio delle società di Chiara Ferragni che, proprio da lunedì, non sarà più l’amministratore delegato di Fenice srl, l’azienda cui fanno capo i marchi dell’imprenditrice digitale. Quelli che fino ad ora erano stati il “motore dei ricavi”, come li ha definiti in Corriere della Sera, svelando che tra due giorni il super manager Claudio Calabi verrà nominato amministratore unico del gruppo. “Lasceranno la gestione sia Ferragni, amministratore delegato, che Paolo Barletta, presidente, unici due amministratori, e l’assemblea ufficializzerà l’incarico con pieni poteri a Calabi”, scrive il quotidiano, anticipando i tre punti chiave del mandato del nuovo ad: rimettere in carreggiata i conti dell’azienda, trovare un’intesa con i soci terzi e “dare una prospettiva al business dopo l’ondata travolgente del caso Balocco”.
I nodi da scogliere sono tanti e molto complicati, a cominciare dal bilancio del 2023, che ad oggi non è ancora stato approvato: dunque gli ultimi dati noti sono quelli che si riferiscono al 31 dicembre 2022 e parlano di 15,6 milioni di fatturato con 3,4 milioni di utile. Peccato che il “pandoro gate” abbia stravolto tutti gli equilibri e messo in discussione ogni tipo di business, complice anche la fuga dei brand che hanno disdetto gli accordi commerciali con la Ferragni, provocando una crisi di immagine devastante per l’imprenditrice digitale. Le ripercussioni sui conti rischiano di essere drammatiche e si comprende meglio perché la scelta di puntare su Calabi non sia affatto casuale, vista la sua lunga esperienza in fatto di ristrutturazioni e rilanci aziendali, oltre alla gestione di grandi gruppi che ha avuto in passato.
“La missione di Calabi sarà fare una radiografia della società, conto economico e struttura di costi, probabilmente eccessivi rispetto al ridimensionato business attuale”, anticipa il Corriere. L’altro fronte aperto è poi il rapporto deteriorato con il socio di Ferragni, Pasquale Morgese, l’imprenditore azionista al 27,5% di Fenice, “da mesi in pressing, anche legale, sui vertici della società”. Attraverso i suoi legali Morgese aveva minacciato la revoca degli amministratori e si era detto pronto “a procedere con un’azione di responsabilità e risarcimento danni a favore della società a far ricorso al Tribunale delle imprese con un’ipotesi estrema di amministrazione giudiziaria”. Cos’accadrà adesso? È difficile prevederlo ma quasi sicuramente Calabi dovrebbe presentare un nuovo piano destinato a segnare la discontinuità.