Un profondo rosso da 38,8 milioni di euro di debiti. Con questa premessa il tribunale di Ancona ha dichiarato, con sentenza n. 95/2024, aperta la liquidazione giudiziale della Terre Cortesi – Moncaro Società Cooperativa Agricola (AN), con sede a Montecarotto, la principale cantina marchigiana con oltre 600 soci, 930 ettari di vigneti che conferiscono uve di cui 120 ettari di proprietà.

Nella stessa sentenza, sono stati nominati come giudice delegato Giuliana Filippello e come curatori giudiziari Fabio Pettinato, Marcello Pollio e Salvatore Sanzo che hanno accettato l’incarico ed è stato autorizzato l’esercizio provvisorio. L’azienda, la più grande produttrice in Italia della Doc (con il 25% di superficie vitata) con una bottiglia su quattro di Verdicchio contrassegnata da proprie etichette, non è sopravvissuta ai debiti che includono 19,5 milioni di euro verso le banche, 7,8 milioni verso i fornitori e 2,4 milioni verso i soci.

Di fatto si tratta di un fallimento e di una sentenza che decreta la fine della cooperativa che però potrà continuare a lavorare, sotto la supervisione dei curatori, come riporta il Corriere Adriatico. La vendemmia, infatti, va ancora completata e inoltre ci sono già degli ordini a cui far fronte.

A settembre il giudice aveva dato l’ok al concordato preventivo con riserva. Da allora sono state concesse varie proroghe per presentarlo ma il piano, riporta sempre il quotidiano marchigiano, non è mai stato presentato. Inoltre, sulla base delle annotazioni del commissario governativo, Giampaolo Cocconi, il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha rilevato una “situazione di grave illiquidità”, oltre all’impossibilità di definire un adeguato piano di concordato. Non avendo presentato il piano, per il giudice la gestione della Cooperativa ha mostrato “disinteresse” nel voler proseguire il percorso di risanamento.

I conti in rosso sono collassati ancora di più con l’acquisizione, non perfezionata, di una cantina abruzzese, Villa Medoro, di Federica Morricone, che negli scorsi mesi ha portato un ribaltone nella presidenza e che poi, a inizio ottobre, si è dimessa come socia. Secondo il custode giudiziario, Marcello Pollio, però, le irregolarità e gli errori durerebbero però “da oltre un decennio” e questo “inficia sull’attendibilità della contabilità stessa e quindi dei bilanci di esercizio della cooperativa”.

Come già detto, per “scongiurare l’impoverimento del patrimonio aziendale” a ridosso della vendemmia, l’azienda non si fermerà. Interrompere il lavoro, infatti, per il giudice “pregiudicherebbe il processo produttivo in corso con irrimediabile danno e dispersione delle uve”. Ora l’obiettivo dei curatori, spiega Pollio sentito dal quotidiano, è quello di “vendere l’azienda”. E ci sarebbero già “investitori interessati”.

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