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L’Uruguay travolto da corruzione, violenza e traffico di droga sceglie il nuovo presidente. Il centro-sinistra favorito nei sondaggi

A pochi giorni dalle elezioni presidenziali dell’Uruguay, in Avenida 18 de Julio a Montevideo ancora si contano i banchetti dove militanti e sostenitori distribuiscono i volantini e i programmi dei partiti che si sfideranno alle urne. Lungo una delle più trafficate strade della capitale, gli attivisti dei comitati di base del Frente Amplio e i […]

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A pochi giorni dalle elezioni presidenziali dell’Uruguay, in Avenida 18 de Julio a Montevideo ancora si contano i banchetti dove militanti e sostenitori distribuiscono i volantini e i programmi dei partiti che si sfideranno alle urne. Lungo una delle più trafficate strade della capitale, gli attivisti dei comitati di base del Frente Amplio e i sostenitori del Partido Nacional – i principali schiarimenti che si contendono la vittoria – spiegano i programmi di governo, illustrano le liste e fanno pronostici sui possibili risultati di domenica 27 ottobre. Oltre al capo dello Stato, saranno rinnovate anche le Camere con i loro 30 senatori e 99 deputati.

“Sono gli ultimi momenti per convincere gli indecisi. Siamo arrivati alla corsa finale”, commenta al Fattoquotidiano.it Nicolas, attivista del Frente Amplio, la coalizione di partiti di sinistra che ha come candidato presidente Yamandú Orsi. Già sindaco della città di Canelones ed ex insegnante di storia, Orsi è appoggiato dall’ex presidente Pepe Mujica, che ha dovuto limitare le uscite pubbliche a causa delle sue precarie condizioni di salute, ed è dato come favorito negli ultimi sondaggi pre-elettorali: secondo l’agenzia demoscopica Cifra, al primo turno avrebbe un’intenzione di voto compresa tra il 42% e il 44%. Tra gli impegni previsti nel suo piano di governo ci sono il supporto alle piccole e medie imprese, il potenziamento delle infrastrutture, il miglioramento del sistema sanitario pubblico e il contrasto delle disuguaglianze attraverso l’aumento delle misure di sostegno per le classi vulnerabili. “Montevideo è una città chiave per la vittoria perché qui vive la maggior parte della popolazione del Paese. Anche per questo, nei mesi della campagna elettorale siamo stati molto presenti nei quartieri”, racconta Nicolas. Come vicepresidente, Orsi presenta la ex sindaca della capitale Anna Carolina Cosse. A Montevideo nel Parque Batlle, martedì 22 ottobre, il Frente Amplio ha chiuso la compagna elettorale e ora nei quartieri i cittadini esprimono la propria preferenza appendendo una bandiera alla finestra.

Anche se sono undici le formazioni che partecipano alle elezioni, la scelta è tra il ritorno al centro-sinistra o la continuità con il governo di centro-destra rappresentata da Álvaro Delgado, il candidato del Partido Nacional e favorito nella Coalicion Républicana, considerato il delfino dell’attuale presidente Luis Lacalle Pou. Delgado si presenta insieme a Valeria Ripoll, opinionista ed ex sindacalista. Con un programma di governo che parla di diminuzione delle tasse e dei funzionari pubblici, riduzione dell’inflazione e raggiungimento dell’equilibrio di bilancio, Delgado secondo i sondaggi avrebbe il 23% delle intenzioni di voto. A interessare è anche la figura dell’emergente Andrés Ojeda, avvocato quarantenne da poco arrivato in politica: candidato del Partido Colorado riuscirebbe a ottenere il 15% delle intenzioni di voto. Seguono Cabildo Abierto (3%), Partido Independiente (2%) e Identidad Soberana (2%). Un 1% voterebbe altri partiti, un 2% lascerebbe la scheda in bianco mentre un 8% sarebbe ancora indeciso. Per potere vincere al primo turno, è necessario ottenere il 50% più uno dei voti validi, altrimenti domenica 24 novembre si terrà il secondo turno tra i due candidati che hanno ottenuto il maggiore numero di consensi.

“Ojeda ha un approccio moderato che si colloca a metà tra lo Stato sociale e il liberismo economico”, commenta Manuel, militante del Partido Colorado. Durante la campagna elettorale, ha preso parte al comitato territoriale del suo quartiere a Montevideo, uno spazio dove si tenevano incontri, si presentava il programma elettorale e si organizzavano attività sul territorio. “Ojeda ha concentrato la campagna elettorale sulla sicurezza dei cittadini e sulla necessità di rafforzarla. Negli ultimi anni abbiamo visto crescere il narcotraffico con conseguenze anche sulle nostre vite”, aggiunge.

La sicurezza è stata una delle questioni su cui i partiti si sono confrontati durante la campagna elettorale. Nei sondaggi è il tema che più preoccupa gli uruguaiani, insieme all’economia. Negli ultimi decenni il Paese ha conosciuto una notevole espansione del traffico di droga che ha contribuito a un aumento dei tassi di criminalità e violenza. Secondo le Nazioni Unite, tra il 2021 e il 2022 l’Uruguay ha registrato un incremento del tasso di omicidi, cresciuto del 25,8%, che ha portato il Paese ad avere una media ufficiale di 11 omicidi ogni 100mila abitanti. Insieme alla sicurezza pubblica, il dibattito elettorale si è concentrato sulla lotta alla corruzione. Il presidente uscente Lacalle Pou, che non può essere rieletto perché la Costituzione vieta di ricoprire la carica per più di un mandato, ha affrontato un susseguirsi di scandali che ne hanno compromesso la stabilità.

Alle urne gli elettori si esprimeranno anche su due referendum che, in base al loro esito, saranno tra le prime questioni che il nuovo governo dovrà affrontare. Una proposta, avanzata dal Partido Nacional con l’obiettivo di contrastare il narcotraffico, riguarda la possibilità di modificare l’articolo 11 della Costituzione e consentire alla polizia di svolgere perquisizioni notturne nelle abitazioni di privati cittadini. Il secondo referendum, voluto dal sindacato PIT-CNT, prevede di inserire nella Costituzione l’età di pensionamento a 60 anni. “Inoltre si interverrebbe sulle AFAP, le società che gestiscono i contributi pensionistici, e si adeguerebbe la pensione minima al salario minimo nazionale. Oggi abbiamo persone che percepiscono una pensione pari a 18.000 pesos. Non è sufficiente a sopravvivere e non è più accettabile”, spiega Dalia, assistente sociale che sta distribuendo i volantini con cui si chiede di sostenere l’iniziativa. Secondo gli ultimi dati, l’Uruguay non è riuscito a ridurre la povertà strutturale e quasi 350.000 persone, il 10% della popolazione, vivono al di sotto della soglia di povertà, situazione che colpisce in particolare il nord del Paese e la periferia di Montevideo.“Pensiamo che questa sia una riforma necessaria”, aggiunge. “Dal basso e per il popolo”.