Gli autori hanno impiegato la programmazione statistica per prevedere la mortalità per qualsiasi causa
Un semplice tampone orale potrebbe essere in grado di stimare il livello di invecchiamento cellulare e prevedere il rischio di decesso. A presentare questa curiosa prospettiva uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging, condotto dagli scienziati dell’azienda Tally Health di New York. Il gruppo di ricerca, guidato da Maxim Shokhirev ha utilizzato l’approccio epigenetico CheekAge, uno strumento che permette di valutare il deterioramento dell’organismo a livello cellulare sulla base dell’analisi di un semplice campione di materiale genetico raccolto dall’interno delle guance.
Le persone non invecchiano allo stesso modo, spiegano gli esperti, e il deterioramento cellulare può dipendere da fattori genetici, ma anche da variabili come l’ambiente, lo stile di vita, l’alimentazione e le abitudini di sonno. Nell’ultimo decennio, sono stati sviluppati vari orologi epigenetici, calibrati in base all’età cronologica del singolo individuo e all’analisi del genoma di tantissimi volontari. La maggior parte di questi strumenti, tuttavia, necessita di un campione di sangue dal quale si considera la metilazione del DNA. Tale approccio può rendere la raccolta di informazioni potenzialmente stressante per il paziente, oltre che particolarmente onerosa.
Nel nuovo lavoro, il team ha utilizzato CheekAge, che invece esamina un campione di cellule prelevate dall’interno della guancia. Lo strumento è stato addestrato attraverso la frazione di metilazione in circa 200mila siti, e restituisce un punteggio complessivo elaborato sulla base di fattori influenti, come stile di vita, salute ed epigenetica. Il sistema si è rivelato in grado di riflettere e identificare le differenze individuali dell’invecchiamento fisiologico.
Gli autori hanno impiegato la programmazione statistica per prevedere la mortalità per qualsiasi causa, coinvolgendo 1.513 persone nate tra il 1921 e il 1936. I volontari sono stati quindi seguiti nell’ambito del programma Lothian Birth Cohorts (LBC) dell’Università di Edimburgo, e sottoposti al controllo del metiloma ogni tre anni. “Abbiamo dimostrato l’efficacia di questo sistema – afferma Shokhirev – e abbiamo scoperto che specifici siti di metilazione sono particolarmente importanti per questa correlazione, rivelando potenziali collegamenti tra geni e processi specifici e la mortalità umana registrata dal nostro orologio”. “CheekAge – aggiunge lo scienziato – è stato in grado di prevedere il rischio di mortalità in modo più preciso degli orologi precedenti addestrati sulle analisi del sangue. Un semplice tampone della guancia interna potrebbe pertanto rappresentare una valida alternativa alle opzioni attuali per monitorare e studiare la biologia dell’invecchiamento”.
I ricercatori hanno inoltre studiato in dettaglio i siti di metilazione maggiormente associati alla mortalità per tutte le cause. Grazie a questi approfondimenti, gli scienziati hanno individuato PDZRN4, un possibile soppressore tumorale, e ALPK2 un gene legato alla salute cardiaca. “Nei prossimi step – conclude Adiv Johnson, altra firma dell’articolo – sarebbe interessante determinare se e come questi geni possano influenzare la salute e la durata della vita. Ad ogni modo, necessari ulteriori approfondimenti per identificare altre possibili associazioni tra i dati raccolti da CheekAge ed esiti per la salute”.