Politica

I sondaggi dopo le liti in Fdi: il consenso per Meloni sale, quello per il partito scende (per la quarta volta di fila). Ma frena anche il Pd

Il consenso per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni cresce, quello per il suo partito, Fratelli d’Italia, cala. Più volte è stato spiegato che dei sondaggi non sempre conviene prendere il valore al decimale come oro colato, ma che le tendenze che indicano possono dare un significato ai movimenti dell’opinione pubblica. E allora assume significato questo trend – Meloni su, Fdi giù – che emerge dall’ultimo sondaggio di Ipsos per il Corriere della Sera. Secondo l’istituto diretto da Nando Pagnoncelli nell’ultimo mese il livello di gradimento per la premier è risalito di due punti, fino al 46 per cento. Nel dettaglio i voti positivi (dal 6 al 10) dati dagli intervistati rappresentano il 41 per cento, mentre quelli negativi (da 1 a 5) sono il 49 per cento. Analoga dinamica è registrata per il gradimento nei confronto dell’intero governo, in risalita (+1 per cento) al 45. In entrambi i casi, sottolinea Pagnoncelli nell’articolo a corredo delle tabelle, si tratta di “piccoli incrementi, ma indicativi di un arresto della discesa registrata da qualche mese”.

Lo stesso non si può dire, invece, per il partito che esprime la capa del governo e che guida la coalizione di centrodestra. Per quanto ancora alto, il valore di Fratelli d’Italia segna il quarto ribasso consecutivo dal giorno delle elezioni europee, quando mise insieme il 28,8 per cento di voti reali. Alla fine di quel mese per Ipsos Fdi era rimasto sopra al 28 (28,1), a luglio si era abbassato al 27,9, dopo l’estate era sceso al 27,5 (di settembre) e ora cala ancora fino al 26,8, con una flessione dello 0,7 per cento in un mese e mezzo.

La questione da approfondire, peraltro, è che il Pd si muove in un modo analogo: anche i democratici – secondo i dati raccolti da Ipsos – dopo le Europee di giugno (24,1) sono in discesa ininterrotta, sia pure sui piccoli numeri. A giugno erano al 22,8 e poi in progressione al 22,6 (luglio), al 21,6 (settembre) fino al 21,1 di questi ultimi giorni, con una contrazione di mezzo punto.

Regge il colpo al terzo posto il Movimento 5 Stelle, stabile al 13,9 (alle Europee prese il 10), mentre sotto la soglia del 10 per cento sembra in stallo la situazione di Forza Italia (8,9, -0,1 in un mese e mezzo) e della Lega (8,6, +0,4 nell’ultimo intervallo dopo aver perso parecchio durante l’estate). In questo gruppetto tiene il ritmo anche Alleanza Verdi-Sinistra che – partito dal 6,7 delle Europee – si ritrova ancora al 6,2 in un costante saliscendi di qualche decimale (questa volta è +0,2).

Quanto ai più piccoli, si trovano tutti tra il 2 e il 3 per cento: Italia Viva è al 2,3 (in leggera flessione, -0,2), +Europa al 2,5 (ha guadagnato mezzo punto nell’ultimo mese), Azione al 2,6 (ha incassato un decimale). Sono impalati all’1 per cento sia Sud chiama Nord di Cateno De Luca sia Noi Moderati di Maurizio Lupi. L’area che somma indecisi e astensionisti convinti resta agganciata al 41 per cento, in leggero calo nell’ultimo mese.

Tutto questo fa dire a Pagnoncelli che “non solo gli elementi problematici che si evidenziano incidono poco sugli orientamenti degli italiani, come molte altre volte abbiamo avuto occasione di dire, ma anche che presumibilmente, almeno per ora, gli effetti di una manovra annunciata dallo stesso ministro Giancarlo Giorgetti come pesante e tale da richiedere sacrifici per tutti, non hanno conseguenze significative. E, come già sottolineato, la mancanza di un’opposizione coesa, in grado di formulare proposte ambiziose che facciano percepire una visione futura del Paese, alimenta la convinzione di una mancanza di alternativa, favorendo il governo in carica”.