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Stanotte torna l’ora solare, ecco come spostare le lancette. I medici chiedono lo stop: “Fa male alla salute. Torniamo ai ritmi naturali”

Come influenza questo passaggio di orario il nostro umore? Se l’è chiesto un gruppo di studiosi britannici che avviato un ampio studio sull’argomento

di 30science per Il Fatto
Stanotte torna l’ora solare, ecco come spostare le lancette. I medici chiedono lo stop: “Fa male alla salute. Torniamo ai ritmi naturali”

Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 dovremo mettere le lancette dell’orologio indietro di un’ora (dello specifico alle 3), guadagnando un’ora di sonno. Ma come influenza questo passaggio di orario il nostro umore? Se l’è chiesto un gruppo di studiosi britannici che avviato un ampio studio sull’argomento. Studi precedenti si sono concentrati in gran parte sugli effetti negativi del passaggio primaverile all’ora legale sul sonno delle persone, sulle prestazioni cognitive e sulla propensione agli incidenti, ma si sa meno sull’impatto del cambiamento autunnale, o su come questi eventi biennali influenzano la nostra percezione del passare del tempo. “Mi interessa cercare di capire cosa si prova quando il senso del tempo quotidiano viene interrotto da una forza esterna: ti senti come se avessi più o meno tempo e livelli di benessere più o meno alti?” ha affermato la professoressa Ruth Ogden della Liverpool John Moores University, che sta guidando lo studio.

“Il tempo è un elemento enormemente trascurato della psicologia. Le nostre vite sono strutturate da un orologio e abbiamo tutti una rappresentazione interna del tempo, eppure abbiamo una comprensione davvero scarsa di come le persone percepiscono il tempo e non sappiamo se sia potenzialmente possibile modificare le esperienze del tempo per creare miglioramenti nel benessere”. Lo studio fa parte di un progetto più ampio che esplora come le interruzioni esterne possano influenzare il senso del tempo delle persone. La Ogden si è interessata a questo campo di ricerca dopo essere rimasta coinvolta in un incidente d’auto, durante il quale ha sperimentato un senso di rallentamento del tempo. Da allora ha studiato come altri eventi emotivamente rilevanti, tra cui i lockdown per il Covid , possano distorcere la percezione del tempo delle persone. “Ho scoperto che le persone che se la cavavano bene e avevano livelli più bassi di ansia, depressione o stress, hanno sperimentato un lockdown relativamente rapido, mentre le persone che hanno avuto un lockdown lento erano quelle che erano più isolate socialmente, depresse o meno soddisfatte dei loro livelli di interazione sociale”, ha affermato la Ogden.

Il nuovo studio sul passaggio di ora è aperto a tutti gli adulti del Regno Unito e prevede la compilazione di un sondaggio online sulla loro vita quotidiana e sulla quantità di pressione temporale che stanno vivendo. Può essere completato durante la settimana prima o dopo il cambio dell’ora, o in entrambe. Una domanda a cui la Ogden e i suoi colleghi sperano di rispondere è se i gruppi socialmente emarginati o coloro che hanno problemi di tempo, come i genitori indaffarati, percepiscano il cambio dell’ora in modo diverso rispetto alle persone che hanno un maggiore controllo sul proprio tempo. “Siamo particolarmente interessati alla relazione tra tempo e potere e a come, quando altre persone hanno il controllo del tempo, ciò possa creare vari tipi di ingiustizia per determinati gruppi”, ha affermato la professoressa Patricia Kingori, sociologa presso l’Ethox Centre dell’Università di Oxford, che sta guidando l’ intero progetto . Ad esempio, la Kingori e i colleghi brasiliani stanno lavorando con donne i cui figli stanno vivendo problemi a lungo termine a causa del virus Zika .

Secondo il diritto internazionale, c’è solo una breve finestra temporale durante la quale tali individui possono presentare un reclamo contro lo Stato, “eppure, quando le persone hanno subito un trauma, spesso non sono in grado di radunare le risorse per fare le cose in tempo per rispettare questa scadenza, anche se possono anche avere la sensazione che il tempo abbia rallentato”, ha affermato. Un altro esempio è la pressione sociale che molte donne sentono per avere figli durante una finestra molto ristretta della loro vita fertile, generalmente tra i 25 e i 30 anni. “Ho lavorato sia con mamme adolescenti che con donne più anziane che frequentavano cliniche di fecondazione in vitro, e una delle cose interessanti è che in entrambi i casi, le donne spesso sentivano di essere state colte nel ‘momento sbagliato’, anche se biologicamente avrebbero potuto avere figli”, ha dettola Kingori. “Il controllo del tempo è una specie di soft power che agisce su di noi in modi che spesso possono farci sentire in ritardo, inadeguati o non proprio a posto, e tuttavia spesso non lo vediamo come una forma di potere”. L’obiettivo a lungo termine del progetto è identificare strategie che possano contribuire ad affrontare tali disuguaglianze, con conseguenti potenziali miglioramenti nel benessere individuale e sociale.

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