Cronaca

“Infame” e “zecca rossa”, nuovo attacco al tassista “Red Sox”: imbrattata nella notte la sua auto con minacce e simboli neofascisti

Non c’è pace per Roberto Mantovani, il tassista bolognese noto come “Red Sox“, paladino della trasparenza e dei pagamenti elettronici a bordo delle auto bianche. Il suo taxi, il “Bologna 5″, è stato nuovamente vandalizzato, questa volta con insulti, minacce e simboli neofascisti. “Questa è opera di un poveretto che non sta bene, sicuramente di […]

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Non c’è pace per Roberto Mantovani, il tassista bolognese noto come “Red Sox“, paladino della trasparenza e dei pagamenti elettronici a bordo delle auto bianche. Il suo taxi, il “Bologna 5″, è stato nuovamente vandalizzato, questa volta con insulti, minacce e simboli neofascisti. “Questa è opera di un poveretto che non sta bene, sicuramente di una scatola cranica disabitata”, ha commentato Mantovani in un video pubblicato su X, mostrando la carrozzeria del suo taxi imbrattata. Ma “Red Sox” non si lascia intimidire: “Non perdo il sorriso, rifarò tutta la grafica in favore della Casa per le donne per non subire violenza“, ha detto, rilanciando la sua battaglia per i diritti delle donne e contro la violenza di genere.

Mantovani è finito nel mirino per aver pubblicato sui social i suoi incassi giornalieri, dividendoli tra contanti e pagamenti elettronici. Un’iniziativa volta a promuovere la trasparenza e a sensibilizzare i colleghi sull’importanza del Pos, ma che gli ha attirato le antipatie di parte della categoria. A maggio scorso, è stato espulso dalla cooperativa Cotabo, accusato di aver portato avanti una “reiterata campagna mediatica per denigrare apertamente la cooperativa“. Da allora, continua a lavorare come tassista autonomo, senza mai rinunciare alla sua battaglia per la legalità e la trasparenza.

Questo atto vandalico non è il primo che Mantovani subisce: in passato, gli hanno tagliato le gomme del taxi e gli hanno inviato lettere di minacce. Questa volta, però, l’attacco sembra avere anche una connotazione misogina: “Hanno scritto insulti come ‘infame’ e ‘zecca rossa’ e hanno disegnato simboli neofascisti. Non vorrei che ci fosse un forte elemento di misoginia. Sarebbe ancora più grave”. Il tassista ha ribadito la sua solidarietà alla Casa delle Donne di Bologna e ha invitato i suoi follower a sostenerlo nella sua battaglia: “Se subisco certe cose significa che sto andando bene”, ha concluso con determinazione.