Libri e Arte

Da Nanni Moretti che urla al cinema “mostrateci un po’ di ca**o!” a Donato Carrisi scambiato per il figlio di Al Bano: “Non sai cos’è successo…”, il nuovo libro di Alessandro Ferrucci

"Non sai cos’è successo…" (PaperFirst) è un’entomologica raccolta di affermazioni, aneddoti, battute, parole al vento e messaggi nella bottiglia che Alessandro Ferrucci ha raccolto negli ultimi anni sul Fatto Quotidiano

di Davide Turrini
Da Nanni Moretti che urla al cinema “mostrateci un po’ di ca**o!” a Donato Carrisi scambiato per il figlio di Al Bano: “Non sai cos’è successo…”, il nuovo libro di Alessandro Ferrucci

Ieri, oggi, domani e dopodomani. Ma anche: come eravamo, chi siamo, dove stiamo andando (e c’è pure grossa crisi). Sfogliando Non sai cos’è successo… (PaperFirst), l’entomologica raccolta di affermazioni, aneddoti, battute, parole al vento e messaggi nella bottiglia che Alessandro Ferrucci ha raccolto negli ultimi anni sul Fatto Quotidiano, tra divi/e e divetti/e, maestri e comparse, sobillatori e portaborracce dello spettacolo italiano, emerge quel tratteggio nazionalpopolare, antropologia spicciola e peculiare, di un paese aggrovigliato per natura e tradizione tra alto e basso sociale. La metafora del tram che Ferrucci riporta in apertura di libro è buffa, appunto jannacciana, un po’ stralunata e affettuosa verso chi portava scarpe da tennis e chi brillanti all’anulare mescolandosi egualitariamente nel brulichio del generico volgo, ma Non sai cos’è successo… è qualcosa di più.

Una sorta di cosmogonia della sopravvivenza, una wunderkammer delle proprie eterne radici culturali, un effervescenza franca e curiosa di sguardi verso il prossimo nostro possibilmente considerato famoso. Tramontata l’epoca dei grandi (Sordi, Villaggio, Tognazzi, Totò, ecc..) – che qui ritornano come titoli di capitoli/raccolta – ecco chi ci ha vissuto e lavorato fianco a fianco lasciarne l’epitaffio. Sordi che assalta l’ambita Zanicchi e che ama solo la Mangano, unica a poter entrare nella sua casa monacale; Villaggio “stronzo, maleducato, despota”; Totò che bacia i seni di Angela Luce; Dino Risi che dona una banconota da diecimila lire a Berlusconi pianista (e Confalonieri intrattenitore), e poi i due la tagliano proprio a metà per dividersela, sono sì i capisaldi della nostalgia luccicante, ma la raccolta ferrucciana, per forza di cose anagrafiche oltretutto, compie quello scatto ulteriore, la rasoiata fulminea del quotidiano, la bizzarria nascosta che livella strati popolari, il colmo delle barzellette che invece è realtà. Prendi Robert Redford vestito da Monnezza che assieme a Thomas Milian cerca di entrare al Jackie O’ senza riuscirci o Donato Carrisi che mentre presenta un libro in Russia lo scambiano per il figlio di Al Bano. Ancora: Alessia Marcuzzi che grida a Fabio Volo di avere “il pisello piccolo”; Gianni Morandi in ambulanza con le mani sciolte dal fuoco e l’infermiere che gli chiede un selfie; Francesco Paolantoni che rifiuta una sceneggiatura firmata dall’ancora sconosciuto Paolo Sorrentino; Pupi Avati che arruola l’esordiente Stefano Accorsi per un film dopo che la fidanzata dell’attore si era prostrata in ginocchio dal regista bolognese dicendogli che altrimenti Accorsi si sarebbe suicidato. Oppure sentite questa. Alessandro Haber va al cinema con Nanni Moretti a vedere La Cicala di Lattuada, appena dissequestrato per il nudo integrale delle due protagoniste: Clio Goldsmith e Barbara De Rossi. “: pure quel pomeriggio la sala era piena. Nonostante la censura il film esibiva in diverse scene qualche culo e un po’ di tette; a metà della visione Nanni urlò: “Basta con la figa, abbiate il coraggio di mostrare anche un po’ di cazzo”.

Sentite anche quest’altra che in epoca MeToo fa tremare le vene nei polsi. Sabrina Impacciatore sul set di Concorrenza sleale deve recitare con Gerard Depardieu e prende un Lexotan per l’agitazione. A quel punto Depardieu la sgama e le fa: “Perché hai preso la pillola per dormire? La prossima volta sdraiati, apri le cosce, pensa a me e toccati: del Lexotan non avrai più bisogno”.

Altro che sei gradi di separazione. Siamo tutti addosso uno all’altro, stessa pasta, stessa osteria. “Detesto dare la mano, non sopporto i baci e qualunque contatto fisico estemporaneo”, afferma Giorgio Bracardi. “Così, da anni, quando qualcuno mi riconosce e si avvicina gli regalo un bel saluto romano, alla Ermanno Catenacci, e sono contenti”. Allora non basta più andare dalla maga per organizzare i concerti come faceva Patty Pravo, diventare il “cagnolino di Visconti” come ricorda Florinda Bolkan, celebrità e affini di ieri e di oggi, di oggi e domani, devono sempre e comunque sfangarla. Glauco Mauri che si addormenta sulle rive del Tevere. Stefano De Martino a lavorare dietro al banco di frutta e verdura. Raf lavapiatti a Berlino. Marcello Fonte che dorme nei bagni del Teatro Valle. Luca Guadagnino che dorme a scrocco a casa Rohrwacher. Insomma, fatece largo che passamo noi. Il giudizio universale è qui.

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