Il discorso dal palco interrotto dai contestatori che gridano per più di un minuto, mentre lui li fissa negli occhi e resta immobile davanti al leggio. Nel corso della cerimonia di commemorazione dei caduti della campagna Spade di ferro (ovvero la guerra iniziata con l’attacco di Hamas il 7 ottobre), Benyamin Netanyahu è stato aspramente interrotto dai parenti delle vittime. Pochi minuti dopo aver cominciato a parlare, diverse persone tra il pubblico urlavano, e una di loro ha gridato più volte: “Mio padre è stato ucciso”.

Nel corso del suo intervento Netanyahu ha parlato anche dell’incidente avvenuto a Tel Aviv, dove un camion ha travolto la folla alla fermata del bus, e ha precisato di aspettare “un’indagine finale”. Israele, ha continuato, è “nel mezzo di una lunga e difficile guerra esistenziale, che ci sta chiedendo un prezzo doloroso. Siamo determinati a continuare la lotta contro coloro che attentano alle nostre vite. Continueremo a perseguire gli assassini e i loro emissari”. Quanto all’attacco alle basi militari iraniane, Netanyahu ha sottolineato come sia stato “preciso e potente, e ha raggiunto tutti gli obiettivi prefissati: abbiamo danneggiato gravemente la capacità di difesa dell’Iran e la sua capacità di produrre missili, dopo che negli ultimi mesi abbiamo seguito un piano sistematico per tagliare i tentacoli alla piovra – ha detto -. Il regime di Teheran deve comprendere un principio semplice: a chiunque ci fa del male, noi facciamo del male”.

L’appello per l’economia palestinese – Sul fronte internazionale, invece, si rivolgono a Netanyahu il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen e altri sette alleati – fra i quali l’Unione Europea – per chiedergli di non causare il collasso dell’economia palestinese. La lettera, riportata da Axios, precede la scadenza del 31 ottobre, termine entro il quale Israele deve approvare un’estensione per la comunicazione finanziaria fra le banche di Israele e quelle della Cisgiordania, senza la quale il sistema bancario palestinese imploderebbe. Yellen e gli alleati temono che il ministro delle finanze israeliano non approvi l’estensione, innescando una serie di conseguenze a catena. “Scriviamo per mettere in evidenza il nostro timore che le azioni intraprese da alcuni membri del vostro governo per negare l’accesso alla Cisgiordania alle risorse finanziarie potrebbe mettere a rischio la sicurezza di Israele e minacciare di destabilizzare l’intera regione in un momento pericoloso”, hanno scritto Yellen e i rappresentati dell’Unione Europea, Canada, Giappone, Regno Unito, Olanda, Australia e Francia.

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