Ecco Halloween ed ecco la polemica annuale di un cattolico. Nell’anno domini 2024 sale in cattedra Davide Carigi, sindaco di Beura-Cardezza, comune del val D’Ossola di millecinquecento abitanti. Carigi ha definito Halloween “una manifestazione brutta e insidiosa”. E fin qui, come dire, de gustibus non est disputandum. Solo che in una lunga lettera aperta indirizzata ai suoi concittadini Carigi ha lanciato un vero e proprio appello contro la festa “pagana” che si celebra il 31 ottobre.
Si tratta infatti, secondo Carigi, di “una controversa ricorrenza che interpretiamo con troppa leggerezza in cui si dà spazio al male e al brutto, ma quel che è peggio è che il tutto lo si offre alle anime innocenti dei nostri bambini, che a carnevale ad esempio si fanno ispirare da figure come Zorro, Robin Hood, Pinocchio e fatine, mentre in occasione di Halloween la loro ispirazione viene presa da zombi, fantasmi e streghe nelle migliore delle ipotesi, con il rischio che in alcuni casi ci si spinga addirittura ad emulare figure ben più inquietanti e malvagie, come demoni e personaggi che riconducono all’horror e quel che è peggio all’esoterismo”.
Insomma, la domanda pre Halloween è: “i nostri bambini non hanno bisogno di questa negatività, soprattutto in giorni dove la Chiesa festeggia tutti i santi, esempi di bellezza, purezza, gioia e speranza; perché non dare questa stupenda alternativa ai nostri bambini? Perché dobbiamo indirizzarli al brutto e al macabro?”. Nel suo appello Carigi ha citato peraltro, e nientemeno, che l’esorcista Gabriele Amorth. Il più popolare e defunto sacerdote, che in vita ha combattuto il diavolo e “salvato” indemoniati per conto della Diocesi di Roma e per oltre trent’anni, aveva più volte spiegato che “celebrare Halloween è come celebrare il demonio”. Carigi non si è quindi lasciato sfuggire l’occasione di rilanciare nuovi orizzonti oltre i cappelli da strega e le zucche col diabolico sorrisetto: “Dobbiamo fare lo sforzo di dare un’alternativa ai nostri bambini, alternativa che ovviamente riconduce ai valori cristiani che devono essere trasmessi a loro, perché dobbiamo pensare che i bambini non sono permeabili a tutto ciò che gli proponiamo, soprattutto in fatto di valori, anzi, siamo noi che spesso abdicando dal nostro ruolo di genitori in fatto di valori ispirati alla nostra tradizione e cultura”.