In Italia si parla ancora di pochi casi, mentre in Australia ha causato una delle stagioni influenzali più critiche di sempre. Parliamo del virus H3N2, la cosiddetta “Influenza australiana”. Ci sono motivi particolari per mettere in particolare allerta la popolazione contro questa influenza? Di fatto in Italia siamo agli inizi della stagione influenzale, con i primi casi di isolamento per l’australiana. “Sulla base di quanto avvenuto nell’emisfero australe, questo tipo di influenza sembrerebbe essere più contagiosa e quindi richiedere una particolare attenzione – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive dell’Università Cattolica e dell’università Campus bio-medico – . Tra i ceppi che saranno in circolazione l’H3N2 è senz’altro il più rilevante; l’altro ceppo, l’H1N1, che è il residuo del ceppo pandemico del 2009, è possibile che ci sia ancora, producendo una co-circolazione di virus”, continua l’esperto. Di fatto, siamo immersi in un cocktail di virus, tra Covid, enterovirus, rhinovirus, adenovirus, ma anche virus parainfluenzali, coronavirus non Sars-CoV-2 e alcuni casi sporadici di influenza.

I sintomi
“Per i sintomi, sono i tipici di un’influenza e non presentano particolari caratteristiche. Si tratta sicuramente di un’influenza di tipo stagionale e non pandemico. Proprio per questa ragione, come le altre forme influenzali, il picco maggiore di contagi dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. In questi giorni stiamo avendo solo delle avvisaglie”.

Come viene monitorata?
“Va sottolineato che l’Italia ha uno dei migliori sistemi di controllo dell’influenza, legato ai medici sentinella sul territorio che precocemente individuano la comparsa di affezioni respiratorie che nel periodo invernale sono legate più strettamente all’influenza”.

Quanti casi si prevedono?
“Osservando i dati di ciò che è avvenuto in passato e visti i primi bollettini della sorveglianza RespiVirNet curata dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) possiamo pensare che si verificherà probabilmente un picco tra la fine dell’anno e le prime settimane dell’anno prossimo, con un numero di casi totali intorno ai 14-15 milioni. Anche le condizioni del meteo, peggiorando, facilitano la circolazione del virus. In ogni caso, la durata del periodo influenzale si prolunga in genere fino ai mesi di febbraio-marzo”.

I trattamenti
“Come viene correttamente sottolineato dalle circolari del Ministero della salute, è importante vaccinarsi, già in questi giorni e comunque entro il mese di dicembre. È ovvio che più si temporeggia e più c’è il rischio che la persona non sia protetta dal contagio”.

A chi è consigliata maggiormente la vaccinazione?
“I vaccini sono indicati soprattutto per le persone fragili e per chi ha 65 anni e oltre, che presentano malattie cardiache, diabete, malattie respiratorie, ecc. Sappiamo che per i soggetti fragili la malattia, che è benigna nell’adulto sano, po’ invece decorrere in forma più grave. Infatti, tra i casi di influenza osservati negli anni passati e anche l’anno scorso, si è verificato un numero di vittime causate dall’influenza. Ma oltre al vaccino, le persone più fragili dovrebbero avere anche evitare i luoghi affollati, utilizzare – come retaggio del Covid – le mascherine e lavarsi accuratamente le mani. Tutte pratiche che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono il modo migliore per proteggersi”.

Un tampone per escludere il Covid
“Un’ultima osservazione: – conclude Cauda – considerando che il Covid circola ormai tutto l’anno e che i suoi sintomi, almeno nella fase iniziale, sono assolutamente sovrapponibili con l’influenza stagionale, quindi con una co-circolazione di entrambi i virus, potrebbe essere utile escludere la patologia da Covid facendo un tampone”.

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