Mohammed Naffati era in Italia regolarmente da dieci anni e lavorava in un bar di Como. Aveva fatto richiesta di protezione internazionale nel settembre 2023 ed era in attesa di risposta a termini di legge. Mohammed era una persona fiduciosa nelle istituzioni e il 10 ottobre si è rivolto alla questura della sua città perché il suo padrone gli aveva rifilato un assegno a vuoto come retribuzione.

Mohammed aveva urgente bisogno di quei soldi anche perché doveva pagare l’otorino per le cure al suo orecchio e credeva di essersi rivolto allo stato per avere giustizia. Ma la solerte questura di Como invece lo ha fermato e trasferito d’urgenza al Cpr di Milano, da cui dopo qualche giorno con altrettanta efficienza Mohammed è stato caricato su un aereo, che lo ha riportato nel suo paese d’origine, la Tunisia.

Questa maramaldesca ingiustizia di stato è stata raccontata su il manifesto proprio mentre il governo Meloni e il presidente Mattarella si indignavano e si stupivano per il pronunciamento del Consiglio d’Europa. Che non è la Ue, ma una organizzazione per la tutela dei diritti umani molto più vasta, esaltata in Italia quando nel 2022 aveva preso misure contro la Russia a causa dell‘intervento militare in Ucraina. Adesso invece il Consiglio d’Europa è all’indice delle istituzioni italiane, perché ha denunciato il razzismo crescente della politica e della stessa polizia del nostro paese. Noi razzisti, non sia mai, l’indignazione di palazzo si manifesta in forma solenne!

Che ridicola ipocrisia quella di chi si scandalizza per questo giudizio, che descrive la pura realtà. In Italia non c’è soltanto la diffusione di razzismo e xenofobia per scopi politici, ma ormai si è consolidato un razzismo di sistema. Milioni di persone che vivono, studiano, lavorano nel nostro paese non hanno gli stessi diritti di cittadinanza del resto della popolazione italiana. Non solo i migranti sono cittadini di serie B, ma sempre più spesso sono sottoposti al controllo, alle decisioni e anche all’arbitrio di un stato di polizia.

Immaginatevi la vita di una persona o di una famiglia scandita dai controlli, dalla ricerca di autorizzazioni e permessi, dalle file negli uffici pubblici e nelle questure per ottenerli. Pensate un po’, quei politici che più protestano contro le vessazioni del cittadino da parte della burocrazia, che considerano tasse, regole e leggi lesioni della libertà dell’individuo, per i migranti pretendono quel sistema di controlli che il più oppressivo grande fratello possa escogitare.

E poi c’è il potere assoluto dell’imprenditore. La Legge Turco-Napolitano e soprattutto la Bossi-Fini hanno privatizzato il permesso di soggiorno. Il padrone che assume il migrante è anche proprietario del suo permesso di soggiorno, se licenzia il lavoratore extracomunitario lo trasforma in clandestino passibile di espulsione, lui e tutta la sua famiglia. Questa è la legalizzazione del caporalato. E i migranti debbono tacere e obbedire, magari continuare a consegnare le pizze sotto l’alluvione, come nella civilissima Bologna.

Di fronte alla carenza di abitazioni e di edilizia popolare la destra neofascista alimenta la rabbia dei senza casa italiani contro i migranti. Ma affittare una casa per una famiglia migrante richiede sacrifici economici e anche di dignità di tutti i tipi.

E alla fine della scuola un ragazzo o una ragazza nati in Italia da genitori stranieri finiscono in un limbo: né cittadini, né clandestini, forse.

I Cpr sono autentici lager dove ogni diritto viene sospeso e si viene rinchiusi in essi per la semplice colpa di esistere senza cittadinanza. Nelle carceri che scoppiano i migranti sono ormai la maggioranza, in gran parte per piccoli reati o per reati legati all’immigrazione stessa. Insomma l’Italia, paese già profondamente ingiusto, ha trasformato la discriminazione e lo sfruttamento dei migranti in un sistema di apartheid, con milioni di persone sottoposte a regole e vessazioni che riguardano e discriminano specificamente loro, un sistema al quale la nostra società si è abituata passo dopo passo, orrore dopo orrore. Un sistema che produce enormi profitti grazie a sfruttamento e schiavismo.

E le polizie, non solo le forze dell’ordine di stato ma anche i vigili urbani, sempre di più esercitano le loro funzioni con un accanimento particolare verso i migranti. I casi di violenza sono sempre più frequenti, ultima l’uccisione a Verona di Moussa Diarra, con un ministro della Repubblica che ha offeso il ragazzo colpito a morte dal colpo di pistola di un poliziotto, senza che il Presidente della Repubblica abbia avuto nulla da dire. Negli Stati Uniti per fatti come questo le città vengono invase dalla rivolta.

Ecco, questo per me è il fatto più grave: la destra razzista e fascista fa investimento politico sull’odio verso i migranti, ma è il cedimento dei liberaldemocratici che la legittima.

Nella Ue Ursula von der Leyen sostiene la politica di delocalizzazione dei lager di Giorgia Meloni. In Italia Mattarella si stupisce di fronte al Consiglio d’Europa che denuncia quella che è la quotidiana, normale realtà.

Sì, in Italia c’è un sistema di razzismo pubblico che rafforza quello individuale e privato. Sarà forse per questo che il nostro sistema convive e persino sostiene il genocidio israeliano in Palestina. L’apartheid israeliano verso i palestinesi sembra più normale, se ci si abitua a quello in casa nostra verso i migranti.

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