“Hai invitato un vero antifascista, uno dei protagonisti della svolta di Fiuggi insieme a Fini“. Così Roberto Vecchioni, rivolgendosi a Massimo Gramellini nella trasmissione In altre parole (La7), accoglie Italo Bocchino, ex parlamentare del Pdl e direttore editoriale del Secolo d’Italia. Ma dopo qualche minuto dovrà ricredersi per una frase pronunciata dall’ex finiano: “Il male di questo primo quarto di secolo è l’antifascismo“.
Il contesto del dibattito è il rosario di inciampi e di scandali inanellati dalla destra di governo, tutti minimizzati da Bocchino che osserva: “Il vero problema di questo paese è che il male del secolo scorso è stato il fascismo, con le leggi razziali e con l’alleanza con Hitler che ha devastato la storia dell’Italia. Ma il male di questo primo quarto di secolo è l’antifascismo – continua mentre Gramellini scuote la testa – cioè il mancato superamento di una contrapposizione che impedisce l’alternanza. L’antifascismo è un male, tutti gli anti sono male, l’antifascismo fa male alla democrazia, l’ha scritto Chiarini in un bellissimo saggio”.
“Io non so chi l’abbia scritto – replica Gramellini – penso che l’antifascismo sia quello da cui è nata la democrazia in questo paese”.
“È nata dall’antifascismo – insiste Bocchino – ma non con l’obiettivo di fare dell’antifascismo un feticcio. Dopo 80 anni c’è razzismo nei nostri confronti“.
“Non potete continuare a ritenervi sempre all’opposizione – obietta Gramellini – C’è così tanto razzismo che abbiamo un presidente del Consiglio di destra“.
Bocchino, a suffragio della sua tesi, racconta che alla Galleria Nazionale di Roma il suo libro non ha ricevuto gli stessi favori di quelli presentati da altri giornalisti, come Sergio Rizzo e Giovanni Floris, nonostante la casa editrice fosse la stessa: “Con loro, che sono critici col governo Meloni, tutto a posto. Va Italo Bocchino a presentare un libro a favore del governo: sciopero di 40 dipendenti su 60, sit-in della Cgil, lettere contro di me, servizi televisivi. Perché? – prosegue – Perché c’è razzismo ideologico, culturale e politico nei nostri confronti. Questo va superato, cioè la sinistra deve capire che quelli di destra non sono cittadini di serie B o figli di un dio minore. Questo racconto della destra che non sa usare le posate a tavola o sbaglia il congiuntivo quando parla fa male alla democrazia”.
L’ex deputato, poi, ribadisce quanto scritto nel suo ultimo libro, “Perché l’Italia è di destra”, e già asserito in una puntata di Otto e mezzo, dove ebbe un battibecco con la storica Michela Ponzani: “La Costituzione non è per niente antifascista, basta leggere due disposizioni transitorie. La dodicesima dice che è vietata la ricostituzione del partito fascista. Ma c’è il secondo comma, che nessuno conosce”.
“Io lo conosco”, commenta Vecchioni.
“Il secondo comma – afferma Bocchino – in deroga all’articolo 48 sull’elettorato attivo e passivo, dice che i capi del fascismo non possono candidarsi alle elezioni per soli 5 anni. Quindi, la Costituzione dice che il fascismo non si può ricostituire, ma i capi del fascismo, a partire dal 1953, si possono anche candidare alle elezioni. La Costituzione è pacificatrice, perché dice che ci sono 5 anni di pausa, poi tutti rientrano in gioco e siamo tutti uguali. E allora, scusate, c’è scritto nella Costituzione che non è antifascista, non è che se l’è inventato Italo Bocchino nel suo libro”.
Vecchioni ribatte: “Adesso te lo spiego io. L’articolo 12 ha quei due commi che hai citato tu, ma il secondo comma dipende dal primo: puoi benissimo entrare nel governo, purché tu non sia fascista. Cioè è uno a uno ma mica palla al centro e basta. Se tu vuoi continuare a giocare, devi cambiare maglia, altrimenti non puoi giocare“.